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Giuliano Vanni – La Firma sul fronte
Il dialogo presentato attraverso le opere di Giuliano Vanni e quelle di Eugenia Vanni, innesca un meccanismo di riflessione sul concetto del fare pittorico.
Comunicato stampa
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Spaziosiena per la seconda esposizione della stagione inaugurerà sabato 30 marzo pv. Giuliano Vanni, La firma sul Fronte, un progetto di Eugenia Vanni
Dalla pittura alla pittura.
Ci sono e ci saranno sempre "cose" che stanno sopra la tela "cose" che stanno sotto.
Come nel mare, nella terra, nel cielo esistono vari livelli, più o meno visibili, in cui noi osservatori ci poniamo di-mezzo, di- fronte, a volte di-traverso.
È il nostro modo di osservare, è la nostra distanza focale che è anche distanza affettiva, cerchiamo sempre di sfuggire dalla troppa vicinanza, dalla frequentazione assidua, perché temiamo di perderci nella familiarità con l'osservato.
Ma tra sopra e sotto, tra la pittura e il dipingere lo spazio è sottile, meno di una mano di vernicetta, un diaframma che non divide chi fa laboriosamente, quasi compulsivamente da chi in questo caso osserva e che si pone in confronto e in contemplazione con empatica assiduità.
Quindi la pittura e il fare pittura si dividono senza mai lasciarsi.
E' nel centro di queste due singolarità, che la frequentazione e la familiarità paiono dividersi, ma anche questa volta senza allontanarsi e senza volersi abbandonare né l'una all'altra, né l'una con l'altra.
Così ogni gesto si scompone in un rituale e la ritualità crea non solo l'opera, ma anche il suo doppio, il meccanismo di spostamento del fare pittorico in una dimensione ancora più intima, la pittura diviene il dipingere con invisibili strumenti, che dell'originale hanno spesso solo il nome, il patronimico furore.
In questa mostra, che è una storia, una vera saga, tutti i contrasti tra pittura e dipingere si stemperano in una meravigliosa epifania di quello che noi intendiamo per tradizione, ovvero l'atto di "trasmettere", il passaggio di un testimone dalla fine punta irsuta.
Da una parte Giuliano Vanni, il capostipite della "Pittura", che della tecnica conosce tutte le astute formulazioni e che le usa per inverare e mostrarci finalmente un mondo che non può che esistere nello spazio dato dalla distanza longitudinale del telaio (scheletro nascosto nel corpo del dipinto), e da quella barimetrica dei minuscoli gesti che dal tendere la tela vanno al vestirla di un velo di imprimitura, che come la terra si fa seminare dalle rigogliose forme e dai colori, e si completa non solo con un titolo, parola muta, ma con una firma, un sigillo che ne fa stirpe riconosciuta.
Dall'altra Eugenia Vanni, che come abbiamo detto rinuncia alla distanza e come nel tavolo della sera accoglie il dono di un lavoro continuo e certosino, facendone qualcosa di nuovo, trasportandolo non solo in nuove dimensioni e formulazioni, ma facendolo viaggiare lungo le strade dell'arte, continuando a portare con sé il prezioso gesto, estendendolo, ribaltandolo, specchiandolo nella sua natura diversa di figlia, quindi di artista e di amica.
E la firma? La firma potrebbe stare dietro di lei come la prima e più genuina opera, quella da cui discenderanno tutte le altre ed è proprio la firma a distinguere questi due mondi.
Potremmo dire che questi due momenti sono come convergenze parallele, o come come spirali intrecciate; poco importa, loro ci chiedono solo di non stare distanti ma di farci partecipi con gioiosa e abbonante empatia e familiarità.
Giuliano Vanni
Siena, 1946. Vive e lavora a Siena
Dopo aver compiuto gli studi presso L’Istituto d’Arte Duccio di Buoninsegna di Siena, frequenta il corso di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Tra le mostre più recenti si ricorda: “Reazione a Catena. Differenti vie della Pittura #2”, Galleria Giovanni Bonelli, Milano, 2018, a cura di Gino Pisapia; Mostra personale (Antologica) Presso i Magazzini del Sale, Siena (catalogo edito da Gli Ori editori, Prato), 2012 a cura di M.Civai.
Eugenia Vanni
Siena, 1980. Vive e lavora a Siena.
Tra le principali mostre personali si ricorda: ogni colore dipinge se stesso e anche gli altri, Galleria Fuoricampo, 2017, Il vero colore del cielo, Museo MAN Nuoro, 2015; Rinviai la mia partenza, Museo Internazionale e biblioteca della musica Bologna, 2015; Sturm und drang Museo Marino Marini, Firenze, a cura di Alberto Salvadori e Alberto Mugnaini, 2012 e le collettive: Young Italians 1968 – 2018, Istituto Italiano di Cultura di New York, a cura di Ilaria Bernardi, New York City, 2018; Che il vero possa Confutare il falso, works from AGI collection, Santa Maria della Scala, Siena, 2016; Senza titolo (la pittura come modello), Casa Masaccio | Arte Contemporanea, San Giovanni Val d’Arno, a cura di Saretto Cincinelli e Cristiana Collu, 2016; Cartabianca-Firenze, Museo di Villa Croce, Genova, a cura di Lorenzo Bruni. Dal 2016 dirige insieme a Francesco Carone il Museo d’Inverno (seasonal contemporary art events, Siena) .
