La Ville Noire, tra pressioni politiche e polemiche nate dal ritiro del World Press Photo Award nel 2015, ha fatto storia nel mondo della fotografia a contemporanea, rimettendo in discussione i parametri che avevano no ad allora separato con confini netti il fotogiornalismo dalla fotografia a d’arte e d’autore.
Al di là del dibattito suscitato, il lavoro di Troilo svela con anni di anticipo il deterioramento politico di una società -quella europea- che oggi si trova ad avere di nuovo a che fare con estremismi di destra e religiosi, mura a protezione di privilegi e lotte inumane alla migrazione. Il Belgio, e in particolare la cittadina di Charleroi, altro non sono per Troilo che il simbolo di questa degenerazione, il cuore nero e malato di un corpo, quello del moderno capitalismo contemporaneo, i cui con ni sono difficilmente individuabili.

"Questo lavoro è un viaggio alla riscoperta delle radici partendo dalla mia famiglia trasferitasi nel ‘56 dall’Italia nel distretto di Charleroi attratta dal lavoro nel comparto siderurgico.
Oggi il malessere sociale si fonde con le vite degli abitanti. Le strade un tempo rigogliose e ordinate oggi appaiono desolate e abbandonate, le industrie chiudono e la natura torna a inghiottire i vecchi distretti industriali.
Un sesso perverso e malato, l’odio razziale, l’obesità nevrotica, l’esplosione dell’uso di psicofarmaci sembrano
l’unica cura in grado di assopire e rendere più accettabile questo malessere endemico."
Giovanni Troilo

In mostra sarà possibile trovare gli scatti di La Ville Noire e un video di sei minuti opera dell’autore.