Una giovanissima donna visita la Galleria degli Uffizi, in un orario di chiusura al pubblico.
Un percorso iniziatico, intrapreso con una sorta di "cecità rabdomantica", percorrendo le sale irrealmente deserte e quasi buie.
La ricerca dello svelamento di uno sguardo originario ed innocente, contrapposto a quello ormai sempre più conflittuale e deformato.
Ma anche la necessità di una rivelazione della realtà attraverso una evasione dal reale: quello che vede l’individuo smarrito in una relazione con i luoghi della conservazione della cultura e dell’arte, spesso malintesa, alienata o distorta.
Il richiamo dell’archetipo, del primitivo, del profondo; di un locus animi che, grazie alla universalità delle proprie rappresentazioni, neutralizzi -in una astrattezza individuale e solitaria- la omologazione della percezione, derivata dai meccanismi di una cultura di massa.
Teorema della Bellezza, è il titolo del video -della durata di circa 20 minuti- girato da Fiorella Ilario nel febbraio del 2009 a Firenze, nella Galleria degli Uffizi.
Scaturito da una doppia ispirazione: cinematografica, la prima (riconducibile a riferimenti dalla Nouvelle Vague, fino a suggestioni dal cinema americano anni 70) letteraria, la seconda (attivata dai più vicini richiami alla avanguardia, della nostra poetica ermetica).
Ed è proprio dallo sguardo interiore e surreale, di quest'ultima memoria (sulle tracce degli scritti del poeta Alessandro Parronchi, Museo di notte e Teorema della bellezza : da cui, appunto, anche il titolo del video) che si concretizza e si costituisce la struttura stessa del progetto.
Le ironiche riflessioni delle citazioni cinematografice, sulla museificazione della realtà (e dell’arte) riemergono con valenze opposte, eppure equivalenti, nel timore che trapela dalla ricerca di Parronchi, sulla loro (irreparabile) mercificazione.
Dunque una visione si direbbe intermittente, come in oscillazione; che sconfina verso la rappresentazione più interiore di una esperienza, resa spesso estranea ed insignificante, dalla vuota ritualità, dei comportamenti collettivi.
Il filmato si risolve in una costruzione combinatoria, che rintraccia uno schema che si spinge verso un esame del presente e delle sue contraddizioni.
Fino a tentare di scardinare - con una interpretazione quasi involontaria e metafisica, di quelle figure e di quei simboli- l’appiattimento e l'uniformazione di rapporti e geometrie perennemente minacciate, dalla contraddittorietà del nostro quotidiano.