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Giovambattista Circosta – Metafore Alchemiche
Il lavoro di Giovambattista Circosta si connota di una costante sperimentazione sui materiali, e di una grande attenzione alle dinamiche spaziali, con un originale sincretismo narrativo, capace di fondere input diversi in un armonico, personale linguaggio.
Comunicato stampa
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Metafore Alchemiche.
Affrontare l’arte di Giovambattista Circosta significa accettare una sfida, in cui la polisemia dell’opera si confronta con l’espressività della parola e la forza analitica del pensiero.
Il lavoro di Circosta infatti è complesso, intenso, di forte impatto. L’artista calabro – che predilige le ampie dimensioni – costituisce “narrazioni” per lo sguardo dense di dettagli, di rimandi concettuali e simbolici, di impulsi emozionali. Non siamo di fronte a una ricerca minimalista, quanto piuttosto a un percorso creativo profondamente meditato e di lunga esecuzione, in cui nella è lasciato al caso e il cui esito finale è caratterizzato da un’intensa evocativa – non scevra di tocchi onirici – raggiunta per successive sovrapposizioni e incessanti, meticolose rielaborazioni.
Prendendo avvio da un’idea già chiaramente delineata, da una precisa progettualità, l’opera si evolve lungo direttrici affidate a una tensione antropologica che rielabora la complessità del reale secondo coordinate sia concettuali che profondamente emozionali. Senza dubbio, infatti, questi lavori racchiudono messaggi, sono improntati a una finalità comunicativa precisa che la costruzione delle forme, l’elaborazione dei materiali, la sperimentazione delle tecniche e la tensione del gesto traducono in suggestioni metaforiche, in appassionate e appassionanti soluzioni narrative, rutilanti e barocche, la cui spinta interiore – sempre presente e palpabile – le porta costantemente a travalicare i limiti della superficie pittorica fino a straripare, materializzandosi in aggetti inattesi, in preziose concrezioni materiche, in cordoni possenti, in forme tratte dal reale, il quale raggiunge così piena evidenza e concreta presenza, tanto nell’agire dell’artista quanto nella percezione del fruitore. E’ così che l’opera si protende verso lo spettatore sollecitandone la riflessione, assume consistenza fisica e interagisce con lo spazio, appropriandosene. Si tratta di un’esigenza profonda in Circosta, che infatti non sceglie la pittura come genere privilegiato di espressione, ma ama anche esperire direttamente la terza dimensione creando sculture e realizzando installazioni.
In pittura, la costruzione formale risente palesemente di questo impeto spaziale, nel concatenarsi dei piani compositivi i quali – come in un gioco a incastro - si dispongono sullo spazio bidimensionale creando stratificazioni dinamiche di cromie, forme e materiali.
Proprio la sperimentazione sui materiali rappresenta un altro dei poli fondanti del lavoro di Cricosta, che miscela pigmenti e terre, manufatti del quotidiano, legni e pietre dure, metalli e polveri preziose, in un’armonia alchemica che elabora immaginari “teatri” del presente. In queste opere la materia emana, da un lato, un fascino ammaliatore, esprime un piacere fisico, una voluttà tattile, sensibile, totalmente legata alla realtà corporea, dall’altro assume invece un valore intensamente metaforico per i significati che l’artista le infonde e che vanno ben al di là della sua natura: allusioni al sovrannaturale, richiami all’instabilità del mondo liquido-moderno, input di carattere storico o antropologico.
Se poi pensiamo ai verbi che esprimono il “fare” dell’artista – stratificare, giustapporre, inserire, dilatare, strutturare, fondere, amalgamare – essi ci conducono a un’altra fondamentale , ineludibile dimensione del suo operare: quella temporale. Il senso del fluire del tempo e dello stratificarsi della memoria informa profondamente l’universo espressivo di Circosta, trovando origine in quel genius loci che ne impregna le radici culturali intessute di una identità che trae linfa dall’antichità della sua terra natia e dai profumi, dalle luci, dai colori di quella mediterraneità che l’ha nutrito e su cui si sono innestati gli incontri culturali della formazione e della piena maturità, dal Futurismo al Surrealismo, dal fumetto alla politica.
Ed è in tale crogiolo – in cui la materia di Burri dialoga con il realismo di Guttuso, l’aeropittura si fonde con l’onirico, i protagonisti dell’immaginario collettivo incontrano la ridondanza e l’opulenza del barocco - che si realizza il percorso artistico di Giovambattista Circosta e il suo universo creativo raggiunge piena autonomia e personale identità.
