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Giulio Turcato – La forma del fuoco
Verranno presentate un centinaio di opere, quasi tutte provenienti dall’Archivio Turcato, datate dal 1937 al 1992 (anno in cui s’interrompe la parabola creativa dell’artista): un tracciato che esplora per intero l’intensa attività di Turcato, attraverso molti lavori assolutamente inediti ed altri di straordinaria importanza storica
Comunicato stampa
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Venerdì 7 dicembre verrà inaugurata, nella doppia sede del Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna e dell’Ex Aurum, a Pescara, la mostra Giulio Turcato: la forma del fuoco, a cura di Silvia Pegoraro (Catalogo Edizioni Mazzotta). L’esposizione è realizzata dal Comune di Pescara (Assessorato alla Cultura) in Collabora-zione con L’Archivio Giulio Turcato di Roma, e si avvale del contributo dell’Assessorato alla cultura della Provincia di Pescara oltre che di FIAT – Concessionaria Danelli, Augusta Assicurazioni ed Elecom. L’occasione che ha stimolato la nascita di questo progetto è stata la decisione, da parte degli eredi dell’artista, Ettore Caruso e Barbara Cookson, titolari dell’Archivio Giulio Turcato, di concedere alla Città di Pescara in comodato gratuito senza limiti di tempo la grande scultura in legno di Turcato intitolata Superamento (m 5,5 di altezza, per un ingombro pari a circa 30 mq), realizzata nel 1984-85 in seguito alla sua collaborazione con la Biennale di Venezia, ed esposta alla grande antologica dell’artista presso la Galle-ria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1986. La scultura si trovava già in deposito a Pescara dal 1989, anno in cui era stata esposta nell’ambito della mostra di Turcato realizzata presso la sucursale Fiat della città dal suo direttore, Roberto Rodriguez. L’opera – restaurata dal Comune di Pescara grazie alla sponsoriz-zazione di Fiat-Concessionaria Danelli - si trova attualmente nel grande salone centrale dell’Ex Aurum.La mostra in programma a Pescara è la prima importante antologica dell’artista in uno spazio pubblico dopo quella realizzata presso i Musei Civici di Mantova e Modena nel 1998. Verranno presentate un centinaio di opere, quasi tutte provenienti dall’Archivio Turcato, datate dal 1937 al 1992 (anno in cui s’interrompe la parabola creativa dell’artista): un tracciato che esplora per intero l'intensa attività di Turcato, attraverso molti lavori assolutamente inediti ed altri di straordinaria importanza storica, come Rivolta (1949), Comizio (1949), Giardino di Miciurin (1953), Arcipelago (1953), Deserto dei Tartari (1956), Lenzuolo di San Rocco (1958), Cosmogonia (1960), Tranquillanti per il mondo (1961), Ricordo di New York (1963), Superfi-cie blu viola (Superficie lunare) (1964), Testa di moro (1970), La passeggiata (1972), Il Tunnel (1972), Evocazione (1986).La mostra occuperà tutti gli spazi del Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, mentre alcune tele di gran-dissime dimensioni verranno esposte nel salone centrale dell’Ex Aurum, in compagnia della scultura Supera-mento, a creare un insieme veramente monumentale.
