Il progetto della mostra nasce come esperienza: sin da marzo 2020, periodo del primo lockdown in Italia per la Pandemia da Sars-CoV2, e si inserisce nella più ampia indagine sociale e umana che motiva la ricerca artistica dell’autrice. Una ricerca che ha dato modo di approfondire ed esprimere l’idea che l’arte abbia valore solo se è in grado di restituire socialità alla cultura: dignità al vivere l'umanità di essere animali sociali.
L’artista utilizza diversi media – dalla fotografia alla scrittura – come materia per dare forma alla denuncia sociale contro un Sistema che dimentica gli ultimi e li lascia affondare nei loro bisogni primari che – già dalla Dichiarazione universale dei diritti umani – dovrebbero essere garantiti a tutti, a partire dal “pane quotidiano”.
Mappe esistenziali, momenti di vita quotidiana, pagine di un'enciclopedia di vissuti umani nel periodo di pandemia sono stati elaborati nelle opere in mostra e nel libro “Covid-Roma Express”. La Pandemia ha trasformato profondamente l'umanità nelle persone, accelerando il processo di sgretolamento: dietro monitor e schermi, dentro realtà isolate altrove in uno spazio non-reale né fisico; attraverso i distanziamenti sociali: perfetti alibi per coltivare intolleranze e discriminazioni.
Con l’intenzione di provocare una riflessione del visitatore, sono inseriti diversi QR-code che rimandano a una dimensione remota. La tecnologia diventa ponte per l'accesso a una dimensione differita e attuale: in una realtà contemporaneamente assente e presente - solo se richiamata da un dispositivo - per innescare un gioco di rimandi che riporta al presente fisico, comunque.
Uno di questi QR-code, se inquadrato e seguito nei rimandi, da accesso a una mostra nella mostra (http://tu360.it/360/giuliana-polimeni/): una galleria virtuale con immagini che rimandano sia a una delle opere in mostra “L’abito non sfama il monaco” sia al libro “Covid-Roma Express”: per ricordare di osservare e provare a sentire oltre ciò che appare al di fuori della facciata.