Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Gino D’Ugo – La pratica inevasa
L’Assessorato alle Politiche Culturali della Città di Pescara in collaborazione con “Opus” e “16 Civico”, spazio indipendente per l’arte contemporanea, presentano: LA PRATICA INEVASA, la mostra personale di Gino D’Ugo.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L'Assessorato alle Politiche Culturali della Città di Pescara in collaborazione con “Opus” e “16 Civico”, spazio indipendente per l'arte contemporanea, presentano: LA PRATICA INEVASA, la mostra personale di Gino D'Ugo.
“Rimango spesso colpito e rapito da quei muri dove le persone affiggono oggetti, foglietti con frasi, oboli dedicati a una presenza superiore, o alla sorte, perché protegga qualcosa a cui tengono, qualcosa di prezioso.
Interpreto questi luoghi attraverso i frammentari individuali pensieri che manifestano, come accumulatori di energie. Li leggo come una manifestazione del senso del sacro individuale, che non è regola d’ordine ecclesiastico né ideologia.” G. D’Ugo
Questi accumulatori mi fanno riflettere sull’ intimo e il personale, una dimensione che va ben oltre il dominio di una ragione totalizzante, hanno un valore di interferenza ed interruzione riguardo alla formazione di un quotidiano omologato. Parlano anche di cose che rimarrebbero lì, sedimentate, senza ricevere risposta o liberazione, costrette a un'altra dimensione dettata da obblighi quotidiani e vicissitudini.
Invece questo traboccare trasmette un processo di accrescimento della sensibilità, gratta sotto la superficie per far emergere dal buio cosa c’è nel fondo, esce da un isolamento del tutto personale per rendere manifesti intimi pensieri, protegge una fiamma interiore e supera un universo molto più vasto di ciò che si delinea concluso nella forma. Permette un dialogo, una continua possibilità e condizione di rilettura di quello che permane.
La pratica inevasa è un processo partecipativo che associa memoria collettiva e individuale. Non c’è narrazione, è una riorganizzazione del linguaggio e del pensiero, zona aperta e relazionale.
Tale processo vuole rendere la memoria pratica liquida, dove componenti essenziali (non disgiunti) dell’esistenza individuale si rimescolano nell’ oceano, seppur parziale, del collettivo.
La pratica inevasa vuole superare il concetto del pensiero ricorrente che la vita scorra e termini con la dissoluzione del corpo, ciò che è ricordato continua a vivere e per essere ricordato ha necessità di trasmissione.
Il termine di inevaso viene comunemente utilizzato per le pratiche degli uffici e della burocrazia, dove una infinità di pratiche staziona come un corpo morto in fondo al mare.
In questa pratica è previsto invece uno slittamento sul piano di esercizio catartico, qualcosa che è rimasto nel buio profondo che a volte riaffiora lievemente o qualcosa di ingombrante che quotidianamente pesa sull’anima: un’immagine, un pensiero , un desiderio inespresso, l’isola che non c’è ma esiste nel profondo, lo scheletro in fondo al mare a cui restituire la carne facendolo affiorare dagli abissi.
In tale processo partecipativo si invitano le persone a dedicare a questo insieme una parte di loro, che si manifesti in modo libero e fuori dalla mera rappresentazione o dalla riproduzione fedele,
favorendo l’emergere di un impulso che elimini persino la paura del contraddirsi, per un evolversi sociale che rompendo sistematicamente la convenzione ne rispetti l’esistenza.
Si vuole creare un luogo dove slittano parole e significati, immagini che creano molteplici e infinite tracce dell’esistere quotidiano.
All’atto pratico il frammento individuale, cartaceo, che dovrà non essere superiore ad un formato A4, potrà rivelarsi nella forma di una frase, di uno scritto o semplicemente di un immagine e verrà esposto in una visione di insieme collettiva.
16Civico di Pescara si pone come primo appuntamento di questo processo relazionale dove il pubblico si trova a partecipare e a completare l’opera tutta attraverso le proprie espressioni e la propria esperienza.
Quest’ultima si basa su un percorso espositivo che vedrà protagoniste un’installazione e alcune opere che faranno da trait d’union con l’opera relazionale.
Le pratiche non dovranno avere alcuna firma sul lato anteriore e potranno a libera scelta essere firmate o no sul lato posteriore.
La consegna delle citate pratiche potrà avvenire nel periodo antecedente l’esposizione, ma anche durante il suo svolgimento.
Se dovessero pervenire in ritardo rispetto a questi tempi potrebbero essere utilizzate per possibili futuri appuntamenti .
