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Fuori campo. Artisti outsider a Milano
Dopo il successo della mostra dedicata a Umberto Gervasi, la Galleria Isarte, unica attualmente a Milano, prosegue la sua ricerca nel campo dell’Outsider Art, presentando una collettiva di artisti italiani e stranieri.
Comunicato stampa
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Dopo il successo della mostra dedicata a Umberto Gervasi, la Galleria Isarte, unica attualmente a Milano, prosegue la sua ricerca nel campo dell'Outsider Art, presentando una collettiva di artisti italiani e stranieri.
FUORI CAMPO è la prima mostra di Outsider Art, o Art Brut, presentata a Milano da una Galleria privata.
Gli artisti chiamati outsider hanno tutti alle spalle una storia molto personale. Con questo termine infatti si indicano gli artisti che, per le vicende di vita più diverse, si formano e lavorano al di fuori del circuito ufficiale dell’arte e che spesso, proprio per questo motivo, sono portatori di intuizioni e di valori estetici originali. E’ una produzione artistica che, anche a causa della crescente insoddisfazione nei confronti dell’arte contemporanea, sta attirando sempre più l’attenzione del pubblico e della critica (come dimostra la sua presenza nell'ultima Biennale di Venezia) e che è accompagnata da un mercato internazionale sempre più vivace ma che offre ancora prezzi contenuti.
Nella mostra di Isarte, realizzata in collaborazione con la galleria Rizomi-Art Brut di Torino, saranno esposte 50 opere di artisti di epoca e provenienza differenti. La scelta è caduta sia su autori già molto noti, come Marco Raugei e Paul Duhem, o addirittura considerati fra i maggiori outsiders del Novecento, come Carlo Zinelli, sia su artisti che si sono imposti negli ultimi anni all'attenzione del pubblico e dei collezionisti, come Giovanni Bosco, Maria Concetta Cassara, Jill Gallieni, l'americano Donald Mitchell, lo svizzero Francois Bourland, Gianluca Pirrotta e Curzio Di Giovanni.
In questa occasione viene presentata una novità assoluta: i disegni inediti e mai esposti di Ugolina (Ugolina Valeri), eseguiti fra il 1964 il 1967 nell'ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano.
Biografie
Giovanni Bosco
nasce nel 1948 a Castellamare del Golfo dove vive. Dopo due anni di scuola entra nel mondo del lavoro; accusato di furto di pecore è condannato al carcere e al confino dove apprende che due suoi fratelli sono stati assassinati. Dopo il ricovero in ospedale per il trauma psichico, torna al Paese in una modestissima stanza senza servizi; comincia a disegnare sui muri delle strade a cui ben presto affianca un'attività, frenetica e compulsiva, di disegni su imballi e altri supporti di fortuna.
Francois Bourland
nato a Losanna da padre svizzero e madre francese, trascorreva le domeniche dell’infanzia a dipingere nella casa di sua nonna in Svizzera. Durante le vacanze invece dai nonni materni in Francia dove conosce arabi, algerini ed ebrei rimpatriati dall’Algeria dopo l’indipendenza, veterani della guerra di Indocina e gitani. Burland è un autodidatta, rifiuta categoricamente ogni tipo di formazione accademica, s’ispira ai riti e al misticismo delle civiltà guerriere e nomadi come i Touareg ed è istintiva e spontanea come le versioni contemporanee dell’espressività arcaica. Simile a molti artisti della sua generazione, Francois è affascinato dalle leggende mitologiche e dalle fonti antiche della letteratura (Iliade, Odissea) moderna e dell’etnografia (aborigeni).
Le sue tele sono in numerose collezioni private e pubbliche, come la Collection de l’art brut Lausanne, il Du Mont Kunsthalle a Colonia e il LACMA-Los Angeles County Museum.
Maria Concetta Cassara
nasce nel 1932 a Mirto, in Sicilia dove si occupa di casa e figli fino agli nni ’70 quando si trasferisce in Emilia dove lavora in una pasticceria e come sarta. Intorno al 2000, assieme alla nipotina, inizia a disegnare per caso utilizzando i pennarelli e rappresentando soprattutto fiori. Ora a Bologna non cessa di dipingere, sperimenta le tempere e alle nature morte affianca paesaggi, case, rappresentazioni di uomini e animali con numerosi rimandi all’immaginario del folklore siciliano. Dipinge soltanto di sera, con la tv accesa perché trae la sua ispirazione da riviste e programmi televisivi.
