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Giuseppe Di Muro – Le città invisibili
otto installazioni
Comunicato stampa
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Venerdì 21 aprile, alle ore 18,00, sarà inaugurata la mostra Le città invisibili che raccoglie otto installazioni realizzate da Giuseppe Di Muro. Promossa dalla Soprintendenza per i B.A.P.P.S.A.E. di Salerno e Avellino, con il patrocinio della Provincia di Salerno, della Fondazione Ravello e della Comunità Montana Zona Monti Picentini, la mostra è stata curata da Giuseppe Zampino e da Massimo Bignardi che hanno impaginato le opere dell’architetto-designer seguendo le pagine del celebre libro di Italo Calvino.
“Il tema della città, di come la “progettano” gli artisti – scrive Giuseppe Zampino nella nota introduttiva al catalogo –, torna ancora a sollecitare i miei interessi, segnati, sempre, dal desiderio di partecipare ad un dibattito che, nei margini di un unico registro, pone la storia a fianco della contemporaneità. Da una parte v’è la memoria di uno spazio dell’essere, verso il quale il viaggio di Calvino, sul piano narrativo, ci spinge; dall’altra la necessità di sentire il presente, avvertire il suo respiro, essere, cioè, nel proprio tempo, insomma nel flusso di idee che ci rende parte di un complesso movimento, disposto, per sua vocazione, ad accelerate metamorfosi. È quanto, in sostanza, ha “progettato” Giuseppe Di Muro per queste otto città ispirate al celebre testo di Italo Calvino, legate fra loro dall’insinuante pratica della ceramica, dal suo artificio orchestrato tra il tavolo da lavoro e il forno, dall’abilità fabbrile, in pratica dai processi di una costruzione fatta di artigianalità e di materie, quindi, di terre, di impasti, di ingobbi, di forme tornite e modellate dalle mani”.
Otto piazze, osserva Massimo Bignardi, tante sono quelle ‘costruite’ da Giuseppe Di Muro, quadrate, rotonde, ellittiche; piazze e al tempo stesso città per sottolineare l’identità e l’unità della comunità. “Su tale identità insiste la plastica tradotta da un dettato compositivo che fonda su un rigoroso rapporto fra forma plastica e segno grafico, fra l’abilità figulina e la magia del fuoco che cuoce la terracotta. Di Muro si serve di moduli ideativi, di forme elaborate seguendo alcune pagine del celebre testo di Italo Calvino, Le città invisibili. È un progetto di creatività che fa uso della ceramica come materia ideale e primaria, disposta ad attivare l’immaginario, aprendo ad un confronto fra progetto funzionale e creativo, in parole povere fra architettura e arti plastiche, interpretando il desiderio di un cambiamento della forma di vita, intesa come linguaggio che ci circonda. Queste opere prospettano un più serrato confronto dialettico tra l'esperienza creativa – anima che rende visibile il "sogno" di una città ideale che ciascun artista immagina (come presa d’atto di una progettualità etica, avvertita, cioè, come profonda necessità di offrire prospettive allo sguardo) – e il recupero delle manualità e per esse dei materiali originari ed infine la forza della natura avvertita come presenza indispensabile”.
“Il tema della città, di come la “progettano” gli artisti – scrive Giuseppe Zampino nella nota introduttiva al catalogo –, torna ancora a sollecitare i miei interessi, segnati, sempre, dal desiderio di partecipare ad un dibattito che, nei margini di un unico registro, pone la storia a fianco della contemporaneità. Da una parte v’è la memoria di uno spazio dell’essere, verso il quale il viaggio di Calvino, sul piano narrativo, ci spinge; dall’altra la necessità di sentire il presente, avvertire il suo respiro, essere, cioè, nel proprio tempo, insomma nel flusso di idee che ci rende parte di un complesso movimento, disposto, per sua vocazione, ad accelerate metamorfosi. È quanto, in sostanza, ha “progettato” Giuseppe Di Muro per queste otto città ispirate al celebre testo di Italo Calvino, legate fra loro dall’insinuante pratica della ceramica, dal suo artificio orchestrato tra il tavolo da lavoro e il forno, dall’abilità fabbrile, in pratica dai processi di una costruzione fatta di artigianalità e di materie, quindi, di terre, di impasti, di ingobbi, di forme tornite e modellate dalle mani”.
Otto piazze, osserva Massimo Bignardi, tante sono quelle ‘costruite’ da Giuseppe Di Muro, quadrate, rotonde, ellittiche; piazze e al tempo stesso città per sottolineare l’identità e l’unità della comunità. “Su tale identità insiste la plastica tradotta da un dettato compositivo che fonda su un rigoroso rapporto fra forma plastica e segno grafico, fra l’abilità figulina e la magia del fuoco che cuoce la terracotta. Di Muro si serve di moduli ideativi, di forme elaborate seguendo alcune pagine del celebre testo di Italo Calvino, Le città invisibili. È un progetto di creatività che fa uso della ceramica come materia ideale e primaria, disposta ad attivare l’immaginario, aprendo ad un confronto fra progetto funzionale e creativo, in parole povere fra architettura e arti plastiche, interpretando il desiderio di un cambiamento della forma di vita, intesa come linguaggio che ci circonda. Queste opere prospettano un più serrato confronto dialettico tra l'esperienza creativa – anima che rende visibile il "sogno" di una città ideale che ciascun artista immagina (come presa d’atto di una progettualità etica, avvertita, cioè, come profonda necessità di offrire prospettive allo sguardo) – e il recupero delle manualità e per esse dei materiali originari ed infine la forza della natura avvertita come presenza indispensabile”.
21
aprile 2006
Giuseppe Di Muro – Le città invisibili
Dal 21 aprile al 21 maggio 2006
arte contemporanea
Location
VILLA RUFOLO
Ravello, Piazza Duomo, (Salerno)
Ravello, Piazza Duomo, (Salerno)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-13 e 17-20
Vernissage
21 Aprile 2006, ore 18
Autore
Curatore