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Gianfranco Ferroni – Le stanze de la musique du silence
La mostra raccoglie una ventina di opere scelte di piccole e medie dimensioni che ripercorrono l’intero arco cronologico della vicenda artistica di Gianfranco Ferroni
Comunicato stampa
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Dopo molti anni dall’ultima mostra di Ferroni a Torino (Galleria Davico, 1992), la Fondazione Bottari Lattes propone nel suo spazio torinese un’ampia e articolata rassegna dell’artista, presentata in catalogo da Marco Vallora.
Già nel 2011 la Fondazione aveva ospitato a Monforte d’Alba opere di Ferroni insieme a quelle di Saroni nell’ambito delle rassegne Su carta, ed ora dopo la grande mostra di Ferroni agli Uffizi a Firenze (maggio-luglio 2015) offre la possibilità di ammirare un’importante retrospettiva sulla pittura del maestro. La mostra raccoglie una ventina di opere scelte di piccole e medie dimensioni che ripercorrono l’intero arco cronologico della vicenda artistica di Gianfranco Ferroni.
Dalle prime prove di impronta espressionista della seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento alla produzione della maturità, a partire dagli anni Settanta, con le famose composizioni immerse nel silenzio che lo hanno reso noto al grande pubblico. Vere e proprie icone che con luce e segno definiscono l’immaginario ferroniano, costruzione e dissoluzione che si ritrovano anche nella grafica incisa, di cui l’artista è un riconosciuto maestro al pari della pittura.
La mostra è a cura della Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo, che ha prestato la maggior parte delle opere esposte, a cui si aggiungono quelle della collezione privata di Caterina Bottari Lattes.
Ha scritto Marco Vallora: “Forse ci sono anche ragioni biografiche, esistenziali, per quella progressiva ‘spoliazione’ delle ammutolite camere di tortura di Ferroni: si parte, nella mostra torinese, di lì, da quel gorgo. […] Le rovine frananti dell’utopia. La collosa, collassata spazzatura imbarazzante della fiducia umana. Resti. Ectoplasmi, anche, della stazzonata, e singhiozzante epopea realista (Ferroni non ha mai amato i guttusiani ‘littoriali rossi’ della sinistra di partito) lacerti sconfitti di un realismo a brandelli, che vuole comunque contrapporsi, sopravvivere, alla vincente, dilagante marea informale, o pop”.
Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 – Bergamo 2001), pittore e incisore, ha svolto prevalentemente la sua attività d’artista prima a Milano e poi a Bergamo, con frequenti soggiorni in Versilia.
Sul finire degli anni Quaranta frequenta l’ambiente di Brera ed ha modo di conoscere alcuni importanti artisti, anche delle generazioni precedenti alla sua, in una Milano tanto attiva e vivace, allora centro di elevati fermenti culturali. A metà degli anni Cinquanta stringe amicizia con Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni, Vaglieri. Dalla loro unione nasce il gruppo che il critico Marco Valsecchi definì “realismo esistenziale”.
Nel 1957 inizia a dedicarsi alla grafica incisa. Nel 1963 gli viene assegnato il Premio Biella per l’incisione (ex aequo con Giacomo Soffiantino) e nel 1973 ottiene un particolare riconoscimento per la grafica al Premio del Fiorino di Firenze.
Accademico di San Luca, ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (nel 1968 e nel 1982 con una sala personale) e della Quadriennale di Roma (Primo Premio nel 1999). Sempre alla Biennale è presentato nel 2002 il mediometraggio La notte che si sposta – Gianfranco Ferroni, regia di Elisabetta Sgarbi.
Numerose le mostre personali in gallerie pubbliche e private, in Italia e all’estero: tra le altre si ricordano le antologiche a Palazzo delle Albere a Trento nel 1985, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano nel 1990 e 1999, alla Civica Galleria di Arte Moderna di Bologna nel 1994, a Palazzo Reale di Milano nel 1997 e nel 2007, alla Pinacoteca di Brera (Sala della Cappella di Mocchirolo) a Milano nel 2001, alla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Roberto Longhi di Firenze nel 2003,al palazzo della Ragione di Bergamo nel 2007 e la mostra Autoritratti alla Galleria Ceribelli di Bergamo nel 2011 e a Maggio 2015 La luce della solitudine agli Uffizi a Firenze.
Raccolte di suoi scritti ed interviste sono state pubblicate nel 2008 (Gianfranco Ferroni, Il silenzio dell’immagine – Testi, incontri, interviste, Postfazione e curatela di Stefano Crespi, Le Lettere, Firenze) e nel 2009 (Gianfranco Ferroni, Antonio Gnoli, La luce dell’ateo, Bompiani, Milano). Nel 2011 viene pubblicato Gianfranco Ferroni – In memoriam, Lubrina Editore, Bergamo.
