Attraverso la mostra SOLD OUT? Giuliano Tamburini presenta al pubblico un ciclo di lavori recenti, opere pittoriche che non hanno abbandonato i temi di disagio sociale che l’artista ha iniziato ad indagare ormai da alcuni anni. Le opere di medie e grandi dimensioni affrontano temi scomodi che tuttavia occupano ormai quotidianamente le pagine di cronaca dei giornali. La poetica che contraddistingue il lavoro di questo artista non lascia trapelare la drammaticità delle tematiche indagate attraverso una gestualità eclatante o una estetica dell’eccesso, mira piuttosto a scatenare la riflessione attraverso una perfezione tecnica che incanta e colpisce. Le scene dipinte da Tamburini non concedono nulla alla volgarità scontata a cui tanta arte contemporanea ci ha ormai abituati. Le figure di bimbi sembrano straordinariamente sospese in un loro mondo, un universo che risulta anomalo solo attraverso i particolari. Così, le ombre divengono figure gravi, quasi fossero protagoniste di una seconda scena, appena percepibile, e gli sguardi sfuggono allo sguardo del mondo che, noi, ignari osservatori, rappresentiamo. Già il dubbio insinuato nel titolo della mostra assume i tratti di una domanda retorica, un modo per chiedersi se sia superato il limite o, più semplicemente, per mettere in luce la spettacolarità perversa e drammatica di questo mondo. Sul piano della tecnica, Tamburini, mostra un elegante padronanza nell’uso del colore, le superfici colorate sono assolutamente piatte, ad eccezion fatta di quelle felici intuizioni che trovano nel tono su tono una possibile via per una ricerca più materica. Le figure sono costruite su un segno deciso, la luce completa la forza assoluta e fredda che trasmette il colore. Infine le scritte, la presenza del linguaggio che inizia a comparire nelle opere di Tamburini, come a ricordare una umanità aggrappata alla storia, una storia fatta di progresso e civiltà, scritta sulla pelle degli uomini e simbolicamente sull’ “epidermide” del quadro.