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Guerra e pace. Mostra internazionale di libri d’artista e quasi-libri
A quasi 150 anni dalla pubblicazione di Guerra e pace di Tolstoj una mostra internazionale di libri d’artista e quasi-libri che ne attualizza i contenuti nei suoi risvolti attuali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
con il Patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Mosca
15 - 25 giugno 2010
GUERRA E PACE
Mostra internazionale del LIBRO d’ARTISTA e QUASI-LIBRO
a cura di Evelina Schatz
A quasi 150 anni dalla pubblicazione di Guerra e pace di Tolstoj una mostra internazionale di libri d’artista e quasi-libri che ne attualizza i contenuti nei suoi risvolti attuali.
La mostra, dopo questa anteprima milanese, si sposterà a Mosca presso il Museo Majakovskij, poi al CDCh, fiera del libro e quindi l’anno prossimo al Museo Tolstoj.
artisti:
Eugenio Alberti Schatz, Boris Bel’skij, Loriana Castano, Maura Cantamessa, Francesco Cucci, Fausta Dossi, En Nico, Fernanda Fedi, Gretel Fehr, Mavi Ferrando, Gino Gini, Claudio Granaroli, Enzo Guaricci, Pino Lia, Ruggero Maggi, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Maiorova Marica, Margherita Mariani, Mauro Olgiati, Valentina Persico, Lucia Pescador, Michail Pogarskij , Antonella Prota Giurleo, Victor Ribas, Giovanni Rubino, Evelina Schatz, Stefano Soddu, Anna Spagna, Fausta Squatriti, Andrej Suzdalev, Armanda Verdirame, Rosanna Veronesi, con una selezione di studi sulla guerra di Manuel Schatz (1916-1999), veterano della II Guerra Mondiale
inaugurazione: martedì 15 giugno 2010 alle ore 18,30
luogo: Quintocortile, viale Bligny 42, Milano
orario: da martedì a venerdì dalle 17,30 alle 19,30
Evelina Schatz
Concetto
Guerra e pace di Tolstoj fu pubblicato quasi 150 anni fa.
La guerra di Napoleone finiva quasi 200 anni fa.
La Seconda Guerra Mondiale finiva 65 anni fa.
Le guerre del mondo, quella dei Trent’anni, quella dei Cent’anni, le guerre del Secolo Ventesimo, chiamato breve (Hobsbawm) perché il suo tempo è stato consunto dalle guerre, compresa la Guerra fredda in tempo di pace. Insomma, guerra non-stop.
Apollinaire ― guerra.
Rimbaud ― armi.
Futuristi ― guerra, sola igiene del Mondo.
D’Annunzio ― canti della guerra latina.
La pace allora?
Pace ― si spara Majakovskij, pace ― si impicca Cvetaeva.
Pace ― Pound nella gabbia di ferro in piazza.
Le Due Torri ― giù!
Le bombe nel metrò.
Ma no, ma no, è sempre guerra ― passione ― tango.
La pace è minuetto, Bach e cosmo, farfalle e scacchi di Nabokov.
Oh, pace, oh, deflagrazione, oh vsorval’’…
La Pace abita i tempi di guerra.
Gli obelischi — delle guerre eterni trofei.
Come inforcare la guerra? Come disseminare il mondo di pace
quando nello stesso cielo regna il cannibalismo? Perché la materia stellare è cannibale?
Allora, commettere il miracolo della creazione.
Create, amici: l’unica risposta.
evelina schatz
mosca 2010
Frammenti fatui
C’è un museo nella ex Berlino Est, Il Museo della resa incondizionata, ovvero, Muzej istorii bezogovoročnoj kapituljacii fašistskoj Germannii v vojne 1941-1945. Questo museo dal nome più lungo del mondo è dedicato alla capitolazione di Karlshorst. Berlino, che dopo aver raso al suolo il Palazzo della Repubblica si accinge a ricostruire lo Stadtschloss. Il museo è silenzioso e impolverato monumento al dolore. Dimentico e dimenticato. Chi sono i vinti? Chi – vincitori?
