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Giuseppe Agnello – Paludi
Lo scultore siciliano, dopo la recente esposizione “Dalle Dure Pietre” al Parco Archeologico della Valle dei Templi (AG) e “Arcadio/terra in moto” al Parco Archeologico di Naxos – Taormina (ME), in occasione di questa mostra presenta circa 15 opere della produzione recente
Comunicato stampa
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Apre al pubblico sabato 22 giugno alle ore 19.00 nella sala espositiva della Fondazione La Verde La Malfa la mostra “Paludi” di Giuseppe Agnello, a cura di Daniela Fileccia, promossa e ideata dal presidente della Fondazione Alfredo la Malfa e da Dario Cunsolo, con il patrocinio del comune di San Giovanni la Punta (CT) e dell’Accademia di Belle Arti di Palermo (PA).
Lo scultore siciliano, dopo la recente esposizione “Dalle Dure Pietre” al Parco Archeologico della Valle dei Templi (AG) e “Arcadio/terra in moto” al Parco Archeologico di Naxos – Taormina (ME), in occasione di questa mostra presenta circa 15 opere della produzione recente, di cui alcune installative, accomunate dalla materia calcareo-cementizia. In tutta la produzione dell’artista siciliano, la natura è la fonte alla quale attingere per la costruzione di forme e concetti, siano essi figure umane o elementi vegetali. La natura è il campo infinito da cui Giuseppe Agnello trae fonti, stimoli e connessioni con la sua idea di arte.
Se la metamorfosi con cui ha lavorato in passato Giuseppe Agnello evocava comunque il movimento, “Paludi” segna la fossilizzazione di un’umanità in un continuo stato di immobilità e di fragilità materiale e psicologica. Da una parte le paludi di Agnello raccontano di un'umanità stagnante e indolente talmente priva di energia vitale da essere assorbita dalla vegetazione e dal fango, dall'altra volgono uno sguardo fiducioso verso il futuro, in cui la decomposizione e il silenzio possono indicare un passaggio necessario al cambiamento. Scrive la curatrice Daniela Fileccia nel testo critico:
«Paludi - segna la fine di un’umanità che ha iniziato il suo sviluppo con le migrazioni e l’evoluzione, e si trova oggi in stato di inerzia e di debolezza fisica e psichica. I boccioli di acanto e i semi di girasole ibernati nel gesso, oggetto di studio e di una mostra al Parco Archeologico di Agrigento nel 2017, sono precedente tappa a questa mostra che urla il riscatto di una natura che invischia il corpo e costringe al silenzio. Un’umanità che appare immersa nelle sabbie mobili, muta e acquiescente. I livelli di lettura di ”Paludi” hanno un piano più fisico in cui si descrive un’esistenza stagnante e indolente talmente priva di energia vitale da essere assorbita dalla vegetazione e dal fango e uno più sottile dove la decomposizione e il silenzio sono il passaggio necessario alla trasformazione. Come nella ricerca della pietra filosofale è dalla dissoluzione che inizia il cambiamento e così i corpi mostrano parti scabre come in un processo di putrefazione. (...) Il lavoro dello scultore ha una fisicità con l’opera e i materiali certamente più impegnativa che in altre tecniche; il corpo a corpo che questa tecnica impone, determina un confronto con la realtà dello spazio e della materia, che la pone fra la pittura che suggerisce e l’architettura che contiene».
“Paludi” vuole essere testimone di un ritorno all’antica funzione della scultura nello spazio che Elena La Verde e Alfredo La Malfa hanno così fortemente voluto dedicare alla bellezza. Come afferma la curatrice Daniela Fileccia: “antico nel senso della funzione essenziale della bellezza, di rivelare lo spazio e il tempo al di là della forma e della materia”.
«La scelta di Giuseppe Agnello, per l'undicesimo anniversario della Fondazione – afferma il Presidente Alfredo La Malfa – nasce dal desiderio di ribadire il necessario e mai ineludibile rapporto fra l'uomo e l'intera creazione. Legame particolarmente conforme all’identità della Fondazione che già dalla spinta iniziale data dalla fondatrice includeva oltre l’impegno della progettazione artistica anche quello di una connessione con la dimensione della natura. Se è vero che il titolo lascerebbe immaginare un regresso dell'uomo alla condizione primigenia - di quasi completa indeterminatezza dell'uomo col mondo vegetale - tuttavia questo "ritorno" diventa necessario, se non indispensabile, per recuperare una condizione umana perduta a causa del degrado distruttivo voluto da una civiltà distorta e disgregata».
“Paludi” di Giuseppe Agnello rimarrà in permanenza fino al 10 novembre 2019 e sarà visitabile su prenotazione da giugno a novembre negli spazi della Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte, (S.G.La Punta) - istituzione attiva nella valorizzazione dei quattro fondi patrimoniali di cui dispone (il parco dell’arte che fa parte del circuito di Grandi Giardini Italiani; la sezione di opere d’arte moderna e contemporanea; la collezione di abiti d’epoca e di libri antichi) e nella promozione artistica attraverso l’organizzazione di attività ed eventi culturali.
Sarà, inoltre, realizzato un catalogo in cui sarà presente un testo critico di Daniela Fileccia, corredato da fotografie di Angelo Pitrone e il progetto grafico a cura di Miriana Chiarelli.