Dalla pittura alla pittura.
Ci sono e ci saranno sempre "cose" che stanno sopra la tela "cose" che stanno sotto.
Come nel mare, nella terra, nel cielo esistono vari livelli, più o meno visibili, in cui noi osservatori ci poniamo di-mezzo, di- fronte, a volte di-traverso.
È il nostro modo di osservare, è la nostra distanza focale che è anche distanza affettiva, cerchiamo sempre di sfuggire dalla troppa vicinanza, dalla frequentazione assidua, perché temiamo di perderci nella familiarità con l'osservato.
Ma tra sopra e sotto, tra la pittura e il dipingere lo spazio è sottile, meno di una mano di vernicetta, un diaframma che non divide chi fa laboriosamente, quasi compulsivamente da chi in questo caso osserva e che si pone in confronto e in contemplazione con empatica assiduità.
Quindi la pittura e il fare pittura si dividono senza mai lasciarsi.
E' nel centro di queste due singolarità, che la frequentazione e la familiarità paiono dividersi, ma anche questa volta senza allontanarsi e senza volersi abbandonare né l'una all'altra, né l'una con l'altra.
Così ogni gesto si scompone in un rituale e la ritualità crea non solo l'opera, ma anche il suo doppio, il meccanismo di spostamento del fare pittorico in una dimensione ancora più intima, la pittura diviene il dipingere con invisibili strumenti, che dell'originale hanno spesso solo il nome, il patronimico furore.
In questa mostra, che è una storia, una vera saga, tutti i contrasti tra pittura e dipingere si stemperano in una meravigliosa epifania di quello che noi intendiamo per tradizione, ovvero l'atto di "trasmettere", il passaggio di un testimone dalla fine punta irsuta.
Da una parte Giuliano Vanni, il capostipite della "Pittura", che della tecnica conosce tutte le astute formulazioni e che le usa per inverare e mostrarci finalmente un mondo che non può che esistere nello spazio dato dalla distanza longitudinale del telaio (scheletro nascosto nel corpo del dipinto), e da quella barimetrica dei minuscoli gesti che dal tendere la tela vanno al vestirla di un velo di imprimitura, che come la terra si fa seminare dalle rigogliose forme e dai colori, e si completa non solo con un titolo, parola muta, ma con una firma, un sigillo che ne fa stirpe riconosciuta.
Dall'altra Eugenia Vanni, che come abbiamo detto rinuncia alla distanza e come nel tavolo della sera accoglie il dono di un lavoro continuo e certosino, facendone qualcosa di nuovo, trasportandolo non solo in nuove dimensioni e formulazioni, ma facendolo viaggiare lungo le strade dell'arte, continuando a portare con sé il prezioso gesto, estendendolo, ribaltandolo, specchiandolo nella sua natura diversa di figlia, quindi di artista e di amica.
E la firma? La firma potrebbe stare dietro di lei come la prima e più genuina opera, quella da cui discenderanno tutte le altre ed è proprio la firma a distinguere questi due mondi.
Potremmo dire che questi due momenti sono come convergenze parallele, o come come spirali intrecciate; poco importa, loro ci chiedono solo di non stare distanti ma di farci partecipi con gioiosa e abbonante empatia e familiarità.
Giuliano Vanni
Siena, 1946. Vive e lavora a Siena
Dopo aver compiuto gli studi presso L’Istituto d’Arte Duccio di Buoninsegna di Siena, frequenta il corso di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Tra le mostre più recenti si ricorda: “Reazione a Catena. Differenti vie della Pittura #2”, Galleria Giovanni Bonelli, Milano, 2018, a cura di Gino Pisapia; Mostra personale (Antologica) Presso i Magazzini del Sale, Siena (catalogo edito da Gli Ori editori, Prato), 2012 a cura di M.Civai.
Eugenia Vanni
Siena, 1980. Vive e lavora a Siena.
Tra le principali mostre personali si ricorda: ogni colore dipinge se stesso e anche gli altri, Galleria Fuoricampo, 2017, Il vero colore del cielo, Museo MAN Nuoro, 2015; Rinviai la mia partenza, Museo Internazionale e biblioteca della musica Bologna, 2015; Sturm und drang Museo Marino Marini, Firenze, a cura di Alberto Salvadori e Alberto Mugnaini, 2012 e le collettive: Young Italians 1968 – 2018, Istituto Italiano di Cultura di New York, a cura di Ilaria Bernardi, New York City, 2018; Che il vero possa Confutare il falso, works from AGI collection, Santa Maria della Scala, Siena, 2016; Senza titolo (la pittura come modello), Casa Masaccio | Arte Contemporanea, San Giovanni Val d’Arno, a cura di Saretto Cincinelli e Cristiana Collu, 2016; Cartabianca-Firenze, Museo di Villa Croce, Genova, a cura di Lorenzo Bruni. Dal 2016 dirige insieme a Francesco Carone il Museo d’Inverno (seasonal contemporary art events, Siena) .
30
marzo 2019
Giuliano Vanni – La Firma sul fronte
Dal 30 marzo al 23 giugno 2019
arte contemporanea
Location
SPAZIO SIENA
Siena, Via Di Fontebranda, 5, (Siena)
Siena, Via Di Fontebranda, 5, (Siena)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-20
Vernissage
30 Marzo 2019, ore 18.00
Autore