Lunedì 19 febbraio Officina14 galleria d’arte contemporanea inaugura un nuovo ciclo di mostre, che si svilupperà da febbraio fino a maggio, dal titolo Hai visto mai.

Curatori: Cecilia Casorati, Sabrina Vedovotto, Gabriele Gaspari, Lorenzo Benedetti, Manuela Cuccuru.

Artisti: Mauro Romito, Alessandra Troisi, Francesca De Rubeis, Valentino Diego, Oscar Capriotti, Fabio Giorgi Alberti, Marco Fedele di Catrano, Giuliano Lombardo, Paolo Ferro, Lorenzo Lupano.

Il titolo della mostra, volutamente enigmatico, apre una riflessione rispetto alle possibilità/probabilità di successo, dove la parola successo assume un peso specifico diverso dal comune e, contemporaneamente, sollecita la curiosità nei confronti degli artisti scelti, alcuni dei quali esordienti.

Hai visto mai non è una domanda, manca infatti il punto interrogativo, piuttosto è un’affermazione che lascia ampio margine a propositi di riflessione. Un tentativo di comprendere cosa può accadere, considerando le variabili del caso.

Il ciclo è composto di cinque incontri dai quali partiranno spunti per un eventuale approfondimento su alcuni degli argomenti più frequentati dai giovani artisti.

Ogni appuntamento vede un curatore diverso, che invita due artisti a realizzare piccole mostre personali, molte delle quali saranno site specific.



La prima mostra, a cura di Cecilia Casorati, presenta il lavoro di Mauro Romito e Alessandra Troisi.

Mauro Romito (Milano,1980) realizza opere video che coniugano la leggerezza del linguaggio con il disagio della comunicazione. Piccole storie – delle quali l’artista stesso è protagonista -, i video di Mauro Romito raccontano con dissacrante ironia e con contagioso umorismo la nostra difficoltà, o anche semplicemente la sorpresa di stare al mondo. Recentemente ha partecipato alle rassegne video FestArte e Video.it, arrivando in entrambe tra i finalisti.

Alessandra Troisi (Roma,1979) presenta una serie di fotografie realizzate al computer, assemblando immagini trovate. Protagonista principale delle sue opere è il colore, una presenza volutamente forte (talvolta prepotente), che struttura e, nello stesso tempo, inghiotte le figure. Il colore, dichiara l’artista, non è uno strumento ma è la testimonianza del nostro esserci; senza il nostro occhio e la nostra esperienza, infatti, sarebbe semplicemente luce.