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Franco Vecchiet / Patrizia Bigarella – Traslazioni
L’atto del traslare, ovvero di trasferire, il senso di un oggetto significa anche ri-creare attribuendo agli elementi un nuovo valore in sostituzione di quello che hanno perso. Ed è in questo gioco di decontestualizzazione e ricontestualizzazione che nasce la mostra
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 14 ottobre ore 18.30, presso il Museo d'Arte Moderna "Ugo
Carà", inaugura la mostra "Traslazioni", una grande doppia installazione degli artisti
Franco Vecchiet e Patrizia Bigarella, curata da Federica Luser e organizzata
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, in cui verrà trattato il tema
del ready-made, o meglio: "L’atto del traslare, ovvero di trasferire, il senso di un
oggetto significa anche ri-creare attribuendo agli elementi un nuovo valore in
sostituzione di quello che hanno perso. Ed è in questo gioco di decontestualizzazione e
ricontestualizzazione che nasce la mostra Traslazioni." come afferma puntualmente la
Luser nel testo di accompagnamento alla mostra. Sempre sull'argomento Vecchiet
sottolinea che: “Gli elementi posti lungo la linea creata con un filo indicano una
metafora del pensiero. Essi possono ormai raccontare una nuova storia nella loro
nuova identità di elementi simbolici proiettati su un orizzonte culturale”, mentre la
Bigarella ricorda che: “Prendiamo un oggetto meccanico di uso comune e, data la
sua usura, caduto nella dimenticanza, lo decontestualizziamo e ne sottolineiamo la
bellezza attraverso il colore, creando così uno spostamento, una “traslazione” in un
altro contesto da definire. La storia personale di ogni pezzo, non è dato conoscerla se
non per sommi capi e non è nemmeno importante; quella futura, che esista oppure
no, è pensiero di ognuno di noi”.
Dal testo critico di Federica Luser che accompagna la mostra "Traslazioni": "Ogni
oggetto ha la sua forma e ogni forma rivela un oggetto. Ogni oggetto è un frammento
di vita, la nostra. E l’insieme di tutti i frammenti crea una storia, via via diversa a
seconda di come quei frammenti/oggetti vengono collocati e individuati nel nostro
percorso. Forma e oggetto hanno un valore, una funzione determinati dalla nostra
esperienza, ma quando questi elementi perdono la loro funzione e vengono rielaborati,
allora nasce qualcosa d’altro.
“Prendiamo un oggetto meccanico di uso comune e, data la sua usura, caduto nella
dimenticanza, lo decontestualizziamo e ne sottolineiamo la bellezza attraverso il
colore, creando così uno spostamento, una “traslazione” in un altro contesto da
definire. La storia personale di ogni pezzo, non è dato conoscerla se non per sommi
capi e non è nemmeno importante; quella futura, che esista oppure no, è pensiero di
ognuno di noi”, scrive Patrizia Bigarella.
L’atto del traslare, ovvero di trasferire, il senso di un oggetto significa anche ri-creare
attribuendo agli elementi un nuovo valore in sostituzione di quello che hanno perso.
Ed è in questo gioco di decontestualizzazione e ricontestualizzazione che nasce la
mostra Traslazioni.
Patrizia Bigarella e Franco Vecchiet si confrontano su un piano concettuale in cui
piccoli oggetti appartenuti ad entrambe o cercati o trovati per caso rinascono a nuova
vita, dipinti, assemblati in un dialogo continuo, il cui denominatore comune è la
bellezza. Bellezza costruita su assonanze e vibrazioni emotive, dettate
dall’accostamento di colori e motivi geometrici che seguono i contorni, definiscono le
forme, rilevano volumi o li smateralizzano rendendo pittorici i valori plastici.