Lo scultore siciliano, dopo la recente esposizione “Dalle Dure Pietre” al Parco Archeologico della Valle dei Templi (AG) e “Arcadio/terra in moto” al Parco Archeologico di Naxos – Taormina (ME), in occasione di questa mostra presenta circa 15 opere della produzione recente, di cui alcune installative, accomunate dalla materia calcareo-cementizia. In tutta la produzione dell’artista siciliano, la natura è la fonte alla quale attingere per la costruzione di forme e concetti, siano essi figure umane o elementi vegetali. La natura è il campo infinito da cui Giuseppe Agnello trae fonti, stimoli e connessioni con la sua idea di arte.
Se la metamorfosi con cui ha lavorato in passato Giuseppe Agnello evocava comunque il movimento, “Paludi” segna la fossilizzazione di un’umanità in un continuo stato di immobilità e di fragilità materiale e psicologica. Da una parte le paludi di Agnello raccontano di un'umanità stagnante e indolente talmente priva di energia vitale da essere assorbita dalla vegetazione e dal fango, dall'altra volgono uno sguardo fiducioso verso il futuro, in cui la decomposizione e il silenzio possono indicare un passaggio necessario al cambiamento. Scrive la curatrice Daniela Fileccia nel testo critico:
«Paludi - segna la fine di un’umanità che ha iniziato il suo sviluppo con le migrazioni e l’evoluzione, e si trova oggi in stato di inerzia e di debolezza fisica e psichica. I boccioli di acanto e i semi di girasole ibernati nel gesso, oggetto di studio e di una mostra al Parco Archeologico di Agrigento nel 2017, sono precedente tappa a questa mostra che urla il riscatto di una natura che invischia il corpo e costringe al silenzio. Un’umanità che appare immersa nelle sabbie mobili, muta e acquiescente. I livelli di lettura di ”Paludi” hanno un piano più fisico in cui si descrive un’esistenza stagnante e indolente talmente priva di energia vitale da essere assorbita dalla vegetazione e dal fango e uno più sottile dove la decomposizione e il silenzio sono il passaggio necessario alla trasformazione. Come nella ricerca della pietra filosofale è dalla dissoluzione che inizia il cambiamento e così i corpi mostrano parti scabre come in un processo di putrefazione. (...) Il lavoro dello scultore ha una fisicità con l’opera e i materiali certamente più impegnativa che in altre tecniche; il corpo a corpo che questa tecnica impone, determina un confronto con la realtà dello spazio e della materia, che la pone fra la pittura che suggerisce e l’architettura che contiene».
“Paludi” vuole essere testimone di un ritorno all’antica funzione della scultura nello spazio che Elena La Verde e Alfredo La Malfa hanno così fortemente voluto dedicare alla bellezza. Come afferma la curatrice Daniela Fileccia: “antico nel senso della funzione essenziale della bellezza, di rivelare lo spazio e il tempo al di là della forma e della materia”.
«La scelta di Giuseppe Agnello, per l'undicesimo anniversario della Fondazione – afferma il Presidente Alfredo La Malfa – nasce dal desiderio di ribadire il necessario e mai ineludibile rapporto fra l'uomo e l'intera creazione. Legame particolarmente conforme all’identità della Fondazione che già dalla spinta iniziale data dalla fondatrice includeva oltre l’impegno della progettazione artistica anche quello di una connessione con la dimensione della natura. Se è vero che il titolo lascerebbe immaginare un regresso dell'uomo alla condizione primigenia - di quasi completa indeterminatezza dell'uomo col mondo vegetale - tuttavia questo "ritorno" diventa necessario, se non indispensabile, per recuperare una condizione umana perduta a causa del degrado distruttivo voluto da una civiltà distorta e disgregata».
“Paludi” di Giuseppe Agnello rimarrà in permanenza fino al 10 novembre 2019 e sarà visitabile su prenotazione da giugno a novembre negli spazi della Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte, (S.G.La Punta) - istituzione attiva nella valorizzazione dei quattro fondi patrimoniali di cui dispone (il parco dell’arte che fa parte del circuito di Grandi Giardini Italiani; la sezione di opere d’arte moderna e contemporanea; la collezione di abiti d’epoca e di libri antichi) e nella promozione artistica attraverso l’organizzazione di attività ed eventi culturali.
Sarà, inoltre, realizzato un catalogo in cui sarà presente un testo critico di Daniela Fileccia, corredato da fotografie di Angelo Pitrone e il progetto grafico a cura di Miriana Chiarelli.
22
giugno 2019
Giuseppe Agnello – Paludi
Dal 22 giugno al 10 novembre 2019
arte contemporanea
Location
PARCO DELL’ARTE – GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA FONDAZIONE LA VERDE – LA MALFA
San Giovanni La Punta, Via Sottotenente Nicolosi, 29, (Catania)
San Giovanni La Punta, Via Sottotenente Nicolosi, 29, (Catania)
Biglietti
Ingresso Libero per l'opening
Ingresso a pagamento dal 23 giugno al 10 novembre
Orario di apertura
La mostra è visitabile su prenotazione
Vernissage
22 Giugno 2019, ore 19.00
Autore