Già nel 2011 la Fondazione aveva ospitato a Monforte d’Alba opere di Ferroni insieme a quelle di Saroni nell’ambito delle rassegne Su carta, ed ora dopo la grande mostra di Ferroni agli Uffizi a Firenze (maggio-luglio 2015) offre la possibilità di ammirare un’importante retrospettiva sulla pittura del maestro. La mostra raccoglie una ventina di opere scelte di piccole e medie dimensioni che ripercorrono l’intero arco cronologico della vicenda artistica di Gianfranco Ferroni.
Dalle prime prove di impronta espressionista della seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento alla produzione della maturità, a partire dagli anni Settanta, con le famose composizioni immerse nel silenzio che lo hanno reso noto al grande pubblico. Vere e proprie icone che con luce e segno definiscono l’immaginario ferroniano, costruzione e dissoluzione che si ritrovano anche nella grafica incisa, di cui l’artista è un riconosciuto maestro al pari della pittura.
La mostra è a cura della Fondazione Bottari Lattes in collaborazione con la Galleria Ceribelli di Bergamo, che ha prestato la maggior parte delle opere esposte, a cui si aggiungono quelle della collezione privata di Caterina Bottari Lattes.
Ha scritto Marco Vallora: “Forse ci sono anche ragioni biografiche, esistenziali, per quella progressiva ‘spoliazione’ delle ammutolite camere di tortura di Ferroni: si parte, nella mostra torinese, di lì, da quel gorgo. […] Le rovine frananti dell’utopia. La collosa, collassata spazzatura imbarazzante della fiducia umana. Resti. Ectoplasmi, anche, della stazzonata, e singhiozzante epopea realista (Ferroni non ha mai amato i guttusiani ‘littoriali rossi’ della sinistra di partito) lacerti sconfitti di un realismo a brandelli, che vuole comunque contrapporsi, sopravvivere, alla vincente, dilagante marea informale, o pop”.
Gianfranco Ferroni (Livorno 1927 – Bergamo 2001), pittore e incisore, ha svolto prevalentemente la sua attività d’artista prima a Milano e poi a Bergamo, con frequenti soggiorni in Versilia.
Sul finire degli anni Quaranta frequenta l’ambiente di Brera ed ha modo di conoscere alcuni importanti artisti, anche delle generazioni precedenti alla sua, in una Milano tanto attiva e vivace, allora centro di elevati fermenti culturali. A metà degli anni Cinquanta stringe amicizia con Banchieri, Ceretti, Guerreschi, Romagnoni, Vaglieri. Dalla loro unione nasce il gruppo che il critico Marco Valsecchi definì “realismo esistenziale”.
Nel 1957 inizia a dedicarsi alla grafica incisa. Nel 1963 gli viene assegnato il Premio Biella per l’incisione (ex aequo con Giacomo Soffiantino) e nel 1973 ottiene un particolare riconoscimento per la grafica al Premio del Fiorino di Firenze.
Accademico di San Luca, ha partecipato a diverse edizioni della Biennale di Venezia (nel 1968 e nel 1982 con una sala personale) e della Quadriennale di Roma (Primo Premio nel 1999). Sempre alla Biennale è presentato nel 2002 il mediometraggio La notte che si sposta – Gianfranco Ferroni, regia di Elisabetta Sgarbi.
Numerose le mostre personali in gallerie pubbliche e private, in Italia e all’estero: tra le altre si ricordano le antologiche a Palazzo delle Albere a Trento nel 1985, a Palazzo Sarcinelli di Conegliano nel 1990 e 1999, alla Civica Galleria di Arte Moderna di Bologna nel 1994, a Palazzo Reale di Milano nel 1997 e nel 2007, alla Pinacoteca di Brera (Sala della Cappella di Mocchirolo) a Milano nel 2001, alla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte di Roberto Longhi di Firenze nel 2003,al palazzo della Ragione di Bergamo nel 2007 e la mostra Autoritratti alla Galleria Ceribelli di Bergamo nel 2011 e a Maggio 2015 La luce della solitudine agli Uffizi a Firenze.
Raccolte di suoi scritti ed interviste sono state pubblicate nel 2008 (Gianfranco Ferroni, Il silenzio dell’immagine – Testi, incontri, interviste, Postfazione e curatela di Stefano Crespi, Le Lettere, Firenze) e nel 2009 (Gianfranco Ferroni, Antonio Gnoli, La luce dell’ateo, Bompiani, Milano). Nel 2011 viene pubblicato Gianfranco Ferroni – In memoriam, Lubrina Editore, Bergamo.
03
novembre 2015
Gianfranco Ferroni – Le stanze de la musique du silence
Dal 03 novembre 2015 al 16 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
SPAZIO DON CHISCIOTTE
Torino, Via Della Rocca, 37, (Torino)
Torino, Via Della Rocca, 37, (Torino)
Orario di apertura
martedì-sabato ore 10.30-12.30; 15.30-19.30
Vernissage
3 Novembre 2015, h 18
Autore