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Gianni Piacentino – Works 1966-2017
La Galleria Mucciaccia presenta la mostra personale di Gianni Piacentino con oltre trenta opere in mostra dal 1966 ai giorni nostri, un’occasione unica per incontrare il lavoro di questo autore, una delle figure più interessanti e uniche del panorama artistico internazionale, che segue le sue recenti antologiche museali al Centre d’Art Contemporain di Ginevra (2013) e alla Fondazione Prada di Milano (2015-2016).
Comunicato stampa
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La Galleria Mucciaccia presenta la mostra personale di Gianni Piacentino con oltre trenta opere in mostra dal 1966 ai giorni nostri, un’occasione unica per incontrare il lavoro di questo autore, una delle figure più interessanti e uniche del panorama artistico internazionale, che segue le sue recenti antologiche museali al Centre d’Art Contemporain di Ginevra (2013) e alla Fondazione Prada di Milano (2015-2016).
La mostra, aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2018, traccia il percorso di Piacentino non in senso puramente cronologico, quanto piuttosto secondo una chiave di lettura che lo stesso artista offre del proprio lavoro, scegliendo di intrecciare lavori storici e recentissimi, a sottolineare gli elementi di continuità nella sua opera, ma anche di specificità dei singoli momenti e periodi.
Novità assoluta, presentata al pubblico per la prima volta in questa occasione, sono i recentissimi lavori METALLIC, che rivisitano i monocromi del 1965 in colori metallici sempre di origine industriale, e TRANS-CHROME, nei quali l’artista riprende forme, dimensioni e colorazioni di sue opere storiche degli anni 1966-67, modificandone però le cromie attraverso una particolare tecnica di lavorazione delle superfici, con una finitura cromo trasparente che li attualizza in inedite luminosità cangianti.
Queste opere evidenziano una sorta di cortocircuito temporale tra classicità e contemporaneità: secondo una visione che egli stesso definisce di “auto-manierismo”, Piacentino lavora sul colore come materia concreta, innestandovi i suoi caratteristici trattamenti e procedimenti altamente tecnologici, direttamente ispirati all’estetica e alla lavorazione industriale. Ne risulta così un inedito virtuosismo luministico, che richiama esplicitamente grandi maestri del passato, dai fondi oro delle icone bizantine, ai morbidi velluti di Tiziano, ai riflessi del celebre orecchino di perla di Vermeer, che Piacentino traduce in termini contemporanei nel linguaggio aniconico delle sue opere.
Tra le opere degli anni Sessanta presenti in mostra, si segnala in particolare YELLOW-OCHRE FENCE OBJECT (1967-68), che venne esposta nella storica mostra “Arte povera” alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1968.
La mostra è accompagnata da una monografia bilingue (Cambi editore), a cura di Francesca Pola, la cui copertina è stata ideata appositamente dall’artista. Un’ampia antologia critica che rende conto della precoce e ininterrotta fortuna internazionale dell’opera dell’autore, le riproduzioni di tutte le opere esposte e un ricco apparato di contestualizzazione; articolato tra disegni, progetti, foto biografiche e di repertorio, allestimenti storici, cataloghi, inviti e altri documenti di varia natura.
Note biografiche:
Nato a Coazze (To) nel 1945, Gianni Piacentino esordisce alla metà degli anni Sessanta nel gruppo dell’Arte Povera che abbandona presto per dedicarsi alla realizzare prototipi di curiosi veicoli a due e a tre ruote con materiali industriali, sculture dalle forme geometriche essenziali realizzate in legno plastificato e verniciato e sviluppando, parallelamente, un’originale idea di pittura.
I suoi lavori sono stati esposti in Europa fin dal 1966 in spazi pubblici quali il Palais des Beaux Arts, Brussels, il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; la Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Palazzo delle Esposizioni a Roma; la National Galerie di Berlino, Gesellschaft für Aktuelle Kunst a Bremen e il Museum am Ostwall a Dortmund; PS1 a New York oltre a numerose gallerie private. Nel 1977 è stato invitato a partecipare a Documenta 6 e nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia. I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti della Galleria d’Arte Moderna di Torino e del museo di Reggio Emilia, del Power Institute of Fine Arts di Sidney (Australia), della National Galerie di Berlino e del Neuen Museums Weserburg, Bremen.
