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Giorgio Manacorda
Giorgio Manacorda ha “scoperto” la pittura da un decennio e ora alterna scrittura a pittura: acquarelli che divengono spazio liquido che celebra il mondo vegetale col verde che assorbe la luce blu viola, rossa e arancio, paesaggi essenziali in uno spazio disciolto nelle varie sfumature di un albero.
Comunicato stampa
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Nel maggio 2008 Giorgio Manacorda ha esposto un ciclo di opere sulla figura umana e il suo incidere sul paesaggio. Torna ora alla Galleria Monty&Company con una serie di acquarelli nati negli ultimi mesi. Poeta, drammaturgo e germanista Manacorda ha “scoperto” la pittura da un decennio e ora alterna scrittura a pittura: forse esigenza di non mescolare linguaggio poetico a quello pittorico e creare invece confronto tra linguaggi per scoprire nuovi codici.
Gesso, cemento, terra e ghiaia, materia pittorica “di un sentimento fosco, dirompente, pessimista, appassionato, tetro e necessario” che ha caratterizzato le tele esposte nel 2008 ora si fanno liquida materia di velature sovrapposte per dare al disegno una profondità pittorica che fa emergere volumi, ombre e luce. Divengono spazio liquido che celebra il mondo vegetale col verde che assorbe la luce blu viola, rossa e arancio. E i paesaggi si fanno essenziali in uno spazio disciolto nelle varie sfumature di un singolo albero. La pesantezza drammatica della materia si è sciolta nella leggerezza lirica dell'acqua.
Raffigurati in serie, la civetta, il danzatore, l’uomo diventano elemento ironico e giocoso dove la forma resta invariata e la sperimentazione vive nella stesura di pigmenti colorati su carta bagnata che ricorda la tecnica da timbro, che si fa esperienza primordiale e immediata, di suggestiva bellezza.
La tendenza monocromatica ai colori scuri si è trasformata nella felicità di tutti i colori, ma il tragico e la materia non lasciano il lavoro di Giorgio Manacorda - si sono solo separati, hanno abbandonato la superficie piatta del quadro per approdare alla tridimensionalità dell'unica scultura: una tartaruga morente, lavorata dal mare e scoperta su una spiaggia; e lavorata di nuovo e dipinta d'oro come l'antica lignea divinità di una civiltà sepolta. Come la cornice d'autore del più grande quadro di questa mostra. Il legno e la carta lavorati dall'acqua - e l'oro.
Giorgio Manacorda ha esordito a Roma nel 2003 con la personale “La mia pelle d’elefante è la terra” alla galleria Officina 14, dove è stato presente ancora nell’anno successivo in due collettive. Sempre nel 2003 a partecipato alla mostra “Poesie scritte a mano” alla galleria Spazioikonos di Bari. Quindi nel 2004 a Todi nella Sala delle Pietre del Palazzo Comunale la personale dal titolo “Una polveriera abbandonata”. E’ del 2005 la personale dal titolo “La vita sulla terra” presso la galleria Studio MIC. Nel 2007 ha esposto con l’artista finlandese Hanno Palosuo, in occasione della collettiva “Baltico Mediterraneo”, manifestazione che ha messo a confronto artisti italiani e finlandesi.
Gesso, cemento, terra e ghiaia, materia pittorica “di un sentimento fosco, dirompente, pessimista, appassionato, tetro e necessario” che ha caratterizzato le tele esposte nel 2008 ora si fanno liquida materia di velature sovrapposte per dare al disegno una profondità pittorica che fa emergere volumi, ombre e luce. Divengono spazio liquido che celebra il mondo vegetale col verde che assorbe la luce blu viola, rossa e arancio. E i paesaggi si fanno essenziali in uno spazio disciolto nelle varie sfumature di un singolo albero. La pesantezza drammatica della materia si è sciolta nella leggerezza lirica dell'acqua.
Raffigurati in serie, la civetta, il danzatore, l’uomo diventano elemento ironico e giocoso dove la forma resta invariata e la sperimentazione vive nella stesura di pigmenti colorati su carta bagnata che ricorda la tecnica da timbro, che si fa esperienza primordiale e immediata, di suggestiva bellezza.
La tendenza monocromatica ai colori scuri si è trasformata nella felicità di tutti i colori, ma il tragico e la materia non lasciano il lavoro di Giorgio Manacorda - si sono solo separati, hanno abbandonato la superficie piatta del quadro per approdare alla tridimensionalità dell'unica scultura: una tartaruga morente, lavorata dal mare e scoperta su una spiaggia; e lavorata di nuovo e dipinta d'oro come l'antica lignea divinità di una civiltà sepolta. Come la cornice d'autore del più grande quadro di questa mostra. Il legno e la carta lavorati dall'acqua - e l'oro.
Giorgio Manacorda ha esordito a Roma nel 2003 con la personale “La mia pelle d’elefante è la terra” alla galleria Officina 14, dove è stato presente ancora nell’anno successivo in due collettive. Sempre nel 2003 a partecipato alla mostra “Poesie scritte a mano” alla galleria Spazioikonos di Bari. Quindi nel 2004 a Todi nella Sala delle Pietre del Palazzo Comunale la personale dal titolo “Una polveriera abbandonata”. E’ del 2005 la personale dal titolo “La vita sulla terra” presso la galleria Studio MIC. Nel 2007 ha esposto con l’artista finlandese Hanno Palosuo, in occasione della collettiva “Baltico Mediterraneo”, manifestazione che ha messo a confronto artisti italiani e finlandesi.
17
novembre 2011
Giorgio Manacorda
Dal 17 novembre al 06 dicembre 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA MONTY & COMPANY
Roma, Via Della Madonna Dei Monti, 69, (Roma)
Roma, Via Della Madonna Dei Monti, 69, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 16-20
Vernissage
17 Novembre 2011, h 18.30
Autore
Curatore