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Gabriele Basilico – Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980 / Stefano Boccalini – Economia Politica. Geografie Umane
Comunicato stampa
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GABRIELE BASILICO Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980
Dal 17 settembre al 25 ottobre 2008 Lo Studio Dabbeni presenta la sua seconda mostra personale del fotografo Gabriele Basilico, in cui viene riproposto il corpus di opere dell artista intitolato “Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980”, un documento importante per comprendere pienamente la fotografia di architettura in Italia. Le fotografie presentate costituiscono, infatti, l esordio di Basilico come fotografo d architettura, dopo un breve momento iniziale in cui si era dedicato alla fotografia di reportage. In queste immagini l artista sceglie di sottolineare l identità industriale di Milano, la sua città. Secondo la definizione del fotografo, si tratta di veri “ritratti”. Infatti l autore paragona spesso la città a un organismo vivente: “… Ci sono edifici che grazie alla sapienza di chi li ha progettati e alla visione di chi li fotografa, svelano una forma antropomorfa. Nelle architetture sono nascosti occhi, nasi, orecchie, labbra, volti che aspettano la parola …”(1985). Di questo organismo egli si sente parte: “… La città è un organismo che respira e si espande sopra di noi come un mantello protettivo che ci abbraccia e ci confonde allo stesso tempo. Questa città mi appartiene e io appartengo a lei, quasi io fossi un frammento fluttuante dentro il suo immenso corpo…”(1999). L artista, nel puntare l obiettivo verso questi oggetti industriali, ne sottolinea il silenzio: privi della presenza di persone come in una condizione di sospensione del tempo. Il suo vuole essere un ritratto di questo corpus, il paesaggio contemporaneo, che nel pensiero del fotografo è dotato di vita autonoma, ma soprattutto è capace di suscitare in chi guarda un emozione intensa, degli affetti veri. Basilico percorre questo paesaggio attraverso lo sguardo rigoroso dell obbiettivo fotografico: in tal modo egli tenta di comprenderlo, e allo stesso tempo di sondarne i limiti. Riprende una Milano in cui l architettura si presenta, filtrata dalla luce, in modo scenografico emonumentale.Leimmagininasconoattraverso “un operazione di astrazione, di isolamento, di assenza”(1992). Si potrebbe scorgere un riferimento alle fotografie di Berndt e Hilla Becher, nell essenzialità, nella descrizione oggettiva, nel recupero dell architettura industriale, e nell attribuire dignità estetica al mondo produttivo. Ma Basilico alla fine non si lascia sedurre fino in fondo dalla serialità e catalogazione sistematica presente nell opera dei grandi maestri tedeschi. Il fotografo afferma che per lui gli accostamenti delle singole immagini avvengono anche e soprattutto per un principio di “familiarità”. Se si deve trovare un riferimento nella purezza di forma e nella luce che sottolinea la plasticità degli edifici, il richiamo ci riporta alla stagione della pittura Metafisica, in particolare all opera di Mario Sironi. In“Ritratti di fabbriche”, vi è un rapporto affettivo con la cultura dell industria, che ha dominato tutto il Novecento e che ora volge al termine, e che egli vive con la commozione e la coscienza di una cosa perduta.
STEFANO BOCCALINI Economia Politica / Geografie Umane A cura di Adelina von Fürstenberg
Stefano Boccalini è nato a Milano nel 1963, dove vive e lavora. Fin dall inizio, si è distinto per progetti e interventi di “Arte pubblica”: un arte caratterizzata da un forte e convinto impegno personale nel sociale.A partire dal 2001 si è dedicato ad una serie di progetti basati sul coinvolgimento degli abitanti del quartiere Isola di Milano, un area interessata da una sensibile trasformazione urbanistica e dove egli stesso vive. Uno di questi lavori è Stone Island: “è uno dei progetti che in questi cinque anni ho attivato all interno e con l aiuto del quartiere .... È un lavoro che vuole recuperare la memoria di un territorio attraverso la testimonianza diretta dei suoi abitanti, quelli più anziani, quelli che da più tempo vivono all Isola e magari ora sono marginalizzati: non per guardare al passato come possibile momento da ricostruire, ma per coinvolgere ognuno di loro attivamente nel processo di cambiamento. La storia collettiva, le storie personali non rivestono l ultima funzione in un reale progetto di trasformazione”.Da questa esperienza l artista ha tratto delle stampe lambda: ritratti intensi di questi anziani, protagonisti almeno per una volta; attualmente queste immagini sono esposte alla XV Quadriennale d Arte di Roma.Fondamentale, nella costruzione di un lavoro, per Boccalini è la collaborazione tra persone: egli afferma di aver cercato subito un legame con gli abitanti, in ognuno dei posti in cui ha deciso di intraprendere un progetto. Uno di questi luoghi è Serravalle Pistoiese, dove ha creato un archivio pubblico, partendo dai materiali privati delle persone che abitano in paese: foto di matrimoni, comunioni, feste locali, partite di calcio, ecc. che hanno costituito un “Album di famiglia”. La famiglia a cui si riferisce Boccalini è una