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Francobolli – Dialogo tra Cesare Pietroiusti e Flavio Favelli

Cesare Pietroiusti Flavio Favelli dialogano on line insieme al pubblico sui francobolli, oggetti d’uso comune entrati nelle rispettive pratiche artistiche.

L’appuntamento, promosso dal MAMbo, si svolge on-line in ottemperanza al DPCM 3 novembre 2020 e il pubblico potrà seguirlo e intervenire dalla piattaforma Google Meet collegandosi il 12 novembre, alle h 17.00, al seguente linkhttps://meet.google.com/gtd-khxb-gcy.

Gli artisti si confronteranno a partire da una serie di lavori che condivideranno con il pubblico nel corso dell’incontro.
Modera Lorenzo Balbi, direttore artistico MAMbo.

Scrive Cesare Pietroiusti: “con l’obsolescenza, spesso gli oggetti acquisiscono un’aura che era in qualche modo celata dal loro essere oggetti “‘d’uso” oppure di presenza comune nella vita quotidiana. Il francobollo mi sembra in questo senso occupare una posizione particolarmente interessante, poiché allo stesso tempo era oggetto banale, come anche oggetto da collezione, elemento dotato di valenza estetica ma anche, direttamente, di valore economico, poiché, come la banconota, il francobollo porta scritto, sul suo proprio “corpo”, il numero, la cifra, che definisce convenzionalmente tale valore. L’avvento della posta elettronica ha reso il francobollo un oggetto sempre meno usato, e sempre più ignorato. Di conseguenza anche il collezionismo filatelico è andato incontro a un drammatico calo di interesse. Alcuni anni fa, alla morte di mio padre, che era un appassionato filatelista, h o ereditato una collezione, come si dice, “importante”, che ho deciso di ri-usare in modo anomalo, fuori dalle logiche specifiche e verso quelle, più imprevedibili (e, secondo me, più interessanti) della ricerca artistica […]“.

Da parte sua Flavio Favelli racconta: “… mi ha sempre colpito la Serie Imperiale del Regno d’Italia, che per la prima volta aveva colori accesi e netti (probabilmente solo i bambini solitari e timidi erano capaci di notare un inedito Re d’Italia e Imperatore con la faccia verde, blu e viola) e soprattutto quella da 50 centesimi col ritratto di Vittorio Emanuele III. Spesso nei classificatori li ammiravo sovrapposti, uno sulla metà dell’altro, in intere pagine per farcene stare di più. Come una manifestazione di propaganda c’erano facciate di colore viola, rosse, seppia e blu, con tanti volti che guardavano come in un grande parata ai Fori Imperiali. Mio nonno usava una pinzetta (non si toccano i francobolli) di colore oro in un astuccio in pelle stampato squame di rettile, perché allora gli animali esotici volevano dire colonialismo. In questo rapporto chiru rgico fra carte veline, linguelle, etichette e lenti, la passione filatelica non permetteva di vedere le immagini come tali se non entro la cornicetta dentellata: i francobolli erano solo francobolli, come la famiglia era la famiglia o la tale ricetta di cucina; qualsiasi interpretazione, cambiamento o punto di vista differente, era strano e non era ammesso (Flavio, ma cosa dici?) […]

 
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12 novembre 2020

Francobolli – Dialogo tra Cesare Pietroiusti e Flavio Favelli

12 novembre 2020
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