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Gianni Dorigo – Cinema
Stravagante cacciatore di immagini, Dorigo per la sua mostra non ha lavorato soltanto sui “migliori film della sua vita”, ma su alcuni fotogrammi che hanno colpito la sua fantasia, scegliendo a volte frammenti o manifesti da opere a lui sconosciute
Comunicato stampa
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Stravagante cacciatore di immagini, Dorigo per la sua mostra non ha lavorato soltanto sui “migliori film della sua vita”, ma su alcuni fotogrammi che hanno colpito la sua fantasia, scegliendo a volte frammenti o manifesti da opere a lui sconosciute. Fra le sue carte però, durante una visita amichevole nello studio-cantiere con alcuni quadri ancora in costruzione, ho trovato una sua privata “Piccola storia del cinema” un centinaio di titoli prediletti, messi in fila in ordine cronologico dal Gabinetto del dottor Caligari (1920) di Robert Wiene a Nuvole in viaggio (1996) di Aki Kaurismaki (gli ultimi cinque anni non sono stati ancora catalogati o non hanno lasciato emozioni profonde nel suo cuore di spettatore). Insomma c’è alle sue spalle un lavoro da critico-ricercatore da cineteca. Ma la filologia stavolta è cancellata; e credo che sia stata giusta la scelta di seguire per questo viaggio dentro alle ombre rosse e nere di uno schermo da ridipingere, un altro itinerario, più libero e non vincolato al criterio della qualità (ancorché personale e soggettiva). Mentre altri pittori si ispirano (che so) alle nature morte o vive, ai volti e ai corpi degli uomini e delle donne, alle suggestioni dei panorami e dei colori, Dorigo fruga nelle sue memorie da sala buia (o caverna dei sogni). Si mette davanti alla tela e deforma (riforma) figure e sensazioni remote, in alcuni casi precedenti anche alla sua infanzia: così ripartire alla ricerca del favoloso regno della Corona di ferro o ritrovarsi davanti al tribunale da caccia alle streghe di Dies irae, in fondo sarà lo stesso. E non casualmente gli anni sessanta sono il punto ideale di fermata. Non perché il cinema che è venuto dopo sia stato poeticamente insignificante, ma forse perché bloccando la porta del presente-futuro si possono sentire meglio i fremiti del passato. Più che un’ operazione nostalgica, da vecchia pop-art, la “pitturafilmica” di Dorigo sembra suggerire la possibilità di un’ autobiografia collettiva, non priva di dolore e di malinconia. Mi ritorna in mente una riflessione, scritta qualche decennio fa da Italo Calvino: “Il cinema della distanza che aveva nutrito la nostra giovinezza è capovolto definitivamente nel cinema della vicinanza assoluta. Nei tempi stretti delle nostre vite tutto resta lì, angosciosamente presente; le prime immagini dell’ eros e le premonizioni della morte ci raggiungono in ogni sogno; la fine del mondo è cominciata con noi e non accenna a finire; il film di cui ci illudevamo di essere solo spettatori è la storia della nostra vita”.
Claudio Carabba
Claudio Carabba
18
marzo 2006
Gianni Dorigo – Cinema
Dal 18 marzo al 22 aprile 2006
arte contemporanea
Location
OE CLUB
Firenze, Borgo Allegri, 9r, (Firenze)
Firenze, Borgo Allegri, 9r, (Firenze)
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