Con il Progetto Atlantide, presentato in anteprima in occasione di Start, l’artista milanese compie un’ideale ricerca sul mito della città sommersa. Attraverso sculture in resina, testi, disegni, Francesco Garbelli propone una sorta di inventario iconografico di Atlantide: monete, resoconti scritti, segnaletiche, ricostruzioni architettoniche.

L’artista ha immaginato un viaggio ad Atlantide documentato con precisione da un proprio diario di bordo. Prove “tangibili” di questa fantastica avventura sono rappresentate dal ritrovamento di reperti che l’artista espone come reliquie di una civiltà subacquea pacifica ed immune dagli errori del popolo “terrestre” dal quale impara cosa “non fare”.

Francesco Garbelli, da sempre appassionato lettore dei grandi romanzi avventurosi ambientati tra le acque tempestose degli oceani (Tifone di Conrad, L’Isola del tesoro di Stevenson, Moby Dick di Melville, Robinson Crusoe di Defoe, Il Vecchio e il mare di Hemingway...) non vuole tanto ricostruire fedelmente o provare, come fosse un archeologo, l’esistenza della città sommersa, quanto proporre uno spunto di riflessione sulle condizioni attuali dell’ecosistema del mare, con tutte le problematiche ambientali portate dal ‘progresso’ della civiltà occidentale e dallo sfruttamento “turistico” delle risorse marine. L’idea del viaggio (un viaggio ideale, mentale, quindi libero dalla follia vacanziera contemporanea) è di fondamentale importanza per comprendere il significato di un lavoro artistico che vuole recuperare quel senso, ormai completamente perduto, di purezza della vita vissuta in completa armonia con l’ambiente circostante, in una sorta di ritorno alla verginità della natura incontaminata senza comunque assumere atteggiamenti né polemici, né tantomeno pateticamente ambientalistici.