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Giovanni Martinelli
Esce nelle librerie la prima monografia su Giovanni Martinelli, uno dei grandi maestri del Seicento fiorentino.
Comunicato stampa
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Esce nelle librerie la prima monografia su Giovanni Martinelli, uno dei grandi maestri del Seicento fiorentino. La presentazione del volume a Montevarchi, sabato 9 aprile 2001, in occasione della grande mostra dedicata all’artista dalla sua città natale.
Esce nelle librerie la prima monografia dedicata a Giovanni Martinelli, uno dei grandi maestri del Seicento fiorentino. Il volume, dal titolo “Giovanni Martinelli da Montevarchi pittore in Firenze”, curato da Luca Canonici per la collana “Memoria Viva”, Aska edizioni, con saggi di Francesca Baldassari, Sandro Bellesi, Luca Canonici, Liletta Fornasari, Giovanni Pagliarulo e Gianni Papi, sarà presentato sabato 9 aprile, alle ore 17.30, presso il Complesso la Bartolea a Montevarchi.
Interverranno oltre agli autori, Giorgi Valentini e Chiara Galli sindaco e assessore alla cultura del Comune di Montevarchi, Roberto Vasai presidente della Provincia di Arezzo, Cristina Acidini Soprintendenza Speciale PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, coordina Gianluca Magini presidente Museo Arte Sacra San Lorenzo.
La Monografia, 160 pagine corredate da 170 illustrazioni a colori, si apre con il saggio di Luca Canonici che ripercorre la vita e l’attività dell’artista alla luce degli ultimi studi e del ritrovamento, ad opera dello stesso autore, di un’Annunciazione nella cappella dell’omonima Compagnia a Terranuova Bracciolini (Ar).
A Canonici si deve anche la scoperta di un documento che chiarisce finalmente la collocazione originale de Il Miracolo della Mula, la prima opera conosciuta dell’artista, oggi nella chiesa di San Francesco a Pescia, ma in origine a Montevarchi, città natale del Martinelli.
Il saggio di Gianni Papi “Giovanni Martinelli tra Artemisia e Vouet”, ricostruisce il periodo iniziale dell’attività dell’artista, dagli esordi fino alla prima maturità. L’autore, per la prima volta, avnza l’ipotesi che il Martinelli avesse soggiornato due volte a Roma: la prima quando si trovava ancora a bottega con il Ligozzi, la seconda, successivamente alla rottura avvenuta tra i due. Papi, inoltre, mette in evidenza come nei dipinti di Martinelli siano chiari i rapporti con la pittura naturalistica romana del terzo decennio del Seicento, ma anche, con Artemisia Gentileschi che “resta una costante in tutta la produzione assegnabile a questi anni misteriosi del pittore”.
Sandro Bellesi si occupa dei “Quadri allegorici” del Martinelli, autore, insieme a Cesare Dandini, del più alto numero di opere fiorentine coeve connesse a questo suggestivo filone tematico. Francesca Baldassari prende in esame “Le opere di devozione pubblica e privata” dell’artista. Nell’attività del Martinelli le commissioni pubbliche sono inferiori, per numero e per significato, agli affascinanti banchetti ed allegorie profane riconducibili agli esordi della sua carriera. Nessun altare di chiesa fiorentina è oggi provvisto di una sua opera (le sue pale sono andate tutte rimosse o perdute) e non si registrano commissioni pubbliche di rilievo nel capoluogo mediceo; tuttavia il Martinelli realizzò dei veri e propri capolavori di soggetto religioso, destinati alla provincia più che alla città, che evidenziano un talento straordinario.
Liletta Fornasari nel suo saggio “La doppia natura negli affreschi del Martinelli” indaga l’attività di Martinelli frescante, ricostruendone sistematicamente la produzione che fin dagli esordi costituisce una parte notevole del suo originale percorso. Nell’ultimo saggio di Giovanni Pagliarulo: “Paucis iniuste notus: per Giovanni Martinelli disegnatore”, lo studioso ricostruisce l’attività grafica di Giovanni Martinelli a cui erano attribuiti fino ad oggi un numero limitato di disegni. A Pagliarulo si deve la scoperta di una copia settecentesca, del pittore John Brown, del perduto affresco del Martinelli in Santa Cecilia a Firenze che mostra l’autoritratto dell’artista.