Potranno essere consegnate a mano direttamente all’artista o ai componenti del 16Civico di Pescara oppure essere inviate ai rispettivi indirizzi mail:
gino.dgo@gmail.com
16civico@gmail.com
Dovranno essere consegnate complete della sottoscritta liberatoria compilata e firmata.
LINK per il DOWNLOAD: http://www.fileconvoy.com/dfl.php?id=gcd83e41703afd5911000153598fb9aa57cae5dd987
----------------------------------------------------
Gino D’Ugo, romano, classe 1968.
Si è diplomato in scultura nel 1993 presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Durante gli studi accademici ha frequentato anche il corso di pittura presso la Sommerakademie di Salisburgo.
Nel ‘92 vince il premio scultura Filippo Albacini presso l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma. Nel ‘93 si trasferisce sull’Appennino Tosco-Emiliano e si dedica alla scultura intesa come forma a sé stante, avvertendo però elementi di relazione rispetto ai concetti esistenziali.
In questi anni partecipa a diversi simposi internazionali, quali: Budapest, Hoier, Villany, e Muritz dove consegue il premio Kunst und Nature in Muritz NationalPark realizzando un’installazione site-specific per il parco.
Nel 1995 viene presentata la sua prima personale Legno e Ferro presso il Foyer del Teatro Furio Camillo di Roma. Nel 1996 vince il premio Massenzio per Visioni Luminose.
Dopo due anni vissuti sull’Appenino, nei quali si riappropria della percezione empatica in relazione al tempo, al luogo e al rituale quotidiano, ritorna nella capitale (1997) con il lavoro La stanza dei passaggi per l’esposizione Gruppo Filtro a cura di Giuliana Stella e Laura Salvi presso il Teatro degli Artisti di Simone Carella.
Dal 1998 al 2003 collabora con Studio Impresa di Roma nella progettazione e realizzazione di interni, design e arredamento.
Nel 2003 il processo artistico cambia, in termini di approccio e metodologia, puntando l’attenzione verso la fotografia e la parola.
Dal 2004 vive a Lerici (SP) dove entra in contatto con altre realtà artistiche e delineando varie collaborazioni ed esposizioni. Tra gli eventi si possono ricordare: la Collettiva del 2007 che vide protagonisti J.Benassi, Francesco Bruno C., L.D’Anteo, G.D’Ugo, presso lo studio Baus a Città della Spezia. A Travers a cura dell’Assessorato alla Cultura di Lerici; Out…The World presso la Showroom Schiffini di La Spezia (con testo critico di Enrico Formica) e, in collaborazione con Dino Baudone, l’opera audio visiva site-specific Piattaforma per RUN a cura di Jaya Cozzani.
Nel 2013 partecipa a “Fino al cuore della rivolta” presso Torre Malaspina, Fosdinovo (Massa-Carrara). Nel 2016 viene invitato a esporre nello spazio indipendente di Fourteen ArTellaro (SP) dove presenta il lavoro “Perdutamente t’amo”. Successivamente, in qualità di Direttore Artistico e Curatore dello spazio creativo delinea diverse tematiche per la programmazione annuale delle esposizioni, come ad esempio: “Eppur si muove” e “La superficie accidentata” (in corso).
Nel 2017 espone presso Mestrovic Pavilion di Zagabria per “La fine del nuovo cap.XIII” a cura di Paolo Toffoluti.
Nel 2018 partecipa alle collettive #NoPlace4 presso la Ex-Fabbrica Ceramica Vaccari in Sarzana (SP), a cura di Umberto Cavenago; e per Arteporto con “OLTREMARE” all’interno dei Porti Imperiali di Claudio e Traiano a Fiumicino (RM) curata da Sandro Polo e Silvia Calvarese.
Nel marzo 2019 ha esposto il suo ultimo lavoro Tempo fertile , a cura di Valentina Muzi, presso lo spazio indipendente Gate26a di Modena.
Dal principio della scultura il suo interesse slitta sempre più frequentemente verso la forma come spazio di interrelazione e concetto, a volte modificando e reinterpretando il significato corrente dell’oggetto, anche utilizzando piccoli gesti del quotidiano. L’azione prende allora dei risvolti nell’ambito del politico o della sacralità quotidiana ma con apertura di interpretazione al libero arbitrio.
L'evento è sponsorizzato dal progetto "Auà" presso Le stanze di Bruno [Pescara]
INGRESSO GRATUITO
Nei giorni successivi l'inaugurazione è necessaria la prenotazione.
