L’incanto della natura dipinta e la magia parola: capolavori floreali di maestri post-impressionisti russi come i fratelli Tkacev, Georgij Moroz, Gleb Savinov, Boris Lavrenko, Maya Kopitzeva, Dmitrij Kosmin, Nikolaj Latyshenko, si uniscono a perle rare della poesia di autori tra cui Walt Whitman, Eugenio Montale, Emily Dickinson, John Keats e Sergej Esenin. Il risultato è una serie di sorprendenti associazioni e inattesi rimandi simbolici. Fiori che non appassiscono mai, foglie che non cadono, fiori che sono immagine e fiori composti da parole; i primi nei colori teneri o sgargianti, con aloni malinconici o vibranti di energia, restano pur sempre fiori, mentre quelli delle liriche non sono quasi mai quello che sembrano, ma diventano qualcos’altro, anzi possono diventare praticamente tutto, soprattutto quello che il lettore vuole, e addirittura può accadere che subiscano più metamorfosi all’interno di una sola poesia. Una mostra in cui la parola dà voce al dipinto, anche se la correlazione tra l’immagine e il testo non è necessariamente precisa o logica, ma semplicemente suggerita.