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Giorgio Avigdor – New York
L’esposizione presenta 21 fotografie di New York che tracciano un ritratto di città intimo, silenzioso e metafisico in grado di riflettere l’identità nascosta della Grande Mela
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura domenica 22 agosto 2010 alle ore 21,30 presso la galleria d'arte di Alassio Arte è Kaos, la mostra dell'architetto e fotografo Giorgio
Avigdor intitolata "New York". L'esposizione presenta 21 fotografie di New York che tracciano un ritratto di città intimo, silenzioso e metafisico in grado di riflettere l'identità nascosta della Grande Mela, celata dietro un caotico magma di vita, un crogiuolo di razze, di culture e di fedi che hanno reso la prima metropoli dell'era moderna quella capitale del mondo che noi tutti conosciamo. Caratterizzata da uno sviluppo
urbano vertiginoso, reso ancora più ripido dai grattacieli del suo
celebre skyline, oggi New York è ancora protagonista di una storia mondiale che
la vede al centro di conflitti tra civiltà, ma anche dentro i cuori di
decine di milioni di persone, dagli immigrati di Ellis Island ai
turisti del Rockfeller Center durante i giorni che precedono il
Natale.
"New York è una città complessa - spiega il critico Nicola D. Angerame
- e Giorgio Avigdor, che lì vi abita ormai stabilmente da dieci anni, ne rappresenta la parte più intima, quella che sta attorno alla propria abitazione e studio. Ciascuno di noi vive le
città in modi che sono personali, ritagliando nel caotico
assembramento di vie, stazioni, bar, musei, shop e altro un universo
di senso che parte da aspettative di vita e termina in ricordi più o
meno sfumati. La fotografia di Avigdor, da sempre sgorgante da
emozioni istantanee e non da progettualità predefinite, costruisce di
New York un panorama di immagini che hanno il sapore di un ricordo, netto nel disegno ma indefinito nel pathos, che assume toni diversi
a seconda dell'interprete. Torinese, architetto e docente di fotografia all'Accademia di Belle Arti di Torino, Avigdor appena può lascia la sua città per trasferirsi prima a Cannes e poi a New York. Qui, al di là dell'oceano, ritrova però quelle immagini e uno stile che appartiene alla fotografia di scuola torinese che, da Carlo Mollino a Gianni Penati (alassino di adozione dopo una carriera costruita in America), parla la lingua discreta e riservata di una sentimentalità sussurrata e non gridata. Si tratta di una fotografa "aperta" che
lascia spazio all'evocazione e all'intepretazione, pur non rinunciando
alla narrazione di un dettaglio o di un antro capace di esprimere la forza di un vissuto, l'emozione di un momento, dentro un più profondo senso delle cose".
Giorgio Avigdor
Nato nel 1932 a Torino, vive e lavora a New York.
Tornato a Torino dopo un soggiorno a Parigi in cui studia musica,
scenografia e danza, studente di architettura al Politecnico di Torino
con Carlo Mollino, Giorgio Avigdor inizia a fotografare a metà degli
anni cinquanta. Importante per la sua formazione è il rapporto con
l'architetto Roberto Gabetti, con cui collabora tra l'altro a
ricognizioni sul lavoro di Alessandro Antonelli, l'architetto della
Mole Antonelliana. Con i suoi scatti, pubblicati su vari giornali e
riviste in Italia e all'estero, Avigdor documenta l'ambiente urbano
attraverso le sue architetture ed i suoi abitanti, colti
inconsapevolmente nelle loro attività di tutti i giorni. Fondamentale
nel suo percorso la mostra “Entrate a Torino” (1973-1974) in cui
presenta l'omonima serie fotografica, ampio progetto sulle periferie e
l'industrializzazione del capoluogo piemontese. Nel 1978 partecipa
alla Biennale di Venezia nella collettiva “ Dalla parte dei fotografi
” con la serie Viaggio sul Po da Goro a Torino. Studioso della
materia, si dedica anche all'insegnamento all'Accademia Albertina di
Torino (dal 1975 al 1999) e a ricerche storiche: cura la mostra “
Fotografi del Piemonte “(1977), prodotta dalla Galleria Civica d'Arte
Moderna di Torino e che riporta l'attenzione su generazioni di
fotografi attivi nella seconda metà dell' Ottocento; nel 1981 pubblica
la monografia “ Mario Gabinio Fotografo “. Nel 1987 espone a Ferrara a
Palazzo dei Diamanti la mostra “ The Silent Twins' Promenade “.