Giulio Turcato (1912-1995) viene considerato uno dei più significativi interpreti dell'astrattismo pittorico in ambito internazionale, ma il suo lavoro è assai articolato e complesso, e comprende affascinanti risvolti figura-tivi e straordinarie sortite nell’ambito della scultura e della scenografia.L'esposizione che si intende realizzare rappresenta un omaggio all'artista a dodici anni dalla sua scomparsa, oltre che un tentativo di esaminare e interpretare alcuni aspetti del suo lavoro non sufficientemente approfonditi e compresi. Partito dalla lezione di Cézanne e Matisse, dei futuristi (soprattutto Giacomo Balla), l'artista mantovano, ma romano d'adozione, ha saputo imporre un proprio linguaggio ritmico e dinamico, facendo della forma-colore la ragione di una ricerca che va oltre l'informale. Turcato è un esploratore straordinario che ha fatto della pittura il codice per interpretare il mondo in tutti i suoi aspetti, dalla biologia all'entomologia, dalla fisica all'astronomia: tutto diventa occasione per nuove invenzioni di forme e colori che ridefiniscono l'immaginario umano, individuale e collettivo. La rassegna, nel suo insieme, consentirà di aderire a quella sorta di “nomadismo interiore” che contraddistingue la poetica di Turcato, il quale ha affrontato l'astrazione con radicalità e anticonformismo, con determinazione e lirismo senza mai rinunciare alla sperimentazione.Così, i Reticoli e gli Arcipelaghi si alterneranno con le Superfici lunari in gommapiuma e faranno da contraltare alla serie dei Cangianti, dove il colore diventa protagonista di un'ipotetica partitura musicale."Queste immagini, sensazioni, materiali, memorie, illusioni, allucinazioni, forme, itinerari, sono il mio bagaglio aperto alla dogana del prossimo millennio", ha scritto Turcato. Un'affermazione che potrebbe essere letta come una dichiarazione di poetica da parte di un artista che ha svolto un compito essenziale nel liberare l'arte dalle convenzioni accademiche, in un percorso originale e solitario. A dodici anni dalla sua scomparsa sembra dunque opportuno riflettere sull'eredità importante da lui lasciata, e non ancora del tutto valutata e compresa.GIULIO TURCATO (Mantova, 1912 – Roma, 1995). La sua formazione avviene a Venezia, dove frequenta il Ginnasio e la Scuola d’Arte, poi il Liceo Artistico e la Scuola Libera del Nudo. Comincia ad esporre nel’32 in mostre collet-tive. Dal 1937 si sposta a Milano, dove lavora presso lo studio dell’Architetto Muzio, e in questa città nel’39 tiene la sua prima mostra personale. Nel 1942-43 espone alla Biennale di Venezia. Nel‘43 si trasferisce definitivamente a Roma, dove entra subito nel vivo delle polemiche artistiche, e partecipa anche alla Resistenza: la sua attività si lega infatti sempre strettamente all’impegno sociale e politico. Nel 1947 fonda il gruppo “Forma 1” con Acca-rdi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, firmando il manifesto del “Formalismo”, e nello stesso anno aderisce al “Fronte Nuovo delle Arti”, a cui partecipano anche Vedova, Santomaso, Guttuso, Leoncillo, Corpora, Morlotti, Birolli, Franchina, Fazzini, Pizzinato e Viani. Nel 1950 entra nel “Gruppo degli Otto”, promosso da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova. Nel suo lavoro si evidenzia ben presto la ricerca attenta e profonda sulla natura e la qualità del colore e della luce, e sulla metamorfosi delle forme, insieme all’interesse per le scienze biologiche e fisiche, costante quanto il suo impegno sociale e politico. Gli anni ’50 lo vedono presente in molte mostre in Italia (a Venezia espone sempre, anche con sale anche personali, alla Biennale) e all’estero (Parigi, Germania), così come nei decenni successivi - ’60, ’70, ’80 – continuano le sue prestigiose esposizioni internazionali (New York, Kassel, Londra). Nel 1993 è presente nuovamente, per l’ultima volta, alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata “Opera Italiana"
