Dal punto di vista formale, l’opera di Guerinoni accoglie e fonde importanti definizioni della storia dell’arte: espressivo, cubista, classico, arcaico, il suo lavoro trova forse la cifra più caratteristica nel bisogno del ritorno al figurativo dopo l’esperienza dell’astrazione e della ricerca concettuale, di cui rimane peraltro una traccia manifesta nelle sculture. Alla radice, come spiega lo stesso artista, il tentativo di occupare con il proprio fare artistico la spazio di frattura tra arte contemporanea e grande pubblico, tra espressione individuale e relazione comunicativa, potentemente aperto dalle Avanguardie storiche e mai più veramente rinsaldatosi.

L’attenzione di Guerinoni per la valenza comunicativa dell’opera non cede tuttavia alla facile tentazione di rassegnarsi alla riproduzione mimetica e celebrativa dell’esistente. Prima ancora che sulla figura umana, le opere esposte in questa mostra si concentrano infatti sul corpo, mettendo a nudo, nel pieno senso del termine, uno dei principali miti dell’immaginario del nuovo millennio.

Dalle resine e dai disegni recenti, come già dalle sculture, è bandita ogni indagine psicologica che non si esprima attraverso la fisionomia: nelle opere in mostra non vi sono vestiti, oggetti o paesaggi a connotare il modo di stare al mondo del soggetto, ma semplicemente il suo corpo, reso protagonista e ritratto in tutta la sua terribile bellezza. L’opera nella sua essenzialità figurativa si pone volutamente al di fuori della determinazione storica, alla ricerca di ciò che nella vita umana e cosmica è persistente.