Il sasso, i sassi di Matera, che tanti hanno affascinato e celebrato, in questo percorso diventano tracce, segni della vita che qui c’è stata e si è consumata. Ogni brandello di muro, ogni vecchio portale, o antro oscuro percorso oggi dall’incuria e dall’abbandono, diventano testimonianze vive di tutto ciò che di qui è passato. Un vecchio caminetto all’interno della grotta: facile pensare che questo fosse il centro della vita familiare del mondo contadino. Qui ci si ritrovava a fine giornata, qui si cuoceva quel poco cibo spesso per troppe bocche, qui si raccontavano le fatiche del lavoro, si spendeva la quotidianità dei gesti e delle abitudini, con accanto le bestie, in una specie di piccola fattoria. Entrando in quei buchi neri Nardini scopre un mondo intero, perché oltre il sasso, spesso coperto o nascosto dai cespugli, trova il camino, la cisterna dell’acqua, il piccolo frantoio, i contenitori dell’olio e del vino, le marginette con immagini sacre, i resti di quanto gravitava attorno a questi centri di aggregazione, realizzando un connubio perfetto tra sacro e profano.

Forte l’impatto emotivo che gli scatti in bianco e nero producono, quasi a sviluppare un vero racconto sulle tracce di una vita, di una civiltà, quella contadina, fatta spesso di dolore e fatica, ma anche depositaria dei suoi riti, delle sue tradizioni, delle proprie sedimentazioni culturali. Nardini crea una specie di magia entrando in questi antri oscuri dove la luce filtra lieve e un po’ di sbieco, tracciando strane figure sui muri. Ecco l’Anima del Sasso: ciò che pochi brandelli invasi dai rovi e dall’umidità riescono a trasmetterci e a raccontarci, le gioie e le sofferenze, le speranze di generazioni che poi avrebbero abbandonato questi sassi. Non c’è nostalgia in questi scatti, bensì una indagine precisa e curata nei dettagli che solo la fotografia di qualità riesce a fermare nel tempo.


Angela Rosi

Giovanni Nardini è nato e vive a Viareggio. Laureato in Filosofia, si è avvicinato alla fotografia agli inizi degli anni ’80. Attento osservatore della vita quotidiana, intende la fotografia come ricerca, strumento per raccontare in maniera personale realtà sociali e culturali della propria terra e non solo. Legato alla fotografia in bianco e nero, ha realizzato reportage sulla lavorazione del ferro nell’alta Versilia e nella Garfagnana, da cui è stato tratto nel 2007 il libro “L’officina di Vulcano” per la casa editrice Franche Tirature, sui laboratori del marmo a Pietrasanta, ma in particolare ha svolto un lavoro di ricerca ampio e articolato sul mondo contadino nella Lucchesia e su alcuni vecchi e suggestivi paesi della Garfagnana. Ha documentato con un lavoro di 60 immagini la strada e la cultura del vino nella sua terra. Primo fotografo ad entrare nel mondo chiuso e riservato dei Certosini della Certosa di Farneta, ha compiuto un reportage dal quale nel 1998 la casa editrice di Lucca Maria Pacini Fazzi ha pubblicato un libro fotografico " La certosa di Farneta - Voci del silenzio". Nel 2006 e nel 2007 ha pubblicato per la Ditta CAEN di Viareggio due calendari: il primo sulle strade del vino nella lucchesia e il secondo sui laboratori del marmo a Pietrasanta. Per il 2008 ha realizzato il calendario poster per conto della Comunità Montana dell’Alta Versilia sul mondo contadino. Nel Dicembre del 2008 ha pubblicato il libro fotografico “ Fuoco D’Arte. Fonderie artistiche a Pietrasanta” edito dalla casa editrice Monte Altissimo di Pietrasanta. Ha compiuto reportage su Parigi e altre grandi città d’Europa e recentemente ha realizzato un racconto fotografico sui sassi di Matera. Tra il 2007 e la fine del 2008 ha compiuto una ricerca di forte impatto lirico sull’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, ripercorso attraverso la lettura delle opere di Mario Tobino. Agli inizi del 2009 ha raccontato fotograficamente la realizzazione della Statua di bronzo “Il Grande Abbraccio” degli scultori Giuseppe Bartolozzi e Clara Tesi. Giovanni Nardini ha all’attivo numerose e importanti esposizioni personali.