E’ un lavoro d’astrazione. Non solo nella decontestualizzazione dell’oggetto, cioè nel
mantenere la forma senza la sua funzione, ma anche e soprattutto attraverso
l’assenza dell’identità ovvero la perdita della denominazione. Ma ciò che più conta è la
libertà che viene offerta dai due artisti al pubblico: sta in chi guarda trarre il piacere di
forme e di colori, il piacere e lo stimolo a cercare nella propria memoria cosa quella
forma significava, quale funzione aveva e nella propria fantasia l’immagine di un
oggetto nuovo con la sua nuova storia e la sua nuova identità.
E’ un lavoro di ricostruzione di un mondo diverso a partire da frammenti di memoria,
di un passato che invece di essere rievocato è modificato con la riproposizione di nuovi
valori e significati.
Patrizia Bigarella e Franco Vecchiet ci stimolano così a lavorare sia sulla memoria che
sulla proiezione di quanto l’oggetto e la forma sono o saranno.
“Gli elementi posti lungo la linea creata con un filo indicano una metafora del
pensiero. Essi possono ormai raccontare una nuova storia nella loro nuova identità di
elementi simbolici proiettati su un orizzonte culturale”, scrive Franco Vecchiet. E’ il filo
che lega il pensiero dei due artisti e che permette allo spettatore di procedere sulla
strada del disvelamento del nuovo significato degli oggetti. Filo che si interrompe
davanti a una pioggia di minuscoli elementi, intermezzo, pausa, cesura che prelude
alla visione di opere bidimensionali su carta e tela, spostando l’attenzione sul lavoro
individuale, sul linguaggio personale, sul pensiero autonomo.
Il dialogo tra i due artisti che prima risultava unisono, ora si sdoppia e lascia parlare le
due voci, da sole, ma sempre legate da un’affinità elettiva che le rende armoniche al
tutto."
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile sino a domenica 6 novembre con il
seguente orario: da martedì a venerdì dalle 17 alle 19, sabato dalle 10 alle 12 e dalle
17 alle 19, domenica e festivi dalle 10 alle 12.
Carà", inaugura la mostra "Traslazioni", una grande doppia installazione degli artisti
Franco Vecchiet e Patrizia Bigarella, curata da Federica Luser e organizzata
dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, in cui verrà trattato il tema
del ready-made, o meglio: "L’atto del traslare, ovvero di trasferire, il senso di un
oggetto significa anche ri-creare attribuendo agli elementi un nuovo valore in
sostituzione di quello che hanno perso. Ed è in questo gioco di decontestualizzazione e
ricontestualizzazione che nasce la mostra Traslazioni." come afferma puntualmente la
Luser nel testo di accompagnamento alla mostra. Sempre sull'argomento Vecchiet
sottolinea che: “Gli elementi posti lungo la linea creata con un filo indicano una
metafora del pensiero. Essi possono ormai raccontare una nuova storia nella loro
nuova identità di elementi simbolici proiettati su un orizzonte culturale”, mentre la
Bigarella ricorda che: “Prendiamo un oggetto meccanico di uso comune e, data la
sua usura, caduto nella dimenticanza, lo decontestualizziamo e ne sottolineiamo la
bellezza attraverso il colore, creando così uno spostamento, una “traslazione” in un
altro contesto da definire. La storia personale di ogni pezzo, non è dato conoscerla se
non per sommi capi e non è nemmeno importante; quella futura, che esista oppure
no, è pensiero di ognuno di noi”.
Dal testo critico di Federica Luser che accompagna la mostra "Traslazioni": "Ogni
oggetto ha la sua forma e ogni forma rivela un oggetto. Ogni oggetto è un frammento
di vita, la nostra. E l’insieme di tutti i frammenti crea una storia, via via diversa a
seconda di come quei frammenti/oggetti vengono collocati e individuati nel nostro
percorso. Forma e oggetto hanno un valore, una funzione determinati dalla nostra
esperienza, ma quando questi elementi perdono la loro funzione e vengono rielaborati,
allora nasce qualcosa d’altro.