Monica Miretti
Affrontare l’arte di Giovambattista Circosta significa accettare una sfida, in cui la polisemia dell’opera si confronta con l’espressività della parola e la forza analitica del pensiero.
Il lavoro di Circosta infatti è complesso, intenso, di forte impatto. L’artista calabro – che predilige le ampie dimensioni – costituisce “narrazioni” per lo sguardo dense di dettagli, di rimandi concettuali e simbolici, di impulsi emozionali. Non siamo di fronte a una ricerca minimalista, quanto piuttosto a un percorso creativo profondamente meditato e di lunga esecuzione, in cui nella è lasciato al caso e il cui esito finale è caratterizzato da un’intensa evocativa – non scevra di tocchi onirici – raggiunta per successive sovrapposizioni e incessanti, meticolose rielaborazioni.
Prendendo avvio da un’idea già chiaramente delineata, da una precisa progettualità, l’opera si evolve lungo direttrici affidate a una tensione antropologica che rielabora la complessità del reale secondo coordinate sia concettuali che profondamente emozionali. Senza dubbio, infatti, questi lavori racchiudono messaggi, sono improntati a una finalità comunicativa precisa che la costruzione delle forme, l’elaborazione dei materiali, la sperimentazione delle tecniche e la tensione del gesto traducono in suggestioni metaforiche, in appassionate e appassionanti soluzioni narrative, rutilanti e barocche, la cui spinta interiore – sempre presente e palpabile – le porta costantemente a travalicare i limiti della superficie pittorica fino a straripare, materializzandosi in aggetti inattesi, in preziose concrezioni materiche, in cordoni possenti, in forme tratte dal reale, il quale raggiunge così piena evidenza e concreta presenza, tanto nell’agire dell’artista quanto nella percezione del fruitore. E’ così che l’opera si protende verso lo spettatore sollecitandone la riflessione, assume consistenza fisica e interagisce con lo spazio, appropriandosene. Si tratta di un’esigenza profonda in Circosta, che infatti non sceglie la pittura come genere privilegiato di espressione, ma ama anche esperire direttamente la terza dimensione creando sculture e realizzando installazioni.
In pittura, la costruzione formale risente palesemente di questo impeto spaziale, nel concatenarsi dei piani compositivi i quali – come in un gioco a incastro - si dispongono sullo spazio bidimensionale creando stratificazioni dinamiche di cromie, forme e materiali.
Proprio la sperimentazione sui materiali rappresenta un altro dei poli fondanti del lavoro di Cricosta, che miscela pigmenti e terre, manufatti del quotidiano, legni e pietre dure, metalli e polveri preziose, in un’armonia alchemica che elabora immaginari “teatri” del presente. In queste opere la materia emana, da un lato, un fascino ammaliatore, esprime un piacere fisico, una voluttà tattile, sensibile, totalmente legata alla realtà corporea, dall’altro assume invece un valore intensamente metaforico per i significati che l’artista le infonde e che vanno ben al di là della sua natura: allusioni al sovrannaturale, richiami all’instabilità del mondo liquido-moderno, input di carattere storico o antropologico.
Se poi pensiamo ai verbi che esprimono il “fare” dell’artista – stratificare, giustapporre, inserire, dilatare, strutturare, fondere, amalgamare – essi ci conducono a un’altra fondamentale , ineludibile dimensione del suo operare: quella temporale. Il senso del fluire del tempo e dello stratificarsi della memoria informa profondamente l’universo espressivo di Circosta, trovando origine in quel genius loci che ne impregna le radici culturali intessute di una identità che trae linfa dall’antichità della sua terra natia e dai profumi, dalle luci, dai colori di quella mediterraneità che l’ha nutrito e su cui si sono innestati gli incontri culturali della formazione e della piena maturità, dal Futurismo al Surrealismo, dal fumetto alla politica.
Ed è in tale crogiolo – in cui la materia di Burri dialoga con il realismo di Guttuso, l’aeropittura si fonde con l’onirico, i protagonisti dell’immaginario collettivo incontrano la ridondanza e l’opulenza del barocco - che si realizza il percorso artistico di Giovambattista Circosta e il suo universo creativo raggiunge piena autonomia e personale identità.
Monica Miretti
15
maggio 2010
Giovambattista Circosta – Metafore Alchemiche
Dal 15 al 27 maggio 2010
arte contemporanea
Location
CIRCOLO ARTISTICO ITERARTE
Bologna, Corte Isolani, 7/A, (Bologna)
Bologna, Corte Isolani, 7/A, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 11-13 e 17-20
Vernissage
15 Maggio 2010, ore 18.00
Autore
Curatore