Scrive Vinny Scorsone in catalogo: “…In queste opere c’è una violenza fulminante che colpisce lo spettatore in pieno viso. Centinaia di chiodi ritorti (i più dei quali fabbricati manualmente), si conficcano nelle tavole stillando sofferenza. Quelle stesse tavole sono il corpo di Cristo, sono la nostra cara terra trafitta dalla stoltezza umana. Nella visione di Sucato, Gesù è il nostro pianeta. Così le spine della corona divengono piogge acide che bruciano il suolo; i chiodi inflitti la barbarie che è nel mondo; gli squarci e le ferite, le bombe che devastano il pianeta. Si ha così una corrispondenza perfetta tra il figlio del Creatore e la creazione, una sorta di sillogismo vivente che vede nel corpo di nostro Signore una specie di mappa riepilogativa di tutte le efferatezze che, istante dopo istante, si vanno compiendo. La lamiera viene battuta con violenza, forgiati i ferri della tortura, preparata la frusta che squarcerà la carne. Il sangue scorrerà in rivoli mischiandosi al sudore e alle lacrime e noi saremo lì, a permettere nuovamente che accada tutto ciò, non rendendoci conto che questa volta saremo noi a pagare con la nostra vita ogni singolo colpo di martello.

Attoniti assistiamo ad un’ascesa al Calvario non comprendendo che abbiamo condannato a morte noi stessi. Il figlio di Dio muore e con Lui tutta la terra e, oggi come allora, non facciamo nulla per impedirlo.” (…)