Curzio Di Giovanni
è nato a Lodi nel 1957. Autista, verso i dodici anni comincia a manifestare un comportamento aggressivo e antisociale al punto che la famiglia deve chiedere aiuto alle istituzioni. Dal ‘79 è ospite del centro di riabilitazione psichiatrica Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro dove organizza la sua vita attorno a rituali quotidiani e ripetitivi, caffè e sigaretta, brioche e sigaretta, bevanda e sigaretta: bisogni primari la cui soddisfazione è un obiettivo imperante tanto da conservarne tracce e avanzi che non abbandona mai come un reperto archeologico della sua relazione con il mondo. Questo succederà anche con i suoi primi disegni eseguiti nei laboratori proto-atelieristici del Fatebenefratelli, poi dal 2001 nell’atelier di pittura Adriano e Michele. Il suo lavoro, caratterizzato da sicurezza del segno e meticolosità formale, si colloca sulla strada dell’astrazione mantendo però tracce figurative e senso dell’insieme: ogni segno si unisce agli altri come le tessere di un mosaico, proprio come se la realtà, una volta analizzata, dovesse sempre essere ricostruita.
Le sue opere fanno parte della Collection de l’art brut Lausanne.
Paul Duhem
è nato il 26 luglio 1919 a Elandain (Belgio) da una ragazza madre e cresce coi nonni tra sarcasmo e punizioni, ha indole ribelle. Durante la seconda guerra mondiale si rifugia in Germania dove monta i binari per le ferrovie tedesche; a fine conflitto rimpatria, è arrestato e internato nell’Ospedale Psichiatrico di Tournai dove vive, quando non “viene utilizzato” come contadino, in un degrado progressivo. Nel 1978 è ammesso alla Pommeraie dove si occupa di orticoltura; nel ‘91, inizia a frequentare l’atelier di Bruno Gerard utilizzando materiale che si porta da casa e carta di recupero, pastelli grassi, bic, pennarelli, matite colorate, scatole di sardine come paletta per i suoi colori all’olio che utilizza fino alla fine: così nascono serie dei blu, dei verdi, dei rossi ecc. La sua opera è caratterizzata da una forte geometrizzazione e dall’economia di mezzi. Colpisce la dimensione seriale del suo lavoro: i soggetti che si ripetono all’infinito e fil rouge della sua produzione sono principalmente due, le casette-porte quasi sempre chiuse e i ritratti esclusivamente maschili che, ben lontani dall’essere sempre la stessa persona, ciascuno rivela un’emozione unica, istantanea e passeggera.
Dopo solo sette anni di lavoro è onorato da una retrospettiva monografica alla Collection de l’art brut Lausanne.
Jill Gallieni
nasce nel 1948 da madre americana e padre attore dai quali cresce lontana fino al’55 quando il padre la riprende con se. Verso i 30 anni scopre che le preghiere l’aiutano a ricostruirsi e a uscire dai tormenti mentali. Per questo comincia ad inventare delle preghiere, rivolte a Santa Rita, in cui parla delle situazioni, delle persone, di se stessa... con frasi ripetute centinaia di volte, come litanie che invece di scrivere dipinge formando, alla fine, delle ghirlande molto fitte praticamente illeggibili. Il senso sfugge ma resta la plasticità del segno grafico di notevole intensità in cui le righe si sovrappongono, l’inchiostro nero o a colori riempie interamente fogli e quaderni. Libera da ogni condizionamento la scrittura si sviluppa in diverse direzioni, obbedendo ad un ritmo proprio, seguendo curve e diagonali, disegnando calligrammi, fiori, case, cuori o altre forme talvolta astratte.
Questi testi impressionanti sono stati recentemente acquisiti da: Collection de l’art brut Lausanne; LaM Lille Métropole Musée d'art moderne d’art contemporain et d'art brut; art)&(marge museum di Brussels
Donald Mitchell
è nato a San Francisco nel 1951. E’ stato un artista nello studio del Creative Growth di Oakland fin dal 1976; i suoi primi lavori erano essenzialmente insiemi di linee ossessivamente intricate o pennellate che coprivano completamente lo sfondo. Cominciava sempre con una piccola faccia o una figura per finire con il coprire tutto lo spazio così che queste entità finivano inghiottite. Qualche anno fa è avvenuto un cambiamento nella risposta di Donald al suo ambiente e ciò sembra aver portato con sé un cambiamento nel suo lavoro artistico; in piccole parti ha cominciato a discoprire le facce e le forme sepolte nell’oscurità e presto ogni opera si riempie di figure danzanti, una dopo l’altra, fino a che tutto lo spazio letteralmente non finiva per essere occupato da dozzine di figurine misteriose. Oggi il suo vocabolario visivo rimane costituito da legioni di piccole figure che marciano attraverso il campo della sua visione finalmente illuminato.