16 Civico
Spazio per l'arte contemporanea
Strada Provinciale S.Silvestro, 16 - 65129 PESCARA
www.16civico.wordpress.com
16civico@gmail.com
fb:https://www.facebook.com/Sedicicivico/
info: 3402537653
“Rimango spesso colpito e rapito da quei muri dove le persone affiggono oggetti, foglietti con frasi, oboli dedicati a una presenza superiore, o alla sorte, perché protegga qualcosa a cui tengono, qualcosa di prezioso.
Interpreto questi luoghi attraverso i frammentari individuali pensieri che manifestano, come accumulatori di energie. Li leggo come una manifestazione del senso del sacro individuale, che non è regola d’ordine ecclesiastico né ideologia.” G. D’Ugo
Questi accumulatori mi fanno riflettere sull’ intimo e il personale, una dimensione che va ben oltre il dominio di una ragione totalizzante, hanno un valore di interferenza ed interruzione riguardo alla formazione di un quotidiano omologato. Parlano anche di cose che rimarrebbero lì, sedimentate, senza ricevere risposta o liberazione, costrette a un'altra dimensione dettata da obblighi quotidiani e vicissitudini.
Invece questo traboccare trasmette un processo di accrescimento della sensibilità, gratta sotto la superficie per far emergere dal buio cosa c’è nel fondo, esce da un isolamento del tutto personale per rendere manifesti intimi pensieri, protegge una fiamma interiore e supera un universo molto più vasto di ciò che si delinea concluso nella forma. Permette un dialogo, una continua possibilità e condizione di rilettura di quello che permane.
La pratica inevasa è un processo partecipativo che associa memoria collettiva e individuale. Non c’è narrazione, è una riorganizzazione del linguaggio e del pensiero, zona aperta e relazionale.
Tale processo vuole rendere la memoria pratica liquida, dove componenti essenziali (non disgiunti) dell’esistenza individuale si rimescolano nell’ oceano, seppur parziale, del collettivo.
La pratica inevasa vuole superare il concetto del pensiero ricorrente che la vita scorra e termini con la dissoluzione del corpo, ciò che è ricordato continua a vivere e per essere ricordato ha necessità di trasmissione.
Il termine di inevaso viene comunemente utilizzato per le pratiche degli uffici e della burocrazia, dove una infinità di pratiche staziona come un corpo morto in fondo al mare.
In questa pratica è previsto invece uno slittamento sul piano di esercizio catartico, qualcosa che è rimasto nel buio profondo che a volte riaffiora lievemente o qualcosa di ingombrante che quotidianamente pesa sull’anima: un’immagine, un pensiero , un desiderio inespresso, l’isola che non c’è ma esiste nel profondo, lo scheletro in fondo al mare a cui restituire la carne facendolo affiorare dagli abissi.
In tale processo partecipativo si invitano le persone a dedicare a questo insieme una parte di loro, che si manifesti in modo libero e fuori dalla mera rappresentazione o dalla riproduzione fedele,
favorendo l’emergere di un impulso che elimini persino la paura del contraddirsi, per un evolversi sociale che rompendo sistematicamente la convenzione ne rispetti l’esistenza.
Si vuole creare un luogo dove slittano parole e significati, immagini che creano molteplici e infinite tracce dell’esistere quotidiano.
All’atto pratico il frammento individuale, cartaceo, che dovrà non essere superiore ad un formato A4, potrà rivelarsi nella forma di una frase, di uno scritto o semplicemente di un immagine e verrà esposto in una visione di insieme collettiva.
16Civico di Pescara si pone come primo appuntamento di questo processo relazionale dove il pubblico si trova a partecipare e a completare l’opera tutta attraverso le proprie espressioni e la propria esperienza.
Quest’ultima si basa su un percorso espositivo che vedrà protagoniste un’installazione e alcune opere che faranno da trait d’union con l’opera relazionale.
Le pratiche non dovranno avere alcuna firma sul lato anteriore e potranno a libera scelta essere firmate o no sul lato posteriore.
La consegna delle citate pratiche potrà avvenire nel periodo antecedente l’esposizione, ma anche durante il suo svolgimento.
Se dovessero pervenire in ritardo rispetto a questi tempi potrebbero essere utilizzate per possibili futuri appuntamenti .
Potranno essere consegnate a mano direttamente all’artista o ai componenti del 16Civico di Pescara oppure essere inviate ai rispettivi indirizzi mail:
gino.dgo@gmail.com
16civico@gmail.com
Dovranno essere consegnate complete della sottoscritta liberatoria compilata e firmata.
LINK per il DOWNLOAD: http://www.fileconvoy.com/dfl.php?id=gcd83e41703afd5911000153598fb9aa57cae5dd987
----------------------------------------------------
Gino D’Ugo, romano, classe 1968.
Si è diplomato in scultura nel 1993 presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma.