C’è un libro omonimo, Il Museo della resa incondizionata, appunto, della spietata Dubravka Ugrešić. Come una mannaia, si alza la sua voce:
„Sul criminale di guerra, il criminale Ratko Mladič, che per mesi bombardò Sarajevo dai colli circostanti, si racconta che una volta scorse nel mirino proprio la casa di un suo conoscente. L’aneddoto continua dicendo che il generale avrebbe telefonato al conoscente per avvertirlo che gli concedeva cinque minuti per raccattare gli album perché, avrebbe detto, aveva intenzione di fargli saltare in aria la casa. Dicendo album, il generale si riferiva agli album delle fotografie di famiglia. Quel criminale, che per mesi devastò la città, le biblioteche, i monumenti, le chiese, le vie e i ponti sapeva che stava demolendo la memoria. Per questo al suo conoscente fece magnanimamente dono di una vita con diritto alla memoria. La nuda vita e alcune fotografie di famiglia”
Un giorno, verso la fine degli anni Quaranta, Achmatova stava camminando con Nadežda Mandel’štam in una via di Leningrado quando d’un tratto disse: “E pensare che i migliori anni della nostra vita sono stati quelli della guerra, quando sono state uccise moltissime persone, noi morivamo di fame e mio figlio si trovava ai lavori forzati”. Le fa eco Pasternak nell’epilogo del Dottor Živago (1957): “E quando scoppiò la guerra, i suoi orrori reali, il pericolo reale e la minaccia di una morte reale furono un bene rispetto al dominio disumano dell’astrazione, e portarono un sollievo, ponendo un limite alla magica potenza della lettera morta”.
I Greci dell’età classica avvertivano profondamente e coltivavano il senso tragico della vita. Senza trascurare il comico. I Romani, ce lo dice C.C. Cipolla, in genere più pratici, non ne facevano una tragedia ma consideravano la vita una cosa seria.
Insomma, per i sovrani inglesi il vino era una cosa seria. Nessuna meraviglia dunque, se intorno al 1330, fra il Re d’Inghilterra e il Re di Francia si levasse una grave disputa per il controllo delle zone vinicole francesi. L’infausto risultato di questa contesa fu una guerra che va sotto il nome di “Guerra dei Cento Anni, pur essendo durata, lo studioso lo conferma, 116 anni.
Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: "Sono soltanto animali" (Theodor Adorno). Make Love Not War (Fate l’amore non la Guerra). Canora storia degli anni sessanta, 203 pagine di voci d’enciclopedia. Contro il Vietnam la rivoluzione sessuale, una storia senza restrizioni.
Leggiamo il Bollettino di Guerra del 6 giugno 2010 (http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/post/2010): “Vi avevamo annunciato che avremmo contato le donne morte per mano maschile dal maggio 2009 al maggio 2010. Un anno di articoli di cronaca e di vite spezzate…” Altre statistiche, altri bollettini: il 69,7% degli stupri, infatti, è opera del partner, il 17,4% di un conoscente…
Allora, facciamo l’amore o la guerra? Černyscevskij non avrebbe esitato a ripetere la fatidica domanda: “Che fare?”
15 - 25 giugno 2010
GUERRA E PACE
Mostra internazionale del LIBRO d’ARTISTA e QUASI-LIBRO
a cura di Evelina Schatz
A quasi 150 anni dalla pubblicazione di Guerra e pace di Tolstoj una mostra internazionale di libri d’artista e quasi-libri che ne attualizza i contenuti nei suoi risvolti attuali.
La mostra, dopo questa anteprima milanese, si sposterà a Mosca presso il Museo Majakovskij, poi al CDCh, fiera del libro e quindi l’anno prossimo al Museo Tolstoj.
artisti:
Eugenio Alberti Schatz, Boris Bel’skij, Loriana Castano, Maura Cantamessa, Francesco Cucci, Fausta Dossi, En Nico, Fernanda Fedi, Gretel Fehr, Mavi Ferrando, Gino Gini, Claudio Granaroli, Enzo Guaricci, Pino Lia, Ruggero Maggi, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Maiorova Marica, Margherita Mariani, Mauro Olgiati, Valentina Persico, Lucia Pescador, Michail Pogarskij , Antonella Prota Giurleo, Victor Ribas, Giovanni Rubino, Evelina Schatz, Stefano Soddu, Anna Spagna, Fausta Squatriti, Andrej Suzdalev, Armanda Verdirame, Rosanna Veronesi, con una selezione di studi sulla guerra di Manuel Schatz (1916-1999), veterano della II Guerra Mondiale
inaugurazione: martedì 15 giugno 2010 alle ore 18,30
luogo: Quintocortile, viale Bligny 42, Milano
orario: da martedì a venerdì dalle 17,30 alle 19,30
Evelina Schatz
Concetto
Guerra e pace di Tolstoj fu pubblicato quasi 150 anni fa.
La guerra di Napoleone finiva quasi 200 anni fa.
La Seconda Guerra Mondiale finiva 65 anni fa.
Le guerre del mondo, quella dei Trent’anni, quella dei Cent’anni, le guerre del Secolo Ventesimo, chiamato breve (Hobsbawm) perché il suo tempo è stato consunto dalle guerre, compresa la Guerra fredda in tempo di pace. Insomma, guerra non-stop.
Apollinaire ― guerra.
Rimbaud ― armi.
Futuristi ― guerra, sola igiene del Mondo.
D’Annunzio ― canti della guerra latina.
La pace allora?
