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Giuliano Vangi – Dalla matita allo scalpello
Con questa mostra, Bottegantica prosegue il suo progetto Contemporary / Lab, format con cui intende rendere omaggio alle principali personalità artistiche del nostro tempo.
In mostra una selezione di venti sculture e una serie di disegni realizzati tra 1960 e i primi anni 2000, fondamentali per comprendere la poetica del maestro toscano, al cui centro vi è l’uomo di oggi: con la sua solitudine, la sua violenza, la sua rassegnazione, il suo bisogno di speranza.
Comunicato stampa
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Con la mostra personale di Giuliano Vangi, Bottegantica apre un suo nuovo spazio espositivo in quello che fu uno dei luoghi dove si è fatta la storia dellarte italiana del secondo Novecento. Qui, in via Manzoni 45, dal 1946 ebbe infatti sede la Galleria del Naviglio, diretta sino al 2001 da Carlo Cardazzo.
Giuliano Vangi. Dalla matita allo scalpello, curata da Enzo Savoia, Stefano Bosi e Valerio Mazzetti Rossi, resterà aperta al pubblico dal 12 aprile al 12 maggio.
Con questa mostra, Bottegantica prosegue il suo progetto Contemporary / Lab, format con cui intende rendere omaggio alle principali personalità artistiche del nostro tempo.
In mostra una selezione di venti sculture e una serie di disegni realizzati tra 1960 e i primi anni 2000, fondamentali per comprendere la poetica del maestro toscano, al cui centro vi è luomo di oggi: con la sua solitudine, la sua violenza, la sua rassegnazione, il suo bisogno di speranza.
Tra i meriti di Vangi cè quello di aver rinnovato il concetto di scultura, allargandolo oltre il confine dellarchitettura e della dimensione spaziale, giungendo a creare un linguaggio personale e di estrema originalità. A lui il merito di essere, per primo, riuscito a realizzare compiutamente una saldatura tra luomo e il suo significato; espandendo il suo concetto estetico dalla pietra alla terracotta, dalla resina allavorio, dal design allarchitettura.
Tra il 1959 e il 1962 Vangi si trasferisce in Brasile dove si dedica a studi astratti, lavorando cristalli e metalli quali ferro e acciaio. Le sue opere iniziano ad attirare l'attenzione pubblica: vince il Primo Premio al Salone di Curitiba, espone al Museo di San Paolo e partecipa ad una mostra itinerante negli Stati Uniti. Al suo ritorno in Italia recupera la figurazione, ricorrendo alle doti plastiche per imprimere la forza e lo spirito del Tempo: luomo, maschio o donna che sia, diventa esempio e riflesso della società contemporanea. Del resto, chi se non luomo può raccontare luomo?
Uomo che cammina (1967), opera con cui la mostra prende avvio, esprime pienamente la centralità dellarte di Vangi e la sua innata curiosità verso le culture del passato. Interesse che lo ha portato nel tempo a dialogare con la tradizione assiro-babilonese (Beatrice del 1997), con quella egizia (Donna e poesia del 2002) e del primo rinascimento, a cui lartista rivolge sempre un occhio di riguardo, specie allopera dellamato Donatello. Parallelamente Vangi si pone in continuità con i grandi maestri della Scultura italiana del XIX e XX secolo: da Medardo Rosso a Adolfo Wildt, da Arturo Martini a Marino Marini.
Dopo la prima grande esposizione italiana, tenutasi nel 1967 presso Palazzo Strozzi di Firenze, Vangi attraversa un periodo di lunga e introversa sperimentazione di nuovi stilemi e contenuti avanguardisti. Egli innalza la sua espressione artistica ad un livello esasperato e tragico, con implicazioni di una quasi insuperabile coscienza di solitudine, scrive Enrico Crispolti. Nel percorso espositivo ci si imbatte in statue solitarie colte in attitudini riflessive, come Ragazzo con le mani in tasca (1986), esposto alla Promotrice di Torino del 1989 e a Castel SantElmo a Napoli nel 1991, in cui la compattezza della materiale dialoga con levocazione spirituale del personaggio: aspetti che invitano a riflettere sul tema dellimpersonificazione, tipica dei nostri tempi.
Diverse poi le opere dedicate alla complessa relazione uomo-natura, osservata nei suoi aspetti più eclatanti e contraddittori, con una particolare attenzione alla carica drammatica di quei fenomeni del mondo che sfuggono al dominio delluomo: la potenza distruttrice appare infatti deflagrante in opere come Katrina (2014), dedicata alluragano che nel 2005 si è abbattuto sugli Stati Uniti.
La metamorfosi dal reale al mentale, il passaggio verso lintroiezione psicologica, risulta subito evidente quando osserviamo i disegni preparatori (a matita, a carboncino, a pastello o con tecniche miste): i volti e i corpi sono disegnati con grande cura e attenzione anatomica e somatica, ed appartengono alla galleria di personaggi che Vangi in molte sculture chiama per nome (Beatrice, Clelia, San Giovanni), oppure definisce sottolineando confidenzialmente un gesto o labito (Ragazzi con i capelli neri; Piccola donna; Figura con mani nei capelli; Due ragazzi che corrono; donna con cappotto).
