Paolo Cappelletti è lieto di presentare la serie integrale Sette soglie per sette beatitudini di Giuliano Collina. Tempo fa, scrivendo in occasione della sua mostra I corpi incompleti, ebbi modo di rilevare che i lavori di Collina sono autentiche mappe di mondo, risultanti da una avvertita topografia che è sempre da intendersi come il dispiegamento di un corpo-luogo. Là erano le consunzioni della testa del Cristo, transustanziazioni dalla corporeità umana verso la dimensione divina, oppure le lacerazioni carnali nel patior dei santi; qui, ora, è isolato un diverso movimento nella personale iconografia mistica dell’autore, vale a dire il limine attraverso il quale si configurano i passaggi possibili tra la condizione d’infelicità umana e quella di beatitudine.
Questi passaggi, e le relative raffigurazioni tracciate dall’artista lariano, sono, come ha ben osservato Luciano Caramel, “richiami mobili alla necessità e difficoltà di accedere ad una condizione di beatitudine quale quella proposta da Cristo, rivoluzionaria nei confronti degli stessi precedenti biblici precristiani. Di qui le beatitudini, radicate nella vita, anche quotidiana, dell’uomo, intese dall’artista come obbiettivi non naturalmente innati, ma da conquistare, raffigurati simbolicamente come sette soglie”.
Giuliano Collina, nato a Intra (Vernbania) nel 1938, vive e lavora a Maslianico (Como).