Le sue opere fanno parte della collezione di abcd ART BRUT, Paris
Marco Raugei
nasce a Firenze nel 1958, primo di quattro figli di una famiglia operaia. A un anno e mezzo il primo ricovero, ne seguiranno altri, nell’ospedale psichiatrico di Firenze, e fino ai 19 anni la frequentazione di istituti medico-pedagogici. Frequentare il centro di attività espressive la tinaia dove all’inizio ha difficoltà nel concentrarsi sul lavoro: si cammina e parla incessantemente sottovoce come se recitasse diverse voci di un dialogo. Col tempo scopre il suo stile: con pennarello fine riempie il foglio con un soggetto che ripete all’infinito fino ad esaurimento dello spazio partendo dal margine basso a destra per finire in alto a sinistra in quanto mancino. I suoi temi sono il quotidiano: pacchetti di sigarette, orologi, barattoli di crema, televisioni… Affascinato dal ritmo e dalle ripetizioni, Marco Raugei ammette di aver provato una gioia immensa nell’apprendere che i suoi quadri venivano apprezzati. Nel 2002 è costretto ad interrompere l’attività a causa d’un incidente, e muore nel 2006 per un problema cardiaco.
Il suo lavoro è presentato alla Collection de l’art brut Lausanne; abcd ART BRUT, Paris; LaM Lille Métropole Musée d'art moderne d’art contemporain et d'art brut;, MADmusée Liége; Museum Dr. Guislain Gent; Museum Charlotte Zander Bönnigheim.
Carlo Zinelli (detto Carlo)
Tra i più importanti creatori italiani fu scoperto da Vittorino Andreoli a Dubuffet.
Nato nel 1916 in provincia di Verona, partecipò al secondo conflitto mondiale dal quale usci fortemente traumatizzato al punto che nel ’47 la famiglia volle ricoverarlo in ospedale psichiatrico dove, se possibile, le sue condizioni si aggravarono. Di questa vita parla Zinelli nei suoi primi sforzi artistici, graffiti sui muri dell’ospedale; comincia a disegnare nel 1957 quando nella psichiatria viene fondato un laboratorio di creatività e non smette più per quattordici anni. Le sue prime opere rappresentano file di personaggi identici, forse reminescenze degli esercizi compiuti nel cortile, tra le quali sistema barche, uccelli e bestie fino a riempire, ma con un grandissimo senso dello spazio e dell’equilibrio, la superficie del foglio. Dagli anni sessanta scoprirà un’altra tecnica e su uno strato di pittura disegnerà figure diverse, quasi sempre in gruppi di quattro, alle quali in seguito aggiunse lettere e parole. La chiusura dell’ospedale e il suo trasferimento in un'altra struttura nel 1971 determinarono la fine dei suoi successi creativi. Muore nel 1974.
Gianluca Pirrotta
Ventinovenne, a scuola non ha imparato a leggere ma ha sempre amato disegnare. Nel ‘99 inizia a frequentare l’atelier Manolibera, dove, su una specie di tavolino che si è costruito con pile di giornali che custodisce gelosamente disegna personaggi, che definisce “gli amici”, o edifici visionari dalle prospettive vertiginose utilizzando le sue collezioni di biro, penne e matite. Nel suo lavoro artistico, all’interno della struttura a griglia prediletta, inserisce elementi famigliari del suo quotidiano: spesso compaiono tra i personaggi e le architetture, le medaglie che vince nelle competizioni sportive di nuoto agonistico. Il lavoro di Gianluca rappresenta un’eccezione rispetto alla norma perché si nota una continua evoluzione che, non tradendo i caratteri stilistici di base, va avanti costituendo una vera e propria ricerca.
Le sue opere sono state esposte per la prima volta nel 2008 alla mostra “Stupefatti di spazio” a cura di Bianca Tosatti e Figureblu presso l’ex cappellificio Lugli e Rossi di Carpi, poi nel 2009 “Per turbamenti del potere” e “Figure della protezione” nel 2010.