L'ultima ampia ricerca sull'ambiente urbano è la mostra “Vita e
Cultura Ebraica” (1983), dedicata agli aspetti dell'esistenza
quotidiana del vecchio mondo ebraico piemontese.
Fino ai primi anni settanta Avigdor si occupa anche di fotografia di
moda, in cui mostra una speciale attenzione agli aspetti della realtà
quotidiana del mondo femminile. “Sconosciuta Brandizzo” (1970) mostra
una ragazza sul treno tra Chivasso e Brandizzo, ignara – o forse
consapevole – di essere ripresa. Sono presenti le caratteristiche
generali dell'approccio di Avigdor : un'immagine non progettata in
anticipo ma che si genera mediante gli atteggiamenti spontanei del
soggetto, l'utilizzo della luce esistente e l'approccio seriale.
Nel 2000, Avigdor inizia a vivere tra New York e Cannes.
Il suo lavoro è stato invitato in numerose mostre collettive:
“Fotografia Italiana per una Collezione”, Collezione Re Rebaudengo
Sandretto, Torino 1997; “An Eye for the City” Albuquerque, New Mexico,
2001; “Viewpoint – Italy in Black and White: Photographies from the
Prelz Oltramonti Collection”, Estorick Collection, Londra 2005. Tutte
mostre curate da Antonella Russo.
Nel 2008 Francesco Bonami lo invita alla mostra da lui curata a
Palazzo Grassi a Venezia “Italics: Italian Art between Tradition and
Revolution, 1968 – 2008” poi esposta presso il Museum of Contemporary
Art of Chicago nel 2009.
La sua ultima mostra personale è nel 2010, presso la Galleria Carlina
di Torino e curata da Francesco Poli.
Avigdor intitolata "New York". L'esposizione presenta 21 fotografie di New York che tracciano un ritratto di città intimo, silenzioso e metafisico in grado di riflettere l'identità nascosta della Grande Mela, celata dietro un caotico magma di vita, un crogiuolo di razze, di culture e di fedi che hanno reso la prima metropoli dell'era moderna quella capitale del mondo che noi tutti conosciamo. Caratterizzata da uno sviluppo
urbano vertiginoso, reso ancora più ripido dai grattacieli del suo
celebre skyline, oggi New York è ancora protagonista di una storia mondiale che
la vede al centro di conflitti tra civiltà, ma anche dentro i cuori di
decine di milioni di persone, dagli immigrati di Ellis Island ai
turisti del Rockfeller Center durante i giorni che precedono il
Natale.
"New York è una città complessa - spiega il critico Nicola D. Angerame
- e Giorgio Avigdor, che lì vi abita ormai stabilmente da dieci anni, ne rappresenta la parte più intima, quella che sta attorno alla propria abitazione e studio. Ciascuno di noi vive le
città in modi che sono personali, ritagliando nel caotico
assembramento di vie, stazioni, bar, musei, shop e altro un universo
di senso che parte da aspettative di vita e termina in ricordi più o
meno sfumati. La fotografia di Avigdor, da sempre sgorgante da
emozioni istantanee e non da progettualità predefinite, costruisce di
New York un panorama di immagini che hanno il sapore di un ricordo, netto nel disegno ma indefinito nel pathos, che assume toni diversi
a seconda dell'interprete. Torinese, architetto e docente di fotografia all'Accademia di Belle Arti di Torino, Avigdor appena può lascia la sua città per trasferirsi prima a Cannes e poi a New York. Qui, al di là dell'oceano, ritrova però quelle immagini e uno stile che appartiene alla fotografia di scuola torinese che, da Carlo Mollino a Gianni Penati (alassino di adozione dopo una carriera costruita in America), parla la lingua discreta e riservata di una sentimentalità sussurrata e non gridata. Si tratta di una fotografa "aperta" che
lascia spazio all'evocazione e all'intepretazione, pur non rinunciando
alla narrazione di un dettaglio o di un antro capace di esprimere la forza di un vissuto, l'emozione di un momento, dentro un più profondo senso delle cose".
