Sentimenti che si annotano in forma discorsiva di diario e che combattono l’obsoleta e aristocratica figura dell’artista romantico per sottolineare scelte soggettive spiegabili nella complessità fenomenica del vivere contemporaneo, catturando e riflettendo immagini cangianti di una realtà in trasformazione. Vengono così messi a fuoco gli elementi empirici, i lapsus, le manie ossessive, pensieri segreti, negli spazi e nei tempi che necessitano alla comprensione del dipinto: un tempo leggibile nel ritmo visivo di tali fattori e che si può cogliere nello spazio dell’opera attraverso effetti creati dalla luce. E’ questa una luce che nasce e da corpo e spazialità sussultorie, che è colore allo stato naturale e che diventa strumento di arricchimento sensoriale per rendere tangibile ciò che solo intuibile, pur nella precarietà delle intenzioni. “Io credo che il valore di un’azione di un quadro si trovi nel dominio del non intenzionale” ha detto il pittore americano Sam Francis “perché le cose intenzionali hanno necessariamente una superficie che ti tradisce, ti obbliga e che nasconde quasi tutto. Mi sembra che un’opera debba mettere ciascuno in uno stato di dubbio…” Che poi è quello che Germano Fiorito vuole forse insinuare in chi osserva.