“Iperrealismo” scrive Accerboni “è un movimento nato all’inizio degli anni Settanta in America, quale diretto discendente della pop-art, e poi diffusosi dagli States in Europa. Ed è una parola densa di significati, che allude a un mondo altro da sé, ad una realtà condotta dall’iperbole di analisi, di precisione e di attenzione, verso un universo fascinoso e scintillante. In pittura la visione iperrealista accentua il tratto, il contrappunto tra luci ed ombre, spesso drammatizza il significato delle immagini, scivolando anche verso il lessico surreale. In tale filone si situa il gesto pittorico di Domeneghetti, artista nato a Novara da genitori veneti, ma muggesano e triestino d’adozione. Formatosi alla scuola di Egidio Roma per la copia dal vero e di La Pasquala per la prospettiva, l’autore ha sviluppato con grande perizia nel corso del tempo un illusionismo mimetico che tocca i limiti di un sapiente virtuosismo. Temi prediletti dell’artista” conclude Accerboni “sono la donna e i fiori, in particolare la rosa, nella cui rappresentazione Domeneghetti acuisce il fascino e il mistero insiti nella loro luminosa natura”.