Di idillici artifici: questa la sintesi del lavoro di Giulio Agostino in questa sua personale: poiché l’idillio è, nella tradizione antica, un quadretto bucolico. che, dall’artista, è artificiosamente (cioè, per mezzo dell’artificio pittorico, tramite, dunque, una mente artificiosa e artefice) re-interpretato. una natura arcadica, la sua, di pastelli delicati e, nel contempo, materici, in quanto agostino utilizza spesse, geometriche spatolate di colori ad olio stese su un impasto essiccato ottenuto mescolando sabbia con resine acriliche e materiali da edilizia: il risultato che ne consegue è un concre(t)arsi di suggestioni oniriche e impressionistiche in cui il maggio odoroso di leopardi non è reminiscenza malinconica di un passato trascorso ma solare, vigoroso e presente germinare di vita della, e dalla Terra. esuberanza di vita che si rinnova continuamente nei suoi paesaggi di colline. oppure, nella sua ricerca più recente, negli esiti di quei suoi fiori di campo e di erbe stilizzati in astrazioni barocche, nell’inseguirsi curvilineo e metamorfosante delle forme ma, anche e soprattutto, decisamente contemporanee nell’impasto materico e nei supporti (tecnica mista su tavola sagomata).

Queste suggestioni sono sempre rappresentate nell’ora meridiana di un’assolata estate mediterranea, quando uomini ed animali –assenti nell’opera di giulio agostino- riposano in qualche diverso altrove, all’ombra e al fresco -caso mai, potresti intravedere solo qualche disturbata divinità allontanarsi in questa ininterrotta emersione di luce che ti induce a socchiudere le palpebre.

La tavolozza di Agostino, dunque, risulta estremamente innovativa nelle mescole di materiali concettualmente contemporanei e, nel contempo, evoca un innegabile richiamo a certe atmosfere mitiche, che possiamo (potevamo) ritrovare, ripensandoci, in quelli che erano (o furono) i racconti delle nostre nonne a noi, quand’eravamo (fummo) bambini. Pieni di sole. Che profumavano di terra appena smossa. E di vita.


Mauro Comba