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Fulvio Biancatelli – Cesure ad Officina Materica
Il laboratorio e spazio espositivo di Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando si prepara ad accogliere l’esposizione “Cesure ad Officina Materica” dell’architetto e artista Fulvio Biancatelli – ww.fulviobiancatelli.com, per un nuovo viaggio, dagli scantinati segreti di Roma Sud, nell’arte materica, quell’arte che si fa male, sporca, spacca e rigenera.
Comunicato stampa
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Roma, 02 Aprile 2011: Torna la primavera e tornano le serate d’arte al Basement di Officina Materica – www.officinamaterica.com via Beato Battista Spagnoli 61, Roma h19.30. Il laboratorio e spazio espositivo di Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando si prepara ad accogliere l’esposizione “Cesure ad Officina Materica” dell’architetto e artista Fulvio Biancatelli - ww.fulviobiancatelli.com, per un nuovo viaggio, dagli scantinati segreti di Roma Sud, nell’arte materica, quell’arte che si fa male, sporca, spacca e rigenera.
Fulvio Biancatelli, architetto romano classe ‘57, nel corso del suo percorso artistico ha realizzato murales e quadri onirici e colorati; da alcuni anni si dedica, con la passione di un archeologo che rinviene tracce della storia, alla realizzazione di opere materiche che nascono dagli scarti, dagli avanzi del mondo che nella sua corsa rifiuta ciò che smette la propria funzione vitale e si converte in superfluo, inutile, spreco.
Nello sguardo dell’artista risplende la meraviglia di chi scopre al largo delle coste, in mezzo ad un mare profondo e oscuro, il relitto di una nave pirata affondata dopo un arrembaggio fortunato. Eccoli lì, gli ori sommersi, i tesori arrugginiti, le gemme consumate dall’oceano, il gigante minaccioso caduto in un indegno letargo, e di quella poesia distrutta Biancatelli ne fa arte.
Dagli scarti della società moderna, ingorda divoratrice di nuove cose, Biancatelli ricostruisce, reinterpreta, ed è come imparare a parlare. Scoprire un nuovo linguaggio. Parole fatte di corpi che cambiano pelle, corpi di cui l’artista modifica la superficie, altera il DNA, intrappola e libera nuova soluzioni.
Contro la morbosità del corpo perfetto, della pelle di plastica, dell’ideologia dell’inespressività, ammiriamo queste opere che ci rinfacciano il passato, esibiscono suture e cicatrici, ci costringono ad accettare lo sforzo della rinascita costante. Perché una volta perduta la nobiltà dell’oggetto, svanito lo scintillio del nuovo e la virtuosità della forma ideale, emerge l’identità della materia. È l’io profondo che sopravvive al mutare del corpo. Ci siamo noi dentro queste opere, con i nostri rifiuti, i disprezzi accumulati, le indecisioni, gli sguardi respinti, le parole perdute, le occasioni mancate. Siamo noi questi frammenti di coscienza organizzati in un nuovo quadro, il panorama della negazione del niente in cui diventiamo, forse per la prima volta, sinceramente belli.
La mostra che avrà luogo presso The Basement (che si inaugura sabato 2 Aprile e sarà possibile visitare su appuntamento contattando il 338 30.89.141 fino al 12 aprile), presenta “Gran Sasso d’Italia” un’opera sospesa in ferro alta 2.2 m; una riflessione cruda e disarmante sulle minacce, che come una spada di Damocle pendono sulle nostre teste. Sono le minacce civili, etiche, politiche, e le minacce della natura, dei terremoti. L’opera è avvicinabile, vuole essere toccata, scossa, prende vita dalla vita che la sfiora. Fabio Stassi ne ha realizzato un reportage fotografico e video che farà parte di questo percorso espositivo.
Come le creazioni di Biancatelli nascono dagli scarti, dalle macerie di ciò che sopravvive mutando, così le città (o le civiltà) distrutte riemergono affrante da se stesse. Da ciò che resta, parte la salvezza dell’essenziale, la selezione primitiva di ciò che ha un senso fuori di sé, una nuova estetica del sottosuolo, dove il bello è un corpo ferito, consumato. E nulla è mai, completamente, perduto.
Fulvio Biancatelli, architetto romano classe ‘57, nel corso del suo percorso artistico ha realizzato murales e quadri onirici e colorati; da alcuni anni si dedica, con la passione di un archeologo che rinviene tracce della storia, alla realizzazione di opere materiche che nascono dagli scarti, dagli avanzi del mondo che nella sua corsa rifiuta ciò che smette la propria funzione vitale e si converte in superfluo, inutile, spreco.
Nello sguardo dell’artista risplende la meraviglia di chi scopre al largo delle coste, in mezzo ad un mare profondo e oscuro, il relitto di una nave pirata affondata dopo un arrembaggio fortunato. Eccoli lì, gli ori sommersi, i tesori arrugginiti, le gemme consumate dall’oceano, il gigante minaccioso caduto in un indegno letargo, e di quella poesia distrutta Biancatelli ne fa arte.
Dagli scarti della società moderna, ingorda divoratrice di nuove cose, Biancatelli ricostruisce, reinterpreta, ed è come imparare a parlare. Scoprire un nuovo linguaggio. Parole fatte di corpi che cambiano pelle, corpi di cui l’artista modifica la superficie, altera il DNA, intrappola e libera nuova soluzioni.
Contro la morbosità del corpo perfetto, della pelle di plastica, dell’ideologia dell’inespressività, ammiriamo queste opere che ci rinfacciano il passato, esibiscono suture e cicatrici, ci costringono ad accettare lo sforzo della rinascita costante. Perché una volta perduta la nobiltà dell’oggetto, svanito lo scintillio del nuovo e la virtuosità della forma ideale, emerge l’identità della materia. È l’io profondo che sopravvive al mutare del corpo. Ci siamo noi dentro queste opere, con i nostri rifiuti, i disprezzi accumulati, le indecisioni, gli sguardi respinti, le parole perdute, le occasioni mancate. Siamo noi questi frammenti di coscienza organizzati in un nuovo quadro, il panorama della negazione del niente in cui diventiamo, forse per la prima volta, sinceramente belli.
La mostra che avrà luogo presso The Basement (che si inaugura sabato 2 Aprile e sarà possibile visitare su appuntamento contattando il 338 30.89.141 fino al 12 aprile), presenta “Gran Sasso d’Italia” un’opera sospesa in ferro alta 2.2 m; una riflessione cruda e disarmante sulle minacce, che come una spada di Damocle pendono sulle nostre teste. Sono le minacce civili, etiche, politiche, e le minacce della natura, dei terremoti. L’opera è avvicinabile, vuole essere toccata, scossa, prende vita dalla vita che la sfiora. Fabio Stassi ne ha realizzato un reportage fotografico e video che farà parte di questo percorso espositivo.
Come le creazioni di Biancatelli nascono dagli scarti, dalle macerie di ciò che sopravvive mutando, così le città (o le civiltà) distrutte riemergono affrante da se stesse. Da ciò che resta, parte la salvezza dell’essenziale, la selezione primitiva di ciò che ha un senso fuori di sé, una nuova estetica del sottosuolo, dove il bello è un corpo ferito, consumato. E nulla è mai, completamente, perduto.
02
aprile 2011
Fulvio Biancatelli – Cesure ad Officina Materica
02 aprile 2011
arte contemporanea
Location
BASEMENT – OFFICINA MATERICA
Roma, Via Beato Battista Spagnoli, 61, (Roma)
Roma, Via Beato Battista Spagnoli, 61, (Roma)
Vernissage
2 Aprile 2011, ore 19.30
Autore