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Giuseppe Nicoletti – Another Wall
Imponenti parallelepipedi si incastrano gli uni sugli altri, le loro pareti sono lisce, scivolose, gli spigoli accentuati. I colori accesi, squillanti contrastano con la sensazione di oppressione e mancanza di una via di fuga che l’ambiente trasmette.
Comunicato stampa
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È l’estremo mondo metafisico in cui Giuseppe Nicoletti si muove con lucidità.
Da tempo l’artista esplora questi luoghi, realizzando una sorta di diario di viaggio non documentaristico ma di ricerca. Se inizialmente infatti ha rappresentato, con una prospettiva lontana e distaccata, gli isolati scogli di Tomi in cui si collocavano - sicure nella loro solitudine - le allegoriche presenze del mondo dell’arte (verga, tela bianca, squadre...), successivamente si è avvicinato a quelle alture, le ha circuite e assediate.
Il punto di vista ora si abbassa drammaticamente, gli elementi che sembravano inattaccabili sono sospesi nel vuoto, oppure giacciono tra i blocchi - comunque disposti con un sempre equilibrato ordine compositivo. In altri casi lo spazio è occupato soltanto da cubi in caduta, con irreale lentezza, o abilmente collocati in un’apparente stasi. Nicoletti sembra tentare diversi percorsi, ma una parete continua, con false quinte teatrali, non lascia via d’uscita. Di fronte vi è “Un altro - e più che mai alto - muro”.
L’artista si è addentrato in una realtà ostile senza pervenire ad un risultato; si tratta dunque di un vano viaggio di ricerca? O forse la ricerca si esaurisce in sé, trova in se stessa la sua essenza e la sua sostanza?
Credo che il viaggio di Nicoletti si possa definire romantico (“Wanderung. Il viaggio dei romantici” di Patrizio Collini è una delle sue ricercate letture). È infatti un peregrinare senza meta né ritorno, procede per tappe, stazioni, interluoghi che in sé sono arrivo e già partenza. Un’infinita tensione caratterizza l’attento procedere dell’artista, e non è importante se si scontra con un muro, con la moda artistica - anzi, forse lo diverte... - e quant’altro, bensì il sentire un intimo “élan vital”.
Se lo spirito del viaggio è romantico, nel senso che ho precisato, simbolica è la realtà in cui esso ci conduce. Il muro è segno, individuale e collettivo, di ostacolo, divisione, separazione, incomunicabilità. Nicoletti gioca con questo concetto in un modo molto raffinato e ironico. Le lunette - formato in cui la linea curva circoscrive una costruzione organizzata con angoli e rette - essendo esposte frontalmente, affermano infatti che anch’esse hanno il loro muro, e non è quello rappresentato. Il processo della comunicazione si instaura ed è possibile solo tra consimili.
L’artista ha dunque costruito e si è avventurato in un mondo estremo, senza però isolarsi dagli estremismi del mondo attuale.
Lara Nicoletti
Da tempo l’artista esplora questi luoghi, realizzando una sorta di diario di viaggio non documentaristico ma di ricerca. Se inizialmente infatti ha rappresentato, con una prospettiva lontana e distaccata, gli isolati scogli di Tomi in cui si collocavano - sicure nella loro solitudine - le allegoriche presenze del mondo dell’arte (verga, tela bianca, squadre...), successivamente si è avvicinato a quelle alture, le ha circuite e assediate.
Il punto di vista ora si abbassa drammaticamente, gli elementi che sembravano inattaccabili sono sospesi nel vuoto, oppure giacciono tra i blocchi - comunque disposti con un sempre equilibrato ordine compositivo. In altri casi lo spazio è occupato soltanto da cubi in caduta, con irreale lentezza, o abilmente collocati in un’apparente stasi. Nicoletti sembra tentare diversi percorsi, ma una parete continua, con false quinte teatrali, non lascia via d’uscita. Di fronte vi è “Un altro - e più che mai alto - muro”.
L’artista si è addentrato in una realtà ostile senza pervenire ad un risultato; si tratta dunque di un vano viaggio di ricerca? O forse la ricerca si esaurisce in sé, trova in se stessa la sua essenza e la sua sostanza?
Credo che il viaggio di Nicoletti si possa definire romantico (“Wanderung. Il viaggio dei romantici” di Patrizio Collini è una delle sue ricercate letture). È infatti un peregrinare senza meta né ritorno, procede per tappe, stazioni, interluoghi che in sé sono arrivo e già partenza. Un’infinita tensione caratterizza l’attento procedere dell’artista, e non è importante se si scontra con un muro, con la moda artistica - anzi, forse lo diverte... - e quant’altro, bensì il sentire un intimo “élan vital”.
Se lo spirito del viaggio è romantico, nel senso che ho precisato, simbolica è la realtà in cui esso ci conduce. Il muro è segno, individuale e collettivo, di ostacolo, divisione, separazione, incomunicabilità. Nicoletti gioca con questo concetto in un modo molto raffinato e ironico. Le lunette - formato in cui la linea curva circoscrive una costruzione organizzata con angoli e rette - essendo esposte frontalmente, affermano infatti che anch’esse hanno il loro muro, e non è quello rappresentato. Il processo della comunicazione si instaura ed è possibile solo tra consimili.
L’artista ha dunque costruito e si è avventurato in un mondo estremo, senza però isolarsi dagli estremismi del mondo attuale.
Lara Nicoletti
09
ottobre 2004
Giuseppe Nicoletti – Another Wall
Dal 09 al 28 ottobre 2004
arte contemporanea
Location
LA ROGGIA
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Pordenone, Viale Trieste, 19, (Pordenone)
Orario di apertura
dal martedì al sabato h 16 -19.30