La mostra, aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2018, traccia il percorso di Piacentino non in senso puramente cronologico, quanto piuttosto secondo una chiave di lettura che lo stesso artista offre del proprio lavoro, scegliendo di intrecciare lavori storici e recentissimi, a sottolineare gli elementi di continuità nella sua opera, ma anche di specificità dei singoli momenti e periodi.
Novità assoluta, presentata al pubblico per la prima volta in questa occasione, sono i recentissimi lavori METALLIC, che rivisitano i monocromi del 1965 in colori metallici sempre di origine industriale, e TRANS-CHROME, nei quali l’artista riprende forme, dimensioni e colorazioni di sue opere storiche degli anni 1966-67, modificandone però le cromie attraverso una particolare tecnica di lavorazione delle superfici, con una finitura cromo trasparente che li attualizza in inedite luminosità cangianti.
Queste opere evidenziano una sorta di cortocircuito temporale tra classicità e contemporaneità: secondo una visione che egli stesso definisce di “auto-manierismo”, Piacentino lavora sul colore come materia concreta, innestandovi i suoi caratteristici trattamenti e procedimenti altamente tecnologici, direttamente ispirati all’estetica e alla lavorazione industriale. Ne risulta così un inedito virtuosismo luministico, che richiama esplicitamente grandi maestri del passato, dai fondi oro delle icone bizantine, ai morbidi velluti di Tiziano, ai riflessi del celebre orecchino di perla di Vermeer, che Piacentino traduce in termini contemporanei nel linguaggio aniconico delle sue opere.
Tra le opere degli anni Sessanta presenti in mostra, si segnala in particolare YELLOW-OCHRE FENCE OBJECT (1967-68), che venne esposta nella storica mostra “Arte povera” alla Galleria De’ Foscherari di Bologna nel 1968.
La mostra è accompagnata da una monografia bilingue (Cambi editore), a cura di Francesca Pola, la cui copertina è stata ideata appositamente dall’artista. Un’ampia antologia critica che rende conto della precoce e ininterrotta fortuna internazionale dell’opera dell’autore, le riproduzioni di tutte le opere esposte e un ricco apparato di contestualizzazione; articolato tra disegni, progetti, foto biografiche e di repertorio, allestimenti storici, cataloghi, inviti e altri documenti di varia natura.
Note biografiche:
Nato a Coazze (To) nel 1945, Gianni Piacentino esordisce alla metà degli anni Sessanta nel gruppo dell’Arte Povera che abbandona presto per dedicarsi alla realizzare prototipi di curiosi veicoli a due e a tre ruote con materiali industriali, sculture dalle forme geometriche essenziali realizzate in legno plastificato e verniciato e sviluppando, parallelamente, un’originale idea di pittura.
I suoi lavori sono stati esposti in Europa fin dal 1966 in spazi pubblici quali il Palais des Beaux Arts, Brussels, il Centro de Arte Reina Sofia, Madrid; la Galleria d’Arte Moderna di Bologna e Palazzo delle Esposizioni a Roma; la National Galerie di Berlino, Gesellschaft für Aktuelle Kunst a Bremen e il Museum am Ostwall a Dortmund; PS1 a New York oltre a numerose gallerie private. Nel 1977 è stato invitato a partecipare a Documenta 6 e nel 1993 alla XLV Biennale di Venezia. I suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti della Galleria d’Arte Moderna di Torino e del museo di Reggio Emilia, del Power Institute of Fine Arts di Sidney (Australia), della National Galerie di Berlino e del Neuen Museums Weserburg, Bremen.
24
novembre 2017
Gianni Piacentino – Works 1966-2017
Dal 24 novembre 2017 al 15 gennaio 2018
arte contemporanea
Location
MUCCIACCIA ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Roma, Largo Della Fontanella Di Borghese, 89, (Roma)
Roma, Largo Della Fontanella Di Borghese, 89, (Roma)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 10.00 – 19.30; domenica chiuso
Apertura straordinaria: domenica 10 e domenica 17 dicembre
Chiuso: 8 – 24 – 25 – 26 – 31 dicembre, 1° – 6 – 7 gennaio
Autore