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Gino Morandis – Rincontro con la pittura sottile dieci anni dopo
La pittura di Morandis, sin dai primi anni, assume un ruolo particolare all’interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l’universo immaginario della personale ricerca introspettiva.
Comunicato stampa
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Domenica 25 luglio 2004 alle ore 18,30 presso la Galleria Civica D’Arte Moderna - Palazzo Racani Arroni , si inaugurerà un’importante mostra antologica del Maestro Gino Morandis, artista veneziano che, già da giovane, si è imposto nel panorama artistico nazionale con grande successo di pubblico e di critica..
La pittura di Morandis, sin dai primi anni, assume un ruolo particolare all'interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della personale ricerca introspettiva.Dal carattere timido e riservato, Morandis nelle sue tele esprime una concezione spaziale che si risolve in un lirismo tendente a individuare le forme con un cromatismo luminoso che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative. Sono emblematiche di questo periodo le opere Immagine. L'artista opera una sorta di scomposizione strutturale della forma che non si apre nello spazio ma mantiene una sua unità dinamica. Questo aspetto acquisterà grande importanza nella ricerca espressiva sullo spazio-colore degli anni successivi che vedranno l'artista operare una sorta di essenzializzazione della forma servendosi di colori marcati, sperimentando forme plastiche in rilievo e utilizzando dei retini, che permettono una ricerca legata alla materia trasparente.La mostra è composta da diverse opere che ripercorrono tutto l’arco dell’attività dell’artista, fino alla sua morte avvenuta nel 1994, nelle quali si nota soprattutto uno straordinario equilibrio tra il senso dell’appartenenza ad una tradizione – quella della grande pittura veneta – intesa non come mero repertorio di soluzioni precostituite, bensì quale insieme tuttora vivo e sentito di problematiche e di significati, e, contemporaneamente, la coscienza pienamente acquisita della necessità di un rinnovato sforzo inventivo per dominare le nuove e inesplorate dimensioni che andavano aprendosi all’immaginazione con l’avvento dei più recenti sviluppi della scienza, della tecnologia e in generale del pensiero contemporaneo, hanno da sempre costituito l’orizzonte della raffinatissima creatività di Gino Morandis. La sua pittura è ricercare intorno a un tema, non concepito come tale, ma casuale ed esterno, cioè eventico: questo è la macchia, la forma primitiva dalle molte possibilità che fa vibrare la composizione agli occhi dell'osservatore, portato ad intuire la possibilità, il cammino e lo sviluppo logico nella coscienza dell'artista. Il colore teso e forte, che si sviluppa attorno al tema attraverso tensioni e distensioni in canoni psicologici, è uno degli elementi più caratteristici e più originali sentiti dell'opera di Morandi, il quale raggiunge il ritmo attraverso un elemento essenzialmente funzione spaziale: la tensione del colore, ora rappreso e vibrante, ora lento e dilatato, crea una moltitudine di piani e di volumi. Si comprende allora che, come scrive il critico e storico dell’arte Dino Marangon nella prefazione del libro, “Le sue tecniche sottili sono imparentate con i modi di comporre di Mozart: all’apparenza si ripetono, nella realtà solo si differenziano, come accade ai tempi e agli aventi della vita, come è proprio di ogni vera creazione”.
La pittura di Morandis, sin dai primi anni, assume un ruolo particolare all'interno del movimento spaziale; la sua particolare sensibilità coloristica, a cui si accompagna una decisa vocazione formale, lo porta a elaborare un linguaggio di pura astrazione fantastica adatto a esprimere l'universo immaginario della personale ricerca introspettiva.Dal carattere timido e riservato, Morandis nelle sue tele esprime una concezione spaziale che si risolve in un lirismo tendente a individuare le forme con un cromatismo luminoso che si espande in un'atmosfera magica, dove il segno e il colore assumono valenze simboliche e narrative. Sono emblematiche di questo periodo le opere Immagine. L'artista opera una sorta di scomposizione strutturale della forma che non si apre nello spazio ma mantiene una sua unità dinamica. Questo aspetto acquisterà grande importanza nella ricerca espressiva sullo spazio-colore degli anni successivi che vedranno l'artista operare una sorta di essenzializzazione della forma servendosi di colori marcati, sperimentando forme plastiche in rilievo e utilizzando dei retini, che permettono una ricerca legata alla materia trasparente.La mostra è composta da diverse opere che ripercorrono tutto l’arco dell’attività dell’artista, fino alla sua morte avvenuta nel 1994, nelle quali si nota soprattutto uno straordinario equilibrio tra il senso dell’appartenenza ad una tradizione – quella della grande pittura veneta – intesa non come mero repertorio di soluzioni precostituite, bensì quale insieme tuttora vivo e sentito di problematiche e di significati, e, contemporaneamente, la coscienza pienamente acquisita della necessità di un rinnovato sforzo inventivo per dominare le nuove e inesplorate dimensioni che andavano aprendosi all’immaginazione con l’avvento dei più recenti sviluppi della scienza, della tecnologia e in generale del pensiero contemporaneo, hanno da sempre costituito l’orizzonte della raffinatissima creatività di Gino Morandis. La sua pittura è ricercare intorno a un tema, non concepito come tale, ma casuale ed esterno, cioè eventico: questo è la macchia, la forma primitiva dalle molte possibilità che fa vibrare la composizione agli occhi dell'osservatore, portato ad intuire la possibilità, il cammino e lo sviluppo logico nella coscienza dell'artista. Il colore teso e forte, che si sviluppa attorno al tema attraverso tensioni e distensioni in canoni psicologici, è uno degli elementi più caratteristici e più originali sentiti dell'opera di Morandi, il quale raggiunge il ritmo attraverso un elemento essenzialmente funzione spaziale: la tensione del colore, ora rappreso e vibrante, ora lento e dilatato, crea una moltitudine di piani e di volumi. Si comprende allora che, come scrive il critico e storico dell’arte Dino Marangon nella prefazione del libro, “Le sue tecniche sottili sono imparentate con i modi di comporre di Mozart: all’apparenza si ripetono, nella realtà solo si differenziano, come accade ai tempi e agli aventi della vita, come è proprio di ogni vera creazione”.
25
luglio 2004
Gino Morandis – Rincontro con la pittura sottile dieci anni dopo
Dal 25 luglio al 04 settembre 2004
arte contemporanea
Location
PALAZZO RACANI ARRONI
Spoleto, Via Stretta, (Perugia)
Spoleto, Via Stretta, (Perugia)
Orario di apertura
ore 10,30 – 13,00 ore 15,30 – 19,00
Martedì chiuso
Vernissage
25 Luglio 2004, ore 18,30