Giulio Turcato (1912-1995) viene considerato uno dei più significativi interpreti dell'astrattismo pittorico in ambito internazionale, ma il suo lavoro è assai articolato e complesso, e comprende affascinanti risvolti figura-tivi e straordinarie sortite nell’ambito della scultura e della scenografia.L'esposizione che si intende realizzare rappresenta un omaggio all'artista a dodici anni dalla sua scomparsa, oltre che un tentativo di esaminare e interpretare alcuni aspetti del suo lavoro non sufficientemente approfonditi e compresi. Partito dalla lezione di Cézanne e Matisse, dei futuristi (soprattutto Giacomo Balla), l'artista mantovano, ma romano d'adozione, ha saputo imporre un proprio linguaggio ritmico e dinamico, facendo della forma-colore la ragione di una ricerca che va oltre l'informale. Turcato è un esploratore straordinario che ha fatto della pittura il codice per interpretare il mondo in tutti i suoi aspetti, dalla biologia all'entomologia, dalla fisica all'astronomia: tutto diventa occasione per nuove invenzioni di forme e colori che ridefiniscono l'immaginario umano, individuale e collettivo. La rassegna, nel suo insieme, consentirà di aderire a quella sorta di “nomadismo interiore” che contraddistingue la poetica di Turcato, il quale ha affrontato l'astrazione con radicalità e anticonformismo, con determinazione e lirismo senza mai rinunciare alla sperimentazione.Così, i Reticoli e gli Arcipelaghi si alterneranno con le Superfici lunari in gommapiuma e faranno da contraltare alla serie dei Cangianti, dove il colore diventa protagonista di un'ipotetica partitura musicale."Queste immagini, sensazioni, materiali, memorie, illusioni, allucinazioni, forme, itinerari, sono il mio bagaglio aperto alla dogana del prossimo millennio", ha scritto Turcato. Un'affermazione che potrebbe essere letta come una dichiarazione di poetica da parte di un artista che ha svolto un compito essenziale nel liberare l'arte dalle convenzioni accademiche, in un percorso originale e solitario. A dodici anni dalla sua scomparsa sembra dunque opportuno riflettere sull'eredità importante da lui lasciata, e non ancora del tutto valutata e compresa.GIULIO TURCATO (Mantova, 1912 – Roma, 1995). La sua formazione avviene a Venezia, dove frequenta il Ginnasio e la Scuola d’Arte, poi il Liceo Artistico e la Scuola Libera del Nudo. Comincia ad esporre nel’32 in mostre collet-tive. Dal 1937 si sposta a Milano, dove lavora presso lo studio dell’Architetto Muzio, e in questa città nel’39 tiene la sua prima mostra personale. Nel 1942-43 espone alla Biennale di Venezia. Nel‘43 si trasferisce definitivamente a Roma, dove entra subito nel vivo delle polemiche artistiche, e partecipa anche alla Resistenza: la sua attività si lega infatti sempre strettamente all’impegno sociale e politico. Nel 1947 fonda il gruppo “Forma 1” con Acca-rdi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, firmando il manifesto del “Formalismo”, e nello stesso anno aderisce al “Fronte Nuovo delle Arti”, a cui partecipano anche Vedova, Santomaso, Guttuso, Leoncillo, Corpora, Morlotti, Birolli, Franchina, Fazzini, Pizzinato e Viani. Nel 1950 entra nel “Gruppo degli Otto”, promosso da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova. Nel suo lavoro si evidenzia ben presto la ricerca attenta e profonda sulla natura e la qualità del colore e della luce, e sulla metamorfosi delle forme, insieme all’interesse per le scienze biologiche e fisiche, costante quanto il suo impegno sociale e politico. Gli anni ’50 lo vedono presente in molte mostre in Italia (a Venezia espone sempre, anche con sale anche personali, alla Biennale) e all’estero (Parigi, Germania), così come nei decenni successivi - ’60, ’70, ’80 – continuano le sue prestigiose esposizioni internazionali (New York, Kassel, Londra). Nel 1993 è presente nuovamente, per l’ultima volta, alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata “Opera Italiana"
07
dicembre 2007
Giulio Turcato – La forma del fuoco
Dal 07 dicembre 2007 al 02 marzo 2008
arte contemporanea
Location
MUSEO D’ARTE MODERNA VITTORIA COLONNA
Pescara, Piazza I Maggio, 10, (Pescara)
Pescara, Piazza I Maggio, 10, (Pescara)
Biglietti
interi 5 euro - ridotti: ragazzi fino a 18 anni, studenti e ultrasessantenni 2.50 euro
Orario di apertura
dal lunedì al sabato, 9-13; 15.30-20.30, domenica e festivi: 9-13
Vernissage
7 Dicembre 2007, ore 18.00
Sito web
www.mlocale.com/turcato.zip
Editore
MAZZOTTA
Ufficio stampa
MENTE LOCALE
Autore
Curatore