Il laboratorio Corsanini insieme a Marmi Galleria Ravaccione, propongono lo svolgimento di due serate nelle quali sarà rappresentata la piece teatrale “Giorni felici” (“Happy days”) di Samuel Beckett.

L’intento di questo progetto è quello di creare un momento di riflessione interdisciplinare tra due forme di espressione artistica apparentemente molto lontani: coniugando i due linguaggi distanti per essenza e mezzo espressivo, si propone di riflettere su come le due forme artistiche si pongono nei confronti del Tempo, spingendoci a cercare una simbiosi totale tra la parola, il concetto e la concretezza del marmo.

Struttura generale del programma:

La peice teatrale “Giorni felici” verrà rappresentata in due sedi, in due date diverse , presso lo studio Corsanini e La cava Marmi Galleria Ravaccione, dalla compagnia teatrale “La Tartaruga” (vedi curriculum allegato) che si avvarrà della regia di Fabrizio Corucci, la scenografia di Cristian Biasci e l’ interpretazione di Rossella Gagliardi.

Per la prima rappresentazione la scenografia sarà realizzata all’ interno degli spazi del laboratorio Corsanini con sculture di Cristian Biasci (vedi curriculum allegato) ed un apparato illuminotecnico studiato ad hoc per lo spettacolo.

La seconda rappresentazione, in scena non più tardi di una settimana dalla prima, si terrà all’interno della Cava Galleria Ravaccione e si avvarrà di un impianto scenico ricavato tra le sculture esposte dell’ artista Itto Kuetani, in mostra per la durata della biennale di scultura (per coloro i quali vorranno visitare la mostra di Itto Kuetani è previsto il pagamento di un biglietto per il servizio navetta all’ interno della galleria).

Leonardo Corsanini








P.S. nota in allegato il curriculum artistico professionale degli artisti coinvolti nel progetto.
Titolo: “Beckett and White”
“La luce inquieta di Cristian Biasci”



A cura di: Anna Caterina Bellati


Concept:

La forza primigenia della pietra, la sollecitudine nel toccarla e studiarla prima di cominciare il lavoro paziente di sbozzatura. Sapere che al suo interno corrono linfe vitali e linee interrotte e cercare di intuirle sotto la superficie per far affiorare le prime ed evitare le seconde. E poi pensare ogni pezzo come parte di un progetto più grande, un frammento di infinito colto nel divenire dello spazio-tempo. Fendere il marmo e studiarne le vene per aprire ferite ancestrali che parlano della nostra storia millenaria. Finché la luce inquieta trova finalmente la sua strada e può baciare la scultura.

Anna Caterina Bellati