Pace ― si spara Majakovskij, pace ― si impicca Cvetaeva.
Pace ― Pound nella gabbia di ferro in piazza.
Le Due Torri ― giù!
Le bombe nel metrò.
Ma no, ma no, è sempre guerra ― passione ― tango.
La pace è minuetto, Bach e cosmo, farfalle e scacchi di Nabokov.
Oh, pace, oh, deflagrazione, oh vsorval’’…
La Pace abita i tempi di guerra.
Gli obelischi — delle guerre eterni trofei.
Come inforcare la guerra? Come disseminare il mondo di pace
quando nello stesso cielo regna il cannibalismo? Perché la materia stellare è cannibale?
Allora, commettere il miracolo della creazione.
Create, amici: l’unica risposta.
evelina schatz
mosca 2010
Frammenti fatui
C’è un museo nella ex Berlino Est, Il Museo della resa incondizionata, ovvero, Muzej istorii bezogovoročnoj kapituljacii fašistskoj Germannii v vojne 1941-1945. Questo museo dal nome più lungo del mondo è dedicato alla capitolazione di Karlshorst. Berlino, che dopo aver raso al suolo il Palazzo della Repubblica si accinge a ricostruire lo Stadtschloss. Il museo è silenzioso e impolverato monumento al dolore. Dimentico e dimenticato. Chi sono i vinti? Chi – vincitori?
C’è un libro omonimo, Il Museo della resa incondizionata, appunto, della spietata Dubravka Ugrešić. Come una mannaia, si alza la sua voce:
„Sul criminale di guerra, il criminale Ratko Mladič, che per mesi bombardò Sarajevo dai colli circostanti, si racconta che una volta scorse nel mirino proprio la casa di un suo conoscente. L’aneddoto continua dicendo che il generale avrebbe telefonato al conoscente per avvertirlo che gli concedeva cinque minuti per raccattare gli album perché, avrebbe detto, aveva intenzione di fargli saltare in aria la casa. Dicendo album, il generale si riferiva agli album delle fotografie di famiglia. Quel criminale, che per mesi devastò la città, le biblioteche, i monumenti, le chiese, le vie e i ponti sapeva che stava demolendo la memoria. Per questo al suo conoscente fece magnanimamente dono di una vita con diritto alla memoria. La nuda vita e alcune fotografie di famiglia”
Un giorno, verso la fine degli anni Quaranta, Achmatova stava camminando con Nadežda Mandel’štam in una via di Leningrado quando d’un tratto disse: “E pensare che i migliori anni della nostra vita sono stati quelli della guerra, quando sono state uccise moltissime persone, noi morivamo di fame e mio figlio si trovava ai lavori forzati”. Le fa eco Pasternak nell’epilogo del Dottor Živago (1957): “E quando scoppiò la guerra, i suoi orrori reali, il pericolo reale e la minaccia di una morte reale furono un bene rispetto al dominio disumano dell’astrazione, e portarono un sollievo, ponendo un limite alla magica potenza della lettera morta”.
I Greci dell’età classica avvertivano profondamente e coltivavano il senso tragico della vita. Senza trascurare il comico. I Romani, ce lo dice C.C. Cipolla, in genere più pratici, non ne facevano una tragedia ma consideravano la vita una cosa seria.
Insomma, per i sovrani inglesi il vino era una cosa seria. Nessuna meraviglia dunque, se intorno al 1330, fra il Re d’Inghilterra e il Re di Francia si levasse una grave disputa per il controllo delle zone vinicole francesi. L’infausto risultato di questa contesa fu una guerra che va sotto il nome di “Guerra dei Cento Anni, pur essendo durata, lo studioso lo conferma, 116 anni.
Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: "Sono soltanto animali" (Theodor Adorno). Make Love Not War (Fate l’amore non la Guerra). Canora storia degli anni sessanta, 203 pagine di voci d’enciclopedia. Contro il Vietnam la rivoluzione sessuale, una storia senza restrizioni.
Leggiamo il Bollettino di Guerra del 6 giugno 2010 (http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/post/2010): “Vi avevamo annunciato che avremmo contato le donne morte per mano maschile dal maggio 2009 al maggio 2010. Un anno di articoli di cronaca e di vite spezzate…” Altre statistiche, altri bollettini: il 69,7% degli stupri, infatti, è opera del partner, il 17,4% di un conoscente…
Allora, facciamo l’amore o la guerra? Černyscevskij non avrebbe esitato a ripetere la fatidica domanda: “Che fare?”
15
giugno 2010
Guerra e pace. Mostra internazionale di libri d’artista e quasi-libri
Dal 15 al 25 giugno 2010
arte contemporanea
Location
QUINTOCORTILE
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerd' ore 17,30-19,30
Vernissage
15 Giugno 2010, ore 18,30
Autore
Curatore