Il contenuto umano e le sue originali soluzioni formali fanno di Giuliano Vangi un fenomeno unico in Italia e in Europa riconquistando una antica e sopita parola: avanguardia Rinascimentale.
Accompagna la rassegna un catalogo di Bottegantica edizioni
Giuliano Vangi. Dalla matita allo scalpello, curata da Enzo Savoia, Stefano Bosi e Valerio Mazzetti Rossi, resterà aperta al pubblico dal 12 aprile al 12 maggio.
Con questa mostra, Bottegantica prosegue il suo progetto Contemporary / Lab, format con cui intende rendere omaggio alle principali personalità artistiche del nostro tempo.
In mostra una selezione di venti sculture e una serie di disegni realizzati tra 1960 e i primi anni 2000, fondamentali per comprendere la poetica del maestro toscano, al cui centro vi è luomo di oggi: con la sua solitudine, la sua violenza, la sua rassegnazione, il suo bisogno di speranza.
Tra i meriti di Vangi cè quello di aver rinnovato il concetto di scultura, allargandolo oltre il confine dellarchitettura e della dimensione spaziale, giungendo a creare un linguaggio personale e di estrema originalità. A lui il merito di essere, per primo, riuscito a realizzare compiutamente una saldatura tra luomo e il suo significato; espandendo il suo concetto estetico dalla pietra alla terracotta, dalla resina allavorio, dal design allarchitettura.
Tra il 1959 e il 1962 Vangi si trasferisce in Brasile dove si dedica a studi astratti, lavorando cristalli e metalli quali ferro e acciaio. Le sue opere iniziano ad attirare l'attenzione pubblica: vince il Primo Premio al Salone di Curitiba, espone al Museo di San Paolo e partecipa ad una mostra itinerante negli Stati Uniti. Al suo ritorno in Italia recupera la figurazione, ricorrendo alle doti plastiche per imprimere la forza e lo spirito del Tempo: luomo, maschio o donna che sia, diventa esempio e riflesso della società contemporanea. Del resto, chi se non luomo può raccontare luomo?
Uomo che cammina (1967), opera con cui la mostra prende avvio, esprime pienamente la centralità dellarte di Vangi e la sua innata curiosità verso le culture del passato. Interesse che lo ha portato nel tempo a dialogare con la tradizione assiro-babilonese (Beatrice del 1997), con quella egizia (Donna e poesia del 2002) e del primo rinascimento, a cui lartista rivolge sempre un occhio di riguardo, specie allopera dellamato Donatello. Parallelamente Vangi si pone in continuità con i grandi maestri della Scultura italiana del XIX e XX secolo: da Medardo Rosso a Adolfo Wildt, da Arturo Martini a Marino Marini.
Dopo la prima grande esposizione italiana, tenutasi nel 1967 presso Palazzo Strozzi di Firenze, Vangi attraversa un periodo di lunga e introversa sperimentazione di nuovi stilemi e contenuti avanguardisti. Egli innalza la sua espressione artistica ad un livello esasperato e tragico, con implicazioni di una quasi insuperabile coscienza di solitudine, scrive Enrico Crispolti. Nel percorso espositivo ci si imbatte in statue solitarie colte in attitudini riflessive, come Ragazzo con le mani in tasca (1986), esposto alla Promotrice di Torino del 1989 e a Castel SantElmo a Napoli nel 1991, in cui la compattezza della materiale dialoga con levocazione spirituale del personaggio: aspetti che invitano a riflettere sul tema dellimpersonificazione, tipica dei nostri tempi.
Diverse poi le opere dedicate alla complessa relazione uomo-natura, osservata nei suoi aspetti più eclatanti e contraddittori, con una particolare attenzione alla carica drammatica di quei fenomeni del mondo che sfuggono al dominio delluomo: la potenza distruttrice appare infatti deflagrante in opere come Katrina (2014), dedicata alluragano che nel 2005 si è abbattuto sugli Stati Uniti.
La metamorfosi dal reale al mentale, il passaggio verso lintroiezione psicologica, risulta subito evidente quando osserviamo i disegni preparatori (a matita, a carboncino, a pastello o con tecniche miste): i volti e i corpi sono disegnati con grande cura e attenzione anatomica e somatica, ed appartengono alla galleria di personaggi che Vangi in molte sculture chiama per nome (Beatrice, Clelia, San Giovanni), oppure definisce sottolineando confidenzialmente un gesto o labito (Ragazzi con i capelli neri; Piccola donna; Figura con mani nei capelli; Due ragazzi che corrono; donna con cappotto).
Il contenuto umano e le sue originali soluzioni formali fanno di Giuliano Vangi un fenomeno unico in Italia e in Europa riconquistando una antica e sopita parola: avanguardia Rinascimentale.
Accompagna la rassegna un catalogo di Bottegantica edizioni
11
aprile 2019
Giuliano Vangi – Dalla matita allo scalpello
Dall'undici aprile al 12 maggio 2019
arte contemporanea
Location
BOTTEGANTICA
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Milano, Via Alessandro Manzoni, 45, (Milano)
Biglietti
su prenotazione, € 5 cad. Gruppi compresi tra le 10 e le 20 persone
Orario di apertura
da martedì al sabato 10-13; 15-19
Vernissage
11 Aprile 2019, su invito
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore
Curatore