Esce nelle librerie la prima monografia dedicata a Giovanni Martinelli, uno dei grandi maestri del Seicento fiorentino. Il volume, dal titolo “Giovanni Martinelli da Montevarchi pittore in Firenze”, curato da Luca Canonici per la collana “Memoria Viva”, Aska edizioni, con saggi di Francesca Baldassari, Sandro Bellesi, Luca Canonici, Liletta Fornasari, Giovanni Pagliarulo e Gianni Papi, sarà presentato sabato 9 aprile, alle ore 17.30, presso il Complesso la Bartolea a Montevarchi.
Interverranno oltre agli autori, Giorgi Valentini e Chiara Galli sindaco e assessore alla cultura del Comune di Montevarchi, Roberto Vasai presidente della Provincia di Arezzo, Cristina Acidini Soprintendenza Speciale PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, coordina Gianluca Magini presidente Museo Arte Sacra San Lorenzo.
La Monografia, 160 pagine corredate da 170 illustrazioni a colori, si apre con il saggio di Luca Canonici che ripercorre la vita e l’attività dell’artista alla luce degli ultimi studi e del ritrovamento, ad opera dello stesso autore, di un’Annunciazione nella cappella dell’omonima Compagnia a Terranuova Bracciolini (Ar).
A Canonici si deve anche la scoperta di un documento che chiarisce finalmente la collocazione originale de Il Miracolo della Mula, la prima opera conosciuta dell’artista, oggi nella chiesa di San Francesco a Pescia, ma in origine a Montevarchi, città natale del Martinelli.
Il saggio di Gianni Papi “Giovanni Martinelli tra Artemisia e Vouet”, ricostruisce il periodo iniziale dell’attività dell’artista, dagli esordi fino alla prima maturità. L’autore, per la prima volta, avnza l’ipotesi che il Martinelli avesse soggiornato due volte a Roma: la prima quando si trovava ancora a bottega con il Ligozzi, la seconda, successivamente alla rottura avvenuta tra i due. Papi, inoltre, mette in evidenza come nei dipinti di Martinelli siano chiari i rapporti con la pittura naturalistica romana del terzo decennio del Seicento, ma anche, con Artemisia Gentileschi che “resta una costante in tutta la produzione assegnabile a questi anni misteriosi del pittore”.
Sandro Bellesi si occupa dei “Quadri allegorici” del Martinelli, autore, insieme a Cesare Dandini, del più alto numero di opere fiorentine coeve connesse a questo suggestivo filone tematico. Francesca Baldassari prende in esame “Le opere di devozione pubblica e privata” dell’artista. Nell’attività del Martinelli le commissioni pubbliche sono inferiori, per numero e per significato, agli affascinanti banchetti ed allegorie profane riconducibili agli esordi della sua carriera. Nessun altare di chiesa fiorentina è oggi provvisto di una sua opera (le sue pale sono andate tutte rimosse o perdute) e non si registrano commissioni pubbliche di rilievo nel capoluogo mediceo; tuttavia il Martinelli realizzò dei veri e propri capolavori di soggetto religioso, destinati alla provincia più che alla città, che evidenziano un talento straordinario.
Liletta Fornasari nel suo saggio “La doppia natura negli affreschi del Martinelli” indaga l’attività di Martinelli frescante, ricostruendone sistematicamente la produzione che fin dagli esordi costituisce una parte notevole del suo originale percorso. Nell’ultimo saggio di Giovanni Pagliarulo: “Paucis iniuste notus: per Giovanni Martinelli disegnatore”, lo studioso ricostruisce l’attività grafica di Giovanni Martinelli a cui erano attribuiti fino ad oggi un numero limitato di disegni. A Pagliarulo si deve la scoperta di una copia settecentesca, del pittore John Brown, del perduto affresco del Martinelli in Santa Cecilia a Firenze che mostra l’autoritratto dell’artista.
09
aprile 2011
Giovanni Martinelli
09 aprile 2011
presentazione
Location
CENTRO POLIVALENTE LA BARTOLEA
Montevarchi, Via Dei Mille, (Arezzo)
Montevarchi, Via Dei Mille, (Arezzo)
Vernissage
9 Aprile 2011, ore 17.30
Ufficio stampa
AMBRA NEPI
Autore