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Giovannino Carboni
L’artista esporrà le stampe delle matite che creò a vent’anni e i primi bronzi realizzati nel 2009, altri bronzi sono quasi ultimati.
Comunicato stampa
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L’artista è stato invitato ad esporre a Bologna il 27 febbraio in via Zamboni 59 presso lo SPAZIO59 l’artista esporrà le stampe delle matite che creò a vent’anni e i primi bronzi realizzati nel 2009, altri bronzi sono quasi ultimati.
L’artista presenta una storia molto particolare poiché quasi tutta la sua produzione è concentrata negli anni settanta quando a vent’anni si concedeva, con riflessioni molto profonde sul’esistenza e la condizione umana, di creare a matita i suoi mondi surreali fatti di concetti e riflessioni.
Qui il desiderio di dare tridimensionalità a quei mondi con la creazione di statue in bronzo, ma il limite della mancanza di fondi per la realizzazione.
Poi il lavoro, e ora a cinquantasei anni nulla gli impedisce di dare sfogo al suo progetto di vedere i suoi mondi in tre dimensioni così nel 2009 decide di trasporre in bronzo i personaggi-concetti che a vent’anni creò.
LE OPERE DI GIOVANNINO CARBONI:
UN VIAGGIO TRA LA METAFISICA E IL SURREALISMO
Un artista che riprende il proprio progetto iniziato trent’anni prima è senz’altro degno di nota. Se in questo lungo intermezzo si ha vissuto pienamente senza perdere di vista l’attenzione e lo stupore per ciò che ci circonda si può tornare con una nuova consapevolezza sui propri lavori.
Il concetto rimane lo stesso ma viene visto e mostrato da diverse sfaccettature.
E’ per questo che accolgo con interesse il fatto che Giovannino Carboni dopo trent’anni abbia voluto mantenere la promessa con se stesso di vedere i suoi quadri diventare bronzi. E questo lo dico soprattutto da un punto di vista di comunicazione artistica perché i suoi disegni si prestano benissimo ad essere statue.
Benché il disegno sia bidimensionale l’artista rende talmente chiaramente i tratti del mondo surreale da lui ideato ed è tanto accorto nel dare suggerimenti visivi che possiamo viverci dentro ed immaginarci la tridimensionalità laddove non c’è.
La meticolosità del disegno è accostabile ad un’incisione. Le figure sono in un primo momento spiazzanti perché appaiono deformate, ma prima di entrare nel cliché della tragicità e rassegnatezza che una figura umana deformata e supplicante potrebbe suggerire capiamo che quello rappresentato non è il nostro mondo, ma un mondo parallelo in cui ciò che viene presentato è assolutamente normale per il luogo in cui è collocato. Un mondo parallelo che vuole comunicare con noi e dirci qualcosa di noi che forse troppo immersi nella routine non abbiamo mai notato. Gli ampi spazi mostrati nei quadri vogliono far soffermare lo spettatore ora su uno ora su l’altro particolare per meglio comprenderlo.
Qui capiamo che ciò che Carboni mostra sono concetti e qui lo supportiamo quando poco più che ventenne sceglie di trasporre i suoi personaggi-concetto in bronzo. Perché le opere realizzate in bronzo, grazie alla forte plasticità, si fanno portavoce di una determinata idea su cui si può riflettere singolarmente come sotto una lente d’ingrandimento.
Per questo le figure diventate statue bronzee non possono essere mostrate indipendentemente dai disegni, ma hanno le stampe delle tele alle loro spalle in modo da poter respirare la loro aria e vivere all’interno del loro paesaggio, questa volta da uniche protagoniste.
Le sue opere non possono non richiamare trasversalmente il linguaggio surrealista di Yves Tanguy, laddove vediamo paesaggi desertici e apocalittici, e quello metafisico di De Chirico per sensazione di sospensione e attesa che suscitano ma anche per le forme amebiche e i soggetti quasi imbalsamati. Aldilà di ogni citazione trovo che l’artista presenti una forte originalità.