FUORI CAMPO è la prima mostra di Outsider Art, o Art Brut, presentata a Milano da una Galleria privata.
Gli artisti chiamati outsider hanno tutti alle spalle una storia molto personale. Con questo termine infatti si indicano gli artisti che, per le vicende di vita più diverse, si formano e lavorano al di fuori del circuito ufficiale dell’arte e che spesso, proprio per questo motivo, sono portatori di intuizioni e di valori estetici originali. E’ una produzione artistica che, anche a causa della crescente insoddisfazione nei confronti dell’arte contemporanea, sta attirando sempre più l’attenzione del pubblico e della critica (come dimostra la sua presenza nell'ultima Biennale di Venezia) e che è accompagnata da un mercato internazionale sempre più vivace ma che offre ancora prezzi contenuti.
Nella mostra di Isarte, realizzata in collaborazione con la galleria Rizomi-Art Brut di Torino, saranno esposte 50 opere di artisti di epoca e provenienza differenti. La scelta è caduta sia su autori già molto noti, come Marco Raugei e Paul Duhem, o addirittura considerati fra i maggiori outsiders del Novecento, come Carlo Zinelli, sia su artisti che si sono imposti negli ultimi anni all'attenzione del pubblico e dei collezionisti, come Giovanni Bosco, Maria Concetta Cassara, Jill Gallieni, l'americano Donald Mitchell, lo svizzero Francois Bourland, Gianluca Pirrotta e Curzio Di Giovanni.
In questa occasione viene presentata una novità assoluta: i disegni inediti e mai esposti di Ugolina (Ugolina Valeri), eseguiti fra il 1964 il 1967 nell'ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano.
Biografie
Giovanni Bosco
nasce nel 1948 a Castellamare del Golfo dove vive. Dopo due anni di scuola entra nel mondo del lavoro; accusato di furto di pecore è condannato al carcere e al confino dove apprende che due suoi fratelli sono stati assassinati. Dopo il ricovero in ospedale per il trauma psichico, torna al Paese in una modestissima stanza senza servizi; comincia a disegnare sui muri delle strade a cui ben presto affianca un'attività, frenetica e compulsiva, di disegni su imballi e altri supporti di fortuna.
Francois Bourland
nato a Losanna da padre svizzero e madre francese, trascorreva le domeniche dell’infanzia a dipingere nella casa di sua nonna in Svizzera. Durante le vacanze invece dai nonni materni in Francia dove conosce arabi, algerini ed ebrei rimpatriati dall’Algeria dopo l’indipendenza, veterani della guerra di Indocina e gitani. Burland è un autodidatta, rifiuta categoricamente ogni tipo di formazione accademica, s’ispira ai riti e al misticismo delle civiltà guerriere e nomadi come i Touareg ed è istintiva e spontanea come le versioni contemporanee dell’espressività arcaica. Simile a molti artisti della sua generazione, Francois è affascinato dalle leggende mitologiche e dalle fonti antiche della letteratura (Iliade, Odissea) moderna e dell’etnografia (aborigeni).
Le sue tele sono in numerose collezioni private e pubbliche, come la Collection de l’art brut Lausanne, il Du Mont Kunsthalle a Colonia e il LACMA-Los Angeles County Museum.
Maria Concetta Cassara
nasce nel 1932 a Mirto, in Sicilia dove si occupa di casa e figli fino agli nni ’70 quando si trasferisce in Emilia dove lavora in una pasticceria e come sarta. Intorno al 2000, assieme alla nipotina, inizia a disegnare per caso utilizzando i pennarelli e rappresentando soprattutto fiori. Ora a Bologna non cessa di dipingere, sperimenta le tempere e alle nature morte affianca paesaggi, case, rappresentazioni di uomini e animali con numerosi rimandi all’immaginario del folklore siciliano. Dipinge soltanto di sera, con la tv accesa perché trae la sua ispirazione da riviste e programmi televisivi.
