“…Guardiamo, osserviamo, dialoghiamo con una “rosa” di Nolde o di Morandi o, aggiungo, anche una rosa di Sabbioni, e riflettiamo. C’è più fascino, mistero, profondità in una qualsiasi delle opere esposte alla Biennale o in una di queste “rose”?

Perché un po’ di colore steso su una tela può ancora incantare e sorprendere, senza bisogno di essere raccontato da un intermediario, mentre il Contemporaneo può solo inseguire all’infinito l’effetto più scandalistico, buono per essere raccontato dai cronisti dell’arte e subito dimenticato?”

Paolo Baruffaldi