Laura Casu
(storica dell’arte)
L’artista presenta una storia molto particolare poiché quasi tutta la sua produzione è concentrata negli anni settanta quando a vent’anni si concedeva, con riflessioni molto profonde sul’esistenza e la condizione umana, di creare a matita i suoi mondi surreali fatti di concetti e riflessioni.
Qui il desiderio di dare tridimensionalità a quei mondi con la creazione di statue in bronzo, ma il limite della mancanza di fondi per la realizzazione.
Poi il lavoro, e ora a cinquantasei anni nulla gli impedisce di dare sfogo al suo progetto di vedere i suoi mondi in tre dimensioni così nel 2009 decide di trasporre in bronzo i personaggi-concetti che a vent’anni creò.
LE OPERE DI GIOVANNINO CARBONI:
UN VIAGGIO TRA LA METAFISICA E IL SURREALISMO
Un artista che riprende il proprio progetto iniziato trent’anni prima è senz’altro degno di nota. Se in questo lungo intermezzo si ha vissuto pienamente senza perdere di vista l’attenzione e lo stupore per ciò che ci circonda si può tornare con una nuova consapevolezza sui propri lavori.
Il concetto rimane lo stesso ma viene visto e mostrato da diverse sfaccettature.
E’ per questo che accolgo con interesse il fatto che Giovannino Carboni dopo trent’anni abbia voluto mantenere la promessa con se stesso di vedere i suoi quadri diventare bronzi. E questo lo dico soprattutto da un punto di vista di comunicazione artistica perché i suoi disegni si prestano benissimo ad essere statue.
Benché il disegno sia bidimensionale l’artista rende talmente chiaramente i tratti del mondo surreale da lui ideato ed è tanto accorto nel dare suggerimenti visivi che possiamo viverci dentro ed immaginarci la tridimensionalità laddove non c’è.
La meticolosità del disegno è accostabile ad un’incisione. Le figure sono in un primo momento spiazzanti perché appaiono deformate, ma prima di entrare nel cliché della tragicità e rassegnatezza che una figura umana deformata e supplicante potrebbe suggerire capiamo che quello rappresentato non è il nostro mondo, ma un mondo parallelo in cui ciò che viene presentato è assolutamente normale per il luogo in cui è collocato. Un mondo parallelo che vuole comunicare con noi e dirci qualcosa di noi che forse troppo immersi nella routine non abbiamo mai notato. Gli ampi spazi mostrati nei quadri vogliono far soffermare lo spettatore ora su uno ora su l’altro particolare per meglio comprenderlo.
Qui capiamo che ciò che Carboni mostra sono concetti e qui lo supportiamo quando poco più che ventenne sceglie di trasporre i suoi personaggi-concetto in bronzo. Perché le opere realizzate in bronzo, grazie alla forte plasticità, si fanno portavoce di una determinata idea su cui si può riflettere singolarmente come sotto una lente d’ingrandimento.
Per questo le figure diventate statue bronzee non possono essere mostrate indipendentemente dai disegni, ma hanno le stampe delle tele alle loro spalle in modo da poter respirare la loro aria e vivere all’interno del loro paesaggio, questa volta da uniche protagoniste.
Le sue opere non possono non richiamare trasversalmente il linguaggio surrealista di Yves Tanguy, laddove vediamo paesaggi desertici e apocalittici, e quello metafisico di De Chirico per sensazione di sospensione e attesa che suscitano ma anche per le forme amebiche e i soggetti quasi imbalsamati. Aldilà di ogni citazione trovo che l’artista presenti una forte originalità.
Laura Casu
(storica dell’arte)
27
febbraio 2010
Giovannino Carboni
Dal 27 febbraio al 27 marzo 2010
arte contemporanea
Location
SPAZIO59
Bologna, Via Zamboni, 59, (Bologna)
Bologna, Via Zamboni, 59, (Bologna)
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