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Francesco Totaro – I doppi e i fluidi
La situazione in cui si inscrive la riflessione pittorico-digitale di Francesco Totaro, nella mostra che si inaugura il 4 dicembre a Verona, è quella da cui sono uscite, negli ultimi anni, le novità più significative del dibattito sull’immagine.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Totaro - preso da una
rimozione negativa nei confronti dell’appiattimento totale in cui versa
la ricerca sull’immagine digitale e soprattutto irritato dalla facilità
con cui gli esecutori di banali programmi raggiungono il plesso
dell’icona – ha sviluppato una pratica gestuale che, relazionandosi con
la tecnica dei fluidi, dei teatrini delle finestre scoperte
dell’immagine e dei ritratti, cerca di aprire una dimensione diversa
nella costruzione della superficie, consegnandoci i tratti più
reconditi della sensazione e della visione.
Cosa cerca, effettivamente, l’interrogazione di Totaro? Mediante
un’accettazione scettica del programma digitale e una messa in
discussione della totalità numerica dell’immagine, Totaro cerca di
attraversare la digitalità con un gesto pittorico soggettivo. Una sorta
di ribellione alle potenzialità diagrammatiche della macchina, le quali
ormai - tramite una massificazione a tappeto del tessuto sociale delle
arti visive - ripropongono in chiave postmoderna quelli che sono i
postulati o le costrizioni da infrangere, nell’appiattimento del
sistema binario “0-1”.
Le opere si pongono, in questo modo, attraverso un sistema di
rappresentazione e di de-rappresentazione: la fotografia ritrae i volti
con una sorta di zoomata che ingrandisce i dettagli della figura e poi
li stempera; il soggetto viene quindi fissato nell’atto del suo
muoversi; poi intervengono gli elementi de-figurativi, che tendono a
de-comporre l’azione, consegnandoci il doppio del ritratto, qualcosa
che si modifica con l’azione umana e invita lo spettatore dentro
l’immagine. A partire da qui, i doppi tecnici sono amplificati: da una
parte si vedono gli acrilici e gli smalti su tela e dall’altra le
stampe digitali su forex. L’accoppiamento tecnico si è così
moltiplicato: i ritratti (de-tratti), i teatrini (de-teatralizzati) e i
fluidi agiti nell’eccesso e nella tensione astratta si mimetizzano,
lasciando davanti ai nostri occhi la sorpresa informale del processo,
del procedimento, dell’azione che aspetta di collegarsi senza
interruzione a qualcos’altro. Una de-formazione (o de-formattazione)
del corpo infinita!
rimozione negativa nei confronti dell’appiattimento totale in cui versa
la ricerca sull’immagine digitale e soprattutto irritato dalla facilità
con cui gli esecutori di banali programmi raggiungono il plesso
dell’icona – ha sviluppato una pratica gestuale che, relazionandosi con
la tecnica dei fluidi, dei teatrini delle finestre scoperte
dell’immagine e dei ritratti, cerca di aprire una dimensione diversa
nella costruzione della superficie, consegnandoci i tratti più
reconditi della sensazione e della visione.
Cosa cerca, effettivamente, l’interrogazione di Totaro? Mediante
un’accettazione scettica del programma digitale e una messa in
discussione della totalità numerica dell’immagine, Totaro cerca di
attraversare la digitalità con un gesto pittorico soggettivo. Una sorta
di ribellione alle potenzialità diagrammatiche della macchina, le quali
ormai - tramite una massificazione a tappeto del tessuto sociale delle
arti visive - ripropongono in chiave postmoderna quelli che sono i
postulati o le costrizioni da infrangere, nell’appiattimento del
sistema binario “0-1”.
Le opere si pongono, in questo modo, attraverso un sistema di
rappresentazione e di de-rappresentazione: la fotografia ritrae i volti
con una sorta di zoomata che ingrandisce i dettagli della figura e poi
li stempera; il soggetto viene quindi fissato nell’atto del suo
muoversi; poi intervengono gli elementi de-figurativi, che tendono a
de-comporre l’azione, consegnandoci il doppio del ritratto, qualcosa
che si modifica con l’azione umana e invita lo spettatore dentro
l’immagine. A partire da qui, i doppi tecnici sono amplificati: da una
parte si vedono gli acrilici e gli smalti su tela e dall’altra le
stampe digitali su forex. L’accoppiamento tecnico si è così
moltiplicato: i ritratti (de-tratti), i teatrini (de-teatralizzati) e i
fluidi agiti nell’eccesso e nella tensione astratta si mimetizzano,
lasciando davanti ai nostri occhi la sorpresa informale del processo,
del procedimento, dell’azione che aspetta di collegarsi senza
interruzione a qualcos’altro. Una de-formazione (o de-formattazione)
del corpo infinita!
04
dicembre 2004
Francesco Totaro – I doppi e i fluidi
Dal 04 dicembre 2004 al 05 febbraio 2005
arte contemporanea
Location
LA GIARINA ARTE CONTEMPORANEA
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Verona, Interrato Acqua Morta, 82, (Verona)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15.30-19.30, mattino, lunedì e festivi su
appuntamento
Vernissage
4 Dicembre 2004, ore 18.30
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