Curzio Di Giovanni
è nato a Lodi nel 1957. Autista, verso i dodici anni comincia a manifestare un comportamento aggressivo e antisociale al punto che la famiglia deve chiedere aiuto alle istituzioni. Dal ‘79 è ospite del centro di riabilitazione psichiatrica Sacro Cuore di Gesù Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro dove organizza la sua vita attorno a rituali quotidiani e ripetitivi, caffè e sigaretta, brioche e sigaretta, bevanda e sigaretta: bisogni primari la cui soddisfazione è un obiettivo imperante tanto da conservarne tracce e avanzi che non abbandona mai come un reperto archeologico della sua relazione con il mondo. Questo succederà anche con i suoi primi disegni eseguiti nei laboratori proto-atelieristici del Fatebenefratelli, poi dal 2001 nell’atelier di pittura Adriano e Michele. Il suo lavoro, caratterizzato da sicurezza del segno e meticolosità formale, si colloca sulla strada dell’astrazione mantendo però tracce figurative e senso dell’insieme: ogni segno si unisce agli altri come le tessere di un mosaico, proprio come se la realtà, una volta analizzata, dovesse sempre essere ricostruita.
Le sue opere fanno parte della Collection de l’art brut Lausanne.
Paul Duhem
è nato il 26 luglio 1919 a Elandain (Belgio) da una ragazza madre e cresce coi nonni tra sarcasmo e punizioni, ha indole ribelle. Durante la seconda guerra mondiale si rifugia in Germania dove monta i binari per le ferrovie tedesche; a fine conflitto rimpatria, è arrestato e internato nell’Ospedale Psichiatrico di Tournai dove vive, quando non “viene utilizzato” come contadino, in un degrado progressivo. Nel 1978 è ammesso alla Pommeraie dove si occupa di orticoltura; nel ‘91, inizia a frequentare l’atelier di Bruno Gerard utilizzando materiale che si porta da casa e carta di recupero, pastelli grassi, bic, pennarelli, matite colorate, scatole di sardine come paletta per i suoi colori all’olio che utilizza fino alla fine: così nascono serie dei blu, dei verdi, dei rossi ecc. La sua opera è caratterizzata da una forte geometrizzazione e dall’economia di mezzi. Colpisce la dimensione seriale del suo lavoro: i soggetti che si ripetono all’infinito e fil rouge della sua produzione sono principalmente due, le casette-porte quasi sempre chiuse e i ritratti esclusivamente maschili che, ben lontani dall’essere sempre la stessa persona, ciascuno rivela un’emozione unica, istantanea e passeggera.
Dopo solo sette anni di lavoro è onorato da una retrospettiva monografica alla Collection de l’art brut Lausanne.
Jill Gallieni
nasce nel 1948 da madre americana e padre attore dai quali cresce lontana fino al’55 quando il padre la riprende con se. Verso i 30 anni scopre che le preghiere l’aiutano a ricostruirsi e a uscire dai tormenti mentali. Per questo comincia ad inventare delle preghiere, rivolte a Santa Rita, in cui parla delle situazioni, delle persone, di se stessa... con frasi ripetute centinaia di volte, come litanie che invece di scrivere dipinge formando, alla fine, delle ghirlande molto fitte praticamente illeggibili. Il senso sfugge ma resta la plasticità del segno grafico di notevole intensità in cui le righe si sovrappongono, l’inchiostro nero o a colori riempie interamente fogli e quaderni. Libera da ogni condizionamento la scrittura si sviluppa in diverse direzioni, obbedendo ad un ritmo proprio, seguendo curve e diagonali, disegnando calligrammi, fiori, case, cuori o altre forme talvolta astratte.
Questi testi impressionanti sono stati recentemente acquisiti da: Collection de l’art brut Lausanne; LaM Lille Métropole Musée d'art moderne d’art contemporain et d'art brut; art)&(marge museum di Brussels
Donald Mitchell
è nato a San Francisco nel 1951. E’ stato un artista nello studio del Creative Growth di Oakland fin dal 1976; i suoi primi lavori erano essenzialmente insiemi di linee ossessivamente intricate o pennellate che coprivano completamente lo sfondo. Cominciava sempre con una piccola faccia o una figura per finire con il coprire tutto lo spazio così che queste entità finivano inghiottite. Qualche anno fa è avvenuto un cambiamento nella risposta di Donald al suo ambiente e ciò sembra aver portato con sé un cambiamento nel suo lavoro artistico; in piccole parti ha cominciato a discoprire le facce e le forme sepolte nell’oscurità e presto ogni opera si riempie di figure danzanti, una dopo l’altra, fino a che tutto lo spazio letteralmente non finiva per essere occupato da dozzine di figurine misteriose. Oggi il suo vocabolario visivo rimane costituito da legioni di piccole figure che marciano attraverso il campo della sua visione finalmente illuminato.