famiglia allargata costituita da chi appartiene alla comunità dell antico borgo medievale, che ha concesso le proprie memorie all archivio. L artista ha presentato i suoi lavori in alcune mostre internazionali tra cui: “Donna Donne” a cura di Adelina von Fürstenberg (Palazzo Strozzi, Firenze, 2005; Sesc Paulista, Sao Paulo do brasil, 2007; Musée de Carouge, Genève, 2003), “Fragments d un discurs italien”, Musée d art Moderne e Contemporain Mamco, Genève, a cura di Christian Bernard, 2003. Nei lavori che presenta allo Studio Dabbeni, Stefano Boccalini rinuncia al rapporto diretto con la comunità, ma non smette di condurre la propria riflessione su problematiche di carattere antropologico e sociale che si estendono, in Economia Politica/Geografie Umane, a una dimensione politica. L artista ha scelto di utilizzare mappe, carte geografiche del mondo, dei singoli continenti, degli stati. Le ha sottoposte a un procedimento per cui la carta appare stropicciata, con i confini tra Paesi non percepibili nitidamente. Questo a indicare che la sua riflessione è estesa ad una dimensione mondiale, in cui i confini geografici perdono d importanza. Su queste mappe Boccalini, in relazione, in questo caso, ai singoli stati, riporta i dati drammatici della vendita delle armi da parte dei relativi paesi e il numero dei morti in guerra. In questi lavori non più quindi il rapporto diretto con una comunità ma “problematiche che ci riguardano tutti”: questo il legame con i precedenti lavori, secondo la spiegazione fornita dall artista. Egli evidenzia come i dati che ci vengono forniti dai media rimangano il più delle volte astratti, come le stesse notizie, da cui siamo bombardati, vengano difficilmente trattenute e si disperdano. Di questi numeri egli ha quindi voluto offrire una visualizzazione precisa; non sono netti i contorni ma il numero è sempre chiaramente leggibile, tanto che saltano all occhio alcuni dei contrasti e delle situazioni politiche che connotano la realtà odierna. In contrasto con la vacuità di tante esperienze artistiche che ci attraversano, Stefano Boccalini compie una riflessione profonda sulla drammaticità di un sistema, di cui ci offre una visione personale e inedita.
Dal 17 settembre al 25 ottobre 2008 Lo Studio Dabbeni presenta la sua seconda mostra personale del fotografo Gabriele Basilico, in cui viene riproposto il corpus di opere dell artista intitolato “Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980”, un documento importante per comprendere pienamente la fotografia di architettura in Italia. Le fotografie presentate costituiscono, infatti, l esordio di Basilico come fotografo d architettura, dopo un breve momento iniziale in cui si era dedicato alla fotografia di reportage. In queste immagini l artista sceglie di sottolineare l identità industriale di Milano, la sua città. Secondo la definizione del fotografo, si tratta di veri “ritratti”. Infatti l autore paragona spesso la città a un organismo vivente: “… Ci sono edifici che grazie alla sapienza di chi li ha progettati e alla visione di chi li fotografa, svelano una forma antropomorfa. Nelle architetture sono nascosti occhi, nasi, orecchie, labbra, volti che aspettano la parola …”(1985). Di questo organismo egli si sente parte: “… La città è un organismo che respira e si espande sopra di noi come un mantello protettivo che ci abbraccia e ci confonde allo stesso tempo. Questa città mi appartiene e io appartengo a lei, quasi io fossi un frammento fluttuante dentro il suo immenso corpo…”(1999). L artista, nel puntare l obiettivo verso questi oggetti industriali, ne sottolinea il silenzio: privi della presenza di persone come in una condizione di sospensione del tempo. Il suo vuole essere un ritratto di questo corpus, il paesaggio contemporaneo, che nel pensiero del fotografo è dotato di vita autonoma, ma soprattutto è capace di suscitare in chi guarda un emozione intensa, degli affetti veri. Basilico percorre questo paesaggio attraverso lo sguardo rigoroso dell obbiettivo fotografico: in tal modo egli tenta di comprenderlo, e allo stesso tempo di sondarne i limiti. Riprende una Milano in cui l architettura si presenta, filtrata dalla luce, in modo scenografico emonumentale.Leimmagininasconoattraverso “un operazione di astrazione, di isolamento, di assenza”(1992). Si potrebbe scorgere un riferimento alle fotografie di Berndt e Hilla Becher, nell essenzialità, nella descrizione oggettiva, nel recupero dell architettura industriale, e nell attribuire dignità estetica al mondo produttivo. Ma Basilico alla fine non si lascia sedurre fino in fondo dalla serialità e catalogazione sistematica presente nell opera dei grandi maestri tedeschi. Il fotografo afferma che per lui gli accostamenti delle singole immagini avvengono anche e soprattutto per un principio di “familiarità”. Se si deve trovare un riferimento nella purezza di forma e nella luce che sottolinea la plasticità degli edifici, il richiamo ci riporta alla stagione della pittura Metafisica, in particolare all opera di Mario Sironi. In“Ritratti di fabbriche”, vi è un rapporto affettivo con la cultura dell industria, che ha dominato tutto il Novecento e che ora volge al termine, e che egli vive con la commozione e la coscienza di una cosa perduta.