Durante gli studi accademici ha frequentato anche il corso di pittura presso la Sommerakademie di Salisburgo.
Nel ‘92 vince il premio scultura Filippo Albacini presso l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma. Nel ‘93 si trasferisce sull’Appennino Tosco-Emiliano e si dedica alla scultura intesa come forma a sé stante, avvertendo però elementi di relazione rispetto ai concetti esistenziali.
In questi anni partecipa a diversi simposi internazionali, quali: Budapest, Hoier, Villany, e Muritz dove consegue il premio Kunst und Nature in Muritz NationalPark realizzando un’installazione site-specific per il parco.
Nel 1995 viene presentata la sua prima personale Legno e Ferro presso il Foyer del Teatro Furio Camillo di Roma. Nel 1996 vince il premio Massenzio per Visioni Luminose.
Dopo due anni vissuti sull’Appenino, nei quali si riappropria della percezione empatica in relazione al tempo, al luogo e al rituale quotidiano, ritorna nella capitale (1997) con il lavoro La stanza dei passaggi per l’esposizione Gruppo Filtro a cura di Giuliana Stella e Laura Salvi presso il Teatro degli Artisti di Simone Carella.
Dal 1998 al 2003 collabora con Studio Impresa di Roma nella progettazione e realizzazione di interni, design e arredamento.
Nel 2003 il processo artistico cambia, in termini di approccio e metodologia, puntando l’attenzione verso la fotografia e la parola.
Dal 2004 vive a Lerici (SP) dove entra in contatto con altre realtà artistiche e delineando varie collaborazioni ed esposizioni. Tra gli eventi si possono ricordare: la Collettiva del 2007 che vide protagonisti J.Benassi, Francesco Bruno C., L.D’Anteo, G.D’Ugo, presso lo studio Baus a Città della Spezia. A Travers a cura dell’Assessorato alla Cultura di Lerici; Out…The World presso la Showroom Schiffini di La Spezia (con testo critico di Enrico Formica) e, in collaborazione con Dino Baudone, l’opera audio visiva site-specific Piattaforma per RUN a cura di Jaya Cozzani.
Nel 2013 partecipa a “Fino al cuore della rivolta” presso Torre Malaspina, Fosdinovo (Massa-Carrara). Nel 2016 viene invitato a esporre nello spazio indipendente di Fourteen ArTellaro (SP) dove presenta il lavoro “Perdutamente t’amo”. Successivamente, in qualità di Direttore Artistico e Curatore dello spazio creativo delinea diverse tematiche per la programmazione annuale delle esposizioni, come ad esempio: “Eppur si muove” e “La superficie accidentata” (in corso).
Nel 2017 espone presso Mestrovic Pavilion di Zagabria per “La fine del nuovo cap.XIII” a cura di Paolo Toffoluti.
Nel 2018 partecipa alle collettive #NoPlace4 presso la Ex-Fabbrica Ceramica Vaccari in Sarzana (SP), a cura di Umberto Cavenago; e per Arteporto con “OLTREMARE” all’interno dei Porti Imperiali di Claudio e Traiano a Fiumicino (RM) curata da Sandro Polo e Silvia Calvarese.
Nel marzo 2019 ha esposto il suo ultimo lavoro Tempo fertile , a cura di Valentina Muzi, presso lo spazio indipendente Gate26a di Modena.
Dal principio della scultura il suo interesse slitta sempre più frequentemente verso la forma come spazio di interrelazione e concetto, a volte modificando e reinterpretando il significato corrente dell’oggetto, anche utilizzando piccoli gesti del quotidiano. L’azione prende allora dei risvolti nell’ambito del politico o della sacralità quotidiana ma con apertura di interpretazione al libero arbitrio.
L'evento è sponsorizzato dal progetto "Auà" presso Le stanze di Bruno [Pescara]
INGRESSO GRATUITO
Nei giorni successivi l'inaugurazione è necessaria la prenotazione.
16 Civico
Spazio per l'arte contemporanea
Strada Provinciale S.Silvestro, 16 - 65129 PESCARA
www.16civico.wordpress.com
16civico@gmail.com
fb:https://www.facebook.com/Sedicicivico/
info: 3402537653
23
marzo 2019
Gino D’Ugo – La pratica inevasa
Dal 23 marzo al 06 aprile 2019
arte contemporanea
Location
16 CIVICO
Pescara, Strada San Silvestro-san Giovanni, 16, (Pescara)
Pescara, Strada San Silvestro-san Giovanni, 16, (Pescara)
Orario di apertura
da lunedì a domenica 18:30 - 21
Vernissage
23 Marzo 2019, ore 18.30
Autore