“Prendiamo un oggetto meccanico di uso comune e, data la sua usura, caduto nella
dimenticanza, lo decontestualizziamo e ne sottolineiamo la bellezza attraverso il
colore, creando così uno spostamento, una “traslazione” in un altro contesto da
definire. La storia personale di ogni pezzo, non è dato conoscerla se non per sommi
capi e non è nemmeno importante; quella futura, che esista oppure no, è pensiero di
ognuno di noi”, scrive Patrizia Bigarella.
L’atto del traslare, ovvero di trasferire, il senso di un oggetto significa anche ri-creare
attribuendo agli elementi un nuovo valore in sostituzione di quello che hanno perso.
Ed è in questo gioco di decontestualizzazione e ricontestualizzazione che nasce la
mostra Traslazioni.
Patrizia Bigarella e Franco Vecchiet si confrontano su un piano concettuale in cui
piccoli oggetti appartenuti ad entrambe o cercati o trovati per caso rinascono a nuova
vita, dipinti, assemblati in un dialogo continuo, il cui denominatore comune è la
bellezza. Bellezza costruita su assonanze e vibrazioni emotive, dettate
dall’accostamento di colori e motivi geometrici che seguono i contorni, definiscono le
forme, rilevano volumi o li smateralizzano rendendo pittorici i valori plastici.
E’ un lavoro d’astrazione. Non solo nella decontestualizzazione dell’oggetto, cioè nel
mantenere la forma senza la sua funzione, ma anche e soprattutto attraverso
l’assenza dell’identità ovvero la perdita della denominazione. Ma ciò che più conta è la
libertà che viene offerta dai due artisti al pubblico: sta in chi guarda trarre il piacere di
forme e di colori, il piacere e lo stimolo a cercare nella propria memoria cosa quella
forma significava, quale funzione aveva e nella propria fantasia l’immagine di un
oggetto nuovo con la sua nuova storia e la sua nuova identità.
E’ un lavoro di ricostruzione di un mondo diverso a partire da frammenti di memoria,
di un passato che invece di essere rievocato è modificato con la riproposizione di nuovi
valori e significati.
Patrizia Bigarella e Franco Vecchiet ci stimolano così a lavorare sia sulla memoria che
sulla proiezione di quanto l’oggetto e la forma sono o saranno.
“Gli elementi posti lungo la linea creata con un filo indicano una metafora del
pensiero. Essi possono ormai raccontare una nuova storia nella loro nuova identità di
elementi simbolici proiettati su un orizzonte culturale”, scrive Franco Vecchiet. E’ il filo
che lega il pensiero dei due artisti e che permette allo spettatore di procedere sulla
strada del disvelamento del nuovo significato degli oggetti. Filo che si interrompe
davanti a una pioggia di minuscoli elementi, intermezzo, pausa, cesura che prelude
alla visione di opere bidimensionali su carta e tela, spostando l’attenzione sul lavoro
individuale, sul linguaggio personale, sul pensiero autonomo.
Il dialogo tra i due artisti che prima risultava unisono, ora si sdoppia e lascia parlare le
due voci, da sole, ma sempre legate da un’affinità elettiva che le rende armoniche al
tutto."
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile sino a domenica 6 novembre con il
seguente orario: da martedì a venerdì dalle 17 alle 19, sabato dalle 10 alle 12 e dalle
17 alle 19, domenica e festivi dalle 10 alle 12.
14
ottobre 2016
Franco Vecchiet / Patrizia Bigarella – Traslazioni
Dal 14 ottobre al 06 novembre 2016
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE MODERNA UGO CARA’
Muggia, Via Roma, 9, (Trieste)
Muggia, Via Roma, 9, (Trieste)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 17-19, sabato 10-12 e 17-19, domenica e festivi 10-12
Vernissage
14 Ottobre 2016, ore 18.30
Autore
Curatore