STEFANO BOCCALINI Economia Politica / Geografie Umane A cura di Adelina von Fürstenberg
Stefano Boccalini è nato a Milano nel 1963, dove vive e lavora. Fin dall inizio, si è distinto per progetti e interventi di “Arte pubblica”: un arte caratterizzata da un forte e convinto impegno personale nel sociale.A partire dal 2001 si è dedicato ad una serie di progetti basati sul coinvolgimento degli abitanti del quartiere Isola di Milano, un area interessata da una sensibile trasformazione urbanistica e dove egli stesso vive. Uno di questi lavori è Stone Island: “è uno dei progetti che in questi cinque anni ho attivato all interno e con l aiuto del quartiere .... È un lavoro che vuole recuperare la memoria di un territorio attraverso la testimonianza diretta dei suoi abitanti, quelli più anziani, quelli che da più tempo vivono all Isola e magari ora sono marginalizzati: non per guardare al passato come possibile momento da ricostruire, ma per coinvolgere ognuno di loro attivamente nel processo di cambiamento. La storia collettiva, le storie personali non rivestono l ultima funzione in un reale progetto di trasformazione”.Da questa esperienza l artista ha tratto delle stampe lambda: ritratti intensi di questi anziani, protagonisti almeno per una volta; attualmente queste immagini sono esposte alla XV Quadriennale d Arte di Roma.Fondamentale, nella costruzione di un lavoro, per Boccalini è la collaborazione tra persone: egli afferma di aver cercato subito un legame con gli abitanti, in ognuno dei posti in cui ha deciso di intraprendere un progetto. Uno di questi luoghi è Serravalle Pistoiese, dove ha creato un archivio pubblico, partendo dai materiali privati delle persone che abitano in paese: foto di matrimoni, comunioni, feste locali, partite di calcio, ecc. che hanno costituito un “Album di famiglia”. La famiglia a cui si riferisce Boccalini è una famiglia allargata costituita da chi appartiene alla comunità dell antico borgo medievale, che ha concesso le proprie memorie all archivio. L artista ha presentato i suoi lavori in alcune mostre internazionali tra cui: “Donna Donne” a cura di Adelina von Fürstenberg (Palazzo Strozzi, Firenze, 2005; Sesc Paulista, Sao Paulo do brasil, 2007; Musée de Carouge, Genève, 2003), “Fragments d un discurs italien”, Musée d art Moderne e Contemporain Mamco, Genève, a cura di Christian Bernard, 2003. Nei lavori che presenta allo Studio Dabbeni, Stefano Boccalini rinuncia al rapporto diretto con la comunità, ma non smette di condurre la propria riflessione su problematiche di carattere antropologico e sociale che si estendono, in Economia Politica/Geografie Umane, a una dimensione politica. L artista ha scelto di utilizzare mappe, carte geografiche del mondo, dei singoli continenti, degli stati. Le ha sottoposte a un procedimento per cui la carta appare stropicciata, con i confini tra Paesi non percepibili nitidamente. Questo a indicare che la sua riflessione è estesa ad una dimensione mondiale, in cui i confini geografici perdono d importanza. Su queste mappe Boccalini, in relazione, in questo caso, ai singoli stati, riporta i dati drammatici della vendita delle armi da parte dei relativi paesi e il numero dei morti in guerra. In questi lavori non più quindi il rapporto diretto con una comunità ma “problematiche che ci riguardano tutti”: questo il legame con i precedenti lavori, secondo la spiegazione fornita dall artista. Egli evidenzia come i dati che ci vengono forniti dai media rimangano il più delle volte astratti, come le stesse notizie, da cui siamo bombardati, vengano difficilmente trattenute e si disperdano. Di questi numeri egli ha quindi voluto offrire una visualizzazione precisa; non sono netti i contorni ma il numero è sempre chiaramente leggibile, tanto che saltano all occhio alcuni dei contrasti e delle situazioni politiche che connotano la realtà odierna. In contrasto con la vacuità di tante esperienze artistiche che ci attraversano, Stefano Boccalini compie una riflessione profonda sulla drammaticità di un sistema, di cui ci offre una visione personale e inedita.
17
settembre 2008
Gabriele Basilico – Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-1980 / Stefano Boccalini – Economia Politica. Geografie Umane
Dal 17 settembre al 25 ottobre 2008
fotografia
Location
STUDIO D’ARTE CONTEMPORANEA DABBENI
Lugano, Corso Enrico Pestalozzi, 1, (Lugano)
Lugano, Corso Enrico Pestalozzi, 1, (Lugano)
Orario di apertura
Da martedì a venerdì ore 09.30 – 12.00 / 14.30 – 18.30,
sabato ore 09.30 – 12.00 / 14.30 – 17.00 / domenica e lunedì chiuso
Vernissage
17 Settembre 2008, ore 18,00
Autore
Curatore