Le sue opere fanno parte della collezione di abcd ART BRUT, Paris
Marco Raugei
nasce a Firenze nel 1958, primo di quattro figli di una famiglia operaia. A un anno e mezzo il primo ricovero, ne seguiranno altri, nell’ospedale psichiatrico di Firenze, e fino ai 19 anni la frequentazione di istituti medico-pedagogici. Frequentare il centro di attività espressive la tinaia dove all’inizio ha difficoltà nel concentrarsi sul lavoro: si cammina e parla incessantemente sottovoce come se recitasse diverse voci di un dialogo. Col tempo scopre il suo stile: con pennarello fine riempie il foglio con un soggetto che ripete all’infinito fino ad esaurimento dello spazio partendo dal margine basso a destra per finire in alto a sinistra in quanto mancino. I suoi temi sono il quotidiano: pacchetti di sigarette, orologi, barattoli di crema, televisioni… Affascinato dal ritmo e dalle ripetizioni, Marco Raugei ammette di aver provato una gioia immensa nell’apprendere che i suoi quadri venivano apprezzati. Nel 2002 è costretto ad interrompere l’attività a causa d’un incidente, e muore nel 2006 per un problema cardiaco.
Il suo lavoro è presentato alla Collection de l’art brut Lausanne; abcd ART BRUT, Paris; LaM Lille Métropole Musée d'art moderne d’art contemporain et d'art brut;, MADmusée Liége; Museum Dr. Guislain Gent; Museum Charlotte Zander Bönnigheim.
Carlo Zinelli (detto Carlo)
Tra i più importanti creatori italiani fu scoperto da Vittorino Andreoli a Dubuffet.
Nato nel 1916 in provincia di Verona, partecipò al secondo conflitto mondiale dal quale usci fortemente traumatizzato al punto che nel ’47 la famiglia volle ricoverarlo in ospedale psichiatrico dove, se possibile, le sue condizioni si aggravarono. Di questa vita parla Zinelli nei suoi primi sforzi artistici, graffiti sui muri dell’ospedale; comincia a disegnare nel 1957 quando nella psichiatria viene fondato un laboratorio di creatività e non smette più per quattordici anni. Le sue prime opere rappresentano file di personaggi identici, forse reminescenze degli esercizi compiuti nel cortile, tra le quali sistema barche, uccelli e bestie fino a riempire, ma con un grandissimo senso dello spazio e dell’equilibrio, la superficie del foglio. Dagli anni sessanta scoprirà un’altra tecnica e su uno strato di pittura disegnerà figure diverse, quasi sempre in gruppi di quattro, alle quali in seguito aggiunse lettere e parole. La chiusura dell’ospedale e il suo trasferimento in un'altra struttura nel 1971 determinarono la fine dei suoi successi creativi. Muore nel 1974.
Gianluca Pirrotta
Ventinovenne, a scuola non ha imparato a leggere ma ha sempre amato disegnare. Nel ‘99 inizia a frequentare l’atelier Manolibera, dove, su una specie di tavolino che si è costruito con pile di giornali che custodisce gelosamente disegna personaggi, che definisce “gli amici”, o edifici visionari dalle prospettive vertiginose utilizzando le sue collezioni di biro, penne e matite. Nel suo lavoro artistico, all’interno della struttura a griglia prediletta, inserisce elementi famigliari del suo quotidiano: spesso compaiono tra i personaggi e le architetture, le medaglie che vince nelle competizioni sportive di nuoto agonistico. Il lavoro di Gianluca rappresenta un’eccezione rispetto alla norma perché si nota una continua evoluzione che, non tradendo i caratteri stilistici di base, va avanti costituendo una vera e propria ricerca.
Le sue opere sono state esposte per la prima volta nel 2008 alla mostra “Stupefatti di spazio” a cura di Bianca Tosatti e Figureblu presso l’ex cappellificio Lugli e Rossi di Carpi, poi nel 2009 “Per turbamenti del potere” e “Figure della protezione” nel 2010.
20
marzo 2014
Fuori campo. Artisti outsider a Milano
Dal 20 marzo al 04 aprile 2014
arte contemporanea
Location
ISARTE
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 2, (Milano)
Milano, Corso Giuseppe Garibaldi, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato - ore 11/13 e 15/19
Vernissage
20 Marzo 2014, ore 18.00
Ufficio stampa
ANNA ORSI
Curatore