Giorgio Avigdor
Nato nel 1932 a Torino, vive e lavora a New York.
Tornato a Torino dopo un soggiorno a Parigi in cui studia musica,
scenografia e danza, studente di architettura al Politecnico di Torino
con Carlo Mollino, Giorgio Avigdor inizia a fotografare a metà degli
anni cinquanta. Importante per la sua formazione è il rapporto con
l'architetto Roberto Gabetti, con cui collabora tra l'altro a
ricognizioni sul lavoro di Alessandro Antonelli, l'architetto della
Mole Antonelliana. Con i suoi scatti, pubblicati su vari giornali e
riviste in Italia e all'estero, Avigdor documenta l'ambiente urbano
attraverso le sue architetture ed i suoi abitanti, colti
inconsapevolmente nelle loro attività di tutti i giorni. Fondamentale
nel suo percorso la mostra “Entrate a Torino” (1973-1974) in cui
presenta l'omonima serie fotografica, ampio progetto sulle periferie e
l'industrializzazione del capoluogo piemontese. Nel 1978 partecipa
alla Biennale di Venezia nella collettiva “ Dalla parte dei fotografi
” con la serie Viaggio sul Po da Goro a Torino. Studioso della
materia, si dedica anche all'insegnamento all'Accademia Albertina di
Torino (dal 1975 al 1999) e a ricerche storiche: cura la mostra “
Fotografi del Piemonte “(1977), prodotta dalla Galleria Civica d'Arte
Moderna di Torino e che riporta l'attenzione su generazioni di
fotografi attivi nella seconda metà dell' Ottocento; nel 1981 pubblica
la monografia “ Mario Gabinio Fotografo “. Nel 1987 espone a Ferrara a
Palazzo dei Diamanti la mostra “ The Silent Twins' Promenade “.
L'ultima ampia ricerca sull'ambiente urbano è la mostra “Vita e
Cultura Ebraica” (1983), dedicata agli aspetti dell'esistenza
quotidiana del vecchio mondo ebraico piemontese.
Fino ai primi anni settanta Avigdor si occupa anche di fotografia di
moda, in cui mostra una speciale attenzione agli aspetti della realtà
quotidiana del mondo femminile. “Sconosciuta Brandizzo” (1970) mostra
una ragazza sul treno tra Chivasso e Brandizzo, ignara – o forse
consapevole – di essere ripresa. Sono presenti le caratteristiche
generali dell'approccio di Avigdor : un'immagine non progettata in
anticipo ma che si genera mediante gli atteggiamenti spontanei del
soggetto, l'utilizzo della luce esistente e l'approccio seriale.
Nel 2000, Avigdor inizia a vivere tra New York e Cannes.
Il suo lavoro è stato invitato in numerose mostre collettive:
“Fotografia Italiana per una Collezione”, Collezione Re Rebaudengo
Sandretto, Torino 1997; “An Eye for the City” Albuquerque, New Mexico,
2001; “Viewpoint – Italy in Black and White: Photographies from the
Prelz Oltramonti Collection”, Estorick Collection, Londra 2005. Tutte
mostre curate da Antonella Russo.
Nel 2008 Francesco Bonami lo invita alla mostra da lui curata a
Palazzo Grassi a Venezia “Italics: Italian Art between Tradition and
Revolution, 1968 – 2008” poi esposta presso il Museum of Contemporary
Art of Chicago nel 2009.
La sua ultima mostra personale è nel 2010, presso la Galleria Carlina
di Torino e curata da Francesco Poli.
22
agosto 2010
Giorgio Avigdor – New York
Dal 22 agosto al 22 settembre 2010
fotografia
Location
ARTE E’ KAOS
Alassio, Via Vittorio Veneto, 100, (Savona)
Alassio, Via Vittorio Veneto, 100, (Savona)
Vernissage
22 Agosto 2010, ore 21,30
Autore
Curatore