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Gloria Pastore – Guardo
Il fulcro della mostra di Gloria Pastore al MLAC è costituito da due sculture collocate in posizione speculare l’una rispetto all’altra. Le due opere a grandezza naturale incarnano emblematiche e levigate immagini femminili.
Comunicato stampa
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Questi due personaggi rispondono al calco di una medesima persona, reale ed in carne ed ossa, realizzato in resina sintetica e riproposto in due varianti, una bianca l’altra nera e tatuata.
Le figure rimandano ad una dimensione fluttuante e metafisica, tra presenza e assenza, luce ed ombra, l’io ed il suo doppio… dimensione suggerita anche da una sorta di “ falso movimento” che dal loro interno genera attriti, frizioni e sospensioni: tra spazio, tempo, implacabilità del divenire e tensioni interiori implose… queste ultime, del resto, esplicitamente evidenziate dalle corde che legano e costringono entrambi i corpi.
Il tatuaggio, che connota la figura nera, rimanda alla universalità del linguaggio ed al corpo sia come suo supporto sia come sorta di mappa, misteriosa e da decodificare, di storie individuali e collettive; ma anche, come racconta la serie di formelle di gesso a parete, il tatuaggio rappresenta un segno di appartenenza e di identità ramificato verso altre realtà e culture, altri tempi ed altri luoghi.
A questi elementi centrali della mostra, fa da contraltare dialogico una teoria di serpenti (realizzati in polvere lavica) che, come icone-immagini profonde dell’immaginario simbolico collettivo, danzano lungo le pareti dell’ambiente, indirizzando lo sguardo verso due grandi pannelli nei quali gli stessi soggetti si compongono a formare una sorta di mandala ibridato.
L’artista mescola generi e culture diverse, frammenti antropologici arcaici e contemporanei, ironia e mistero, freddezza e passione… e così focalizza, ulteriormente in questa circostanza, la sua intensa riflessione sull’ uno ed il molteplice, sull’identità e sulla differenza nonché sul corpo come tramite di comunicazione e di desiderio, e come parte di un gioco complesso di rimandi e di evocazioni, che apre orizzonti non esplorati dove l’artista privilegia “la dimensione dello smarrimento, non solo e non tanto come cifra del secolo che si compie, quanto come condizione per progettare un inedito approdo all’essere”.
La mostra è realizzata nella programmazione Laboratorio del MLAC con il contributo della Regione Lazio per le ricerche in "Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea" nell'ambito dei corsi sperimentali di Stage/Master in Cura Critica e Installazione Museale, voluti dal direttore del Museo Simonetta Lux e realizzati dal curatore del MLAC Domenico Scudero.
Le figure rimandano ad una dimensione fluttuante e metafisica, tra presenza e assenza, luce ed ombra, l’io ed il suo doppio… dimensione suggerita anche da una sorta di “ falso movimento” che dal loro interno genera attriti, frizioni e sospensioni: tra spazio, tempo, implacabilità del divenire e tensioni interiori implose… queste ultime, del resto, esplicitamente evidenziate dalle corde che legano e costringono entrambi i corpi.
Il tatuaggio, che connota la figura nera, rimanda alla universalità del linguaggio ed al corpo sia come suo supporto sia come sorta di mappa, misteriosa e da decodificare, di storie individuali e collettive; ma anche, come racconta la serie di formelle di gesso a parete, il tatuaggio rappresenta un segno di appartenenza e di identità ramificato verso altre realtà e culture, altri tempi ed altri luoghi.
A questi elementi centrali della mostra, fa da contraltare dialogico una teoria di serpenti (realizzati in polvere lavica) che, come icone-immagini profonde dell’immaginario simbolico collettivo, danzano lungo le pareti dell’ambiente, indirizzando lo sguardo verso due grandi pannelli nei quali gli stessi soggetti si compongono a formare una sorta di mandala ibridato.
L’artista mescola generi e culture diverse, frammenti antropologici arcaici e contemporanei, ironia e mistero, freddezza e passione… e così focalizza, ulteriormente in questa circostanza, la sua intensa riflessione sull’ uno ed il molteplice, sull’identità e sulla differenza nonché sul corpo come tramite di comunicazione e di desiderio, e come parte di un gioco complesso di rimandi e di evocazioni, che apre orizzonti non esplorati dove l’artista privilegia “la dimensione dello smarrimento, non solo e non tanto come cifra del secolo che si compie, quanto come condizione per progettare un inedito approdo all’essere”.
La mostra è realizzata nella programmazione Laboratorio del MLAC con il contributo della Regione Lazio per le ricerche in "Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea" nell'ambito dei corsi sperimentali di Stage/Master in Cura Critica e Installazione Museale, voluti dal direttore del Museo Simonetta Lux e realizzati dal curatore del MLAC Domenico Scudero.
03
giugno 2004
Gloria Pastore – Guardo
Dal 03 al 25 giugno 2004
arte contemporanea
Location
MLAC – MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Orario di apertura
Lun - ven ore 10:00 – 19:30
Vernissage
3 Giugno 2004, ore 18:30
Curatore