Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gianni Maffi – Aspetti del paesaggio naturale italiano
mostra personale di Fotografie 1990 – 2010
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LA BELLEZZA E IL RISPETTO
Del paesaggio naturale si parla molto ma poi, a ben pensarci, ci si accorge che non è facile definirlo perché esiste una grande differenza fra il concetto astratto cui troppo spesso si ricorre e la realtà con cui è necessario confrontarsi. Per limitarci al mondo dell'arte, questa è stata una contraddizione interna alla pittura che, considerando insufficiente la pura descrizione, ha quasi sempre idealizzato il paesaggio trasformandolo di volta in volta in un'allegoria, in uno specchio dei sentimenti umani o, nella poetica delle avanguardie storiche, in un luogo della creatività.
Tutto è cambiato con l'arrivo della fotografia che ha posto prepotentemente la realtà al centro dell'attenzione rivendicandone un importante ruolo espressivo. La scelta di soffermarsi con particolare attenzione al paesaggio era inizialmente legata a necessità tecniche - i lunghi tempi di esposizione facevano preferire soggetti statici - ma questo portò poi i fotografi di paesaggio a divenire quello che ancora oggi sono, interpreti di un rapporto dialettico con la natura. Quando il biellese Vittorio Sella porta le sue pesanti macchine a banco ottico sulle vette alpine non inventa solo un genere fotografico ma propone anche un modo di relazionarsi con la montagna, quando Ansel Adams documenta l'incanto dei parchi nazionali americani non si limita a mostrarne il fascino ma indica la possibilità di leggerli alla luce di una vera e propria filosofia della natura.
Il lavoro di Gianni Maffi, fotografo colto e raffinato come le immagini che sa realizzare, possiede il disarmante fascino della bellezza. Ne è riprova l'eleganza severa del suo bianconero sempre stampato in modo ineccepibile per dar corpo alla magnificenza che caratterizza i suoi soggetti. Se le riprese rivelano, come in questo caso, una loro decisa essenzialità è perché l'autore ha saputo studiarle con quel rispetto e quel rigore che all'osservatore superficiale possono forse sfuggire ma senza le quali è impossibile ottenere risultati di qualità. Il punto di ripresa e l'attenzione compositiva sono caratteristiche di grande importanza soprattutto per un fotografo come Maffi che privilegia il formato quadrato, un'ideale “cornice” di realtà al cui interno è decisivo il senso dell'equilibrio. Ne è un bell'esempio l'immagine del Gran Paradiso con l'ampio spazio del cielo che si stende diagonalmente sulla montagna stabilendo una sorta di contiguità cromatica fra le nuvole e il ghiaccio della vetta. Al contrario, nella spettacolare ripresa della Scala dei Turchi il cielo occupa una piccola porzione, contrapponendo al bianco abbagliante delle rocce un grigio uniforme su cui un albero svetta lontano e severo. Queste non sono fotografie che possano essere semplicemente guardate, occorre invece osservarle con cura perché solo così è possibile scoprire i tanti particolari che sanno trasmettere. L'atmosfera poetica di uno scorcio del Parco del Ticino, il gioco di trasparenze di uno specchio d'acqua a Passo Pennes dove i fili d'erba sembrano danzare, l'accostamento fra i giovani alberi dall'ampia chioma e vecchi tronchi adagiati in pose sospese come sculture metafisiche sono elementi da osservare con calma perché non si rivelano immediatamente e trasmettono all'osservatore paziente il piacere di un'inattesa scoperta.
Roberto Mutti
Del paesaggio naturale si parla molto ma poi, a ben pensarci, ci si accorge che non è facile definirlo perché esiste una grande differenza fra il concetto astratto cui troppo spesso si ricorre e la realtà con cui è necessario confrontarsi. Per limitarci al mondo dell'arte, questa è stata una contraddizione interna alla pittura che, considerando insufficiente la pura descrizione, ha quasi sempre idealizzato il paesaggio trasformandolo di volta in volta in un'allegoria, in uno specchio dei sentimenti umani o, nella poetica delle avanguardie storiche, in un luogo della creatività.
Tutto è cambiato con l'arrivo della fotografia che ha posto prepotentemente la realtà al centro dell'attenzione rivendicandone un importante ruolo espressivo. La scelta di soffermarsi con particolare attenzione al paesaggio era inizialmente legata a necessità tecniche - i lunghi tempi di esposizione facevano preferire soggetti statici - ma questo portò poi i fotografi di paesaggio a divenire quello che ancora oggi sono, interpreti di un rapporto dialettico con la natura. Quando il biellese Vittorio Sella porta le sue pesanti macchine a banco ottico sulle vette alpine non inventa solo un genere fotografico ma propone anche un modo di relazionarsi con la montagna, quando Ansel Adams documenta l'incanto dei parchi nazionali americani non si limita a mostrarne il fascino ma indica la possibilità di leggerli alla luce di una vera e propria filosofia della natura.
Il lavoro di Gianni Maffi, fotografo colto e raffinato come le immagini che sa realizzare, possiede il disarmante fascino della bellezza. Ne è riprova l'eleganza severa del suo bianconero sempre stampato in modo ineccepibile per dar corpo alla magnificenza che caratterizza i suoi soggetti. Se le riprese rivelano, come in questo caso, una loro decisa essenzialità è perché l'autore ha saputo studiarle con quel rispetto e quel rigore che all'osservatore superficiale possono forse sfuggire ma senza le quali è impossibile ottenere risultati di qualità. Il punto di ripresa e l'attenzione compositiva sono caratteristiche di grande importanza soprattutto per un fotografo come Maffi che privilegia il formato quadrato, un'ideale “cornice” di realtà al cui interno è decisivo il senso dell'equilibrio. Ne è un bell'esempio l'immagine del Gran Paradiso con l'ampio spazio del cielo che si stende diagonalmente sulla montagna stabilendo una sorta di contiguità cromatica fra le nuvole e il ghiaccio della vetta. Al contrario, nella spettacolare ripresa della Scala dei Turchi il cielo occupa una piccola porzione, contrapponendo al bianco abbagliante delle rocce un grigio uniforme su cui un albero svetta lontano e severo. Queste non sono fotografie che possano essere semplicemente guardate, occorre invece osservarle con cura perché solo così è possibile scoprire i tanti particolari che sanno trasmettere. L'atmosfera poetica di uno scorcio del Parco del Ticino, il gioco di trasparenze di uno specchio d'acqua a Passo Pennes dove i fili d'erba sembrano danzare, l'accostamento fra i giovani alberi dall'ampia chioma e vecchi tronchi adagiati in pose sospese come sculture metafisiche sono elementi da osservare con calma perché non si rivelano immediatamente e trasmettono all'osservatore paziente il piacere di un'inattesa scoperta.
Roberto Mutti
04
settembre 2010
Gianni Maffi – Aspetti del paesaggio naturale italiano
Dal 04 al 26 settembre 2010
fotografia
arte etnica
arte etnica
Location
CASTELLO VISCONTEO
Abbiategrasso, Piazza Castello, 1, (Milano)
Abbiategrasso, Piazza Castello, 1, (Milano)
Orario di apertura
da Martedì a Venerdì, ore 16.00 - 19.00 (al mattino, solo su prenotazione di scuole e gruppi)
Sabato e festivi, 10.0012.30 e 15.0019.00
Vernissage
4 Settembre 2010, ore 17
Autore