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Hans Hartung
La selezione delle opere è composta da più di trenta dipinti di medio e grande formato
Comunicato stampa
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HANS HARTUNG a NAPOLI
Artista difficile da collocare, perché indipendente ed autonomo; non ha mai
voluto essere inghiottito dalle definizioni e dalle etichette.
Per Hartung i suoi segni, le sue macchie, i suoi lampi non si apprendono all
’Accademia, né si imparano da altri, ma scaturiscono da un cortocircuito
psicofisiologico, prodotto sia dagli impulsi interni che esterni.
Ed è chiaro come la sua vita e gli avvenimenti che l’hanno caratterizzata,
abbiano giocato un ruolo importante nella sua pittura.
La rarità e, nel contempo, la completezza della retrospettiva “Hans Hartung
a Napoli” rendono quest’esposizione unica e da non perdere.
Per la città di Napoli, che non lo ha mai visto in vita, dopo due
esposizioni nel ’95 e nel ’98, finalmente una mostra che cerca di dare un
ulteriore contributo a questo artista geniale e originale, grande interprete
dell’inquietudine del XX secolo.
La selezione delle opere è composta da più di trenta dipinti di medio e
grande formato, in prevalenza su tela e su cartone, e intende riassumere l’
attività pittorica di Hartung relativa ad un trentennio a partire dagli anni
’60 fino agli ultimi lirici dipinti della fine degli anni ’80.
In particolare, la mostra si sofferma sulle soluzioni tecniche adottate dall
’artista fino dai primi anni ’70 che sviluppano il grattage e la gestualità
a lui propri approdando, con l’ausilio di pennelli opportunamente modificati
ma anche con l’utilizzo di rulli, scope e altri oggetti atti all’uso di
graffiare o di spruzzare colore puro, ad un alfabeto di segni che non ha
eguali nelle esperienze astratte del ‘900.
La mostra è illustrata da un libro edito da Skira che, oltre al contributo
critico di Maurizio Calvesi e alle riproduzioni a colori di tutte le opere
presenti, molte delle quali inedite, contiene la biografia integrale dell’
artista curata dalla Fondazione Hartung e arricchita di citazioni tratte
dalla autobiografia redatta dall’artista prima della sua scomparsa.
CENNI BIOGRAFICI
Hans Hartung (Lipsia 1904 – Antibes 1989) è di origini alto-borghesi e nella
sua casa la musica e l’arte sono abituali. Sin da fanciullo, riempiendo
quaderni con disegni di lampi, esprime un talento innato e spontaneo, che
mai in tutta la sua lunga vita, lascerà imbrigliare in qualche modo. Con l’
avvento della prima guerra mondiale, anche le immagini di Hans cambiano: dai
segni si passa alle macchie che, libere, interagiscono fra loro, creando
scenari dinamici.
L’espressività del segno e del gesto di Hartung sono gli elementi
costitutivi dell’identità della pittura e delle complesse relazioni
strutturali tra il grafismo nero e i piani colorati.
Fu un autodidatta e, anche se frequentò per poco tempo le Accademie di Belle
Arti di Dresda e di Monaco, e gli studi del Bauhaus, non si lasciò mai
catechizzare dall’insegnamento troppo rigido e troppo oppressivo per il suo
concetto di libertà espressiva.
I numerosi viaggi di questo periodo gli permisero di accostarsi alla pittura
europea soprattutto all’impressionismo, al fauvismo e al cubismo, da cui
rimane affascinato tanto da prendere a modelli di ricerca oltre ai vecchi
classici come Goya e El Greco, anche Matisse, Picasso e Braque.
Sposa nel settembre del 1929 Anna-Eva Bergman, artista norvegese conosciuta
a Parigi, ma a livello economico le cose non vanno bene, i giovani sposi
conducono una vita piuttosto misera e, purtroppo, nel 1932 muore il padre di
Hartung. Questo tragico e improvviso avvenimento avrà gravi ripercussioni
sulla psiche di Hans (e quindi anche sulle opere), superate solo dopo
diversi mesi.
Nel 1935 si trasferisce con la moglie a Parigi e qui incontra Calder,
Gonzalez e Hélion, con i quali stringe amicizia e approfondisce sempre di
più la sua espressione astratta.
Per combattere il nazismo si arruola volontario nella Legione Straniera.
Durante il secondo conflitto mondiale sarà fatto prigioniero e riporterà
ferite durante un attacco a Belfort, in seguito alle quali gli verrà
amputata una gamba, tra atroci sofferenze.
Dopo la guerra, Hartung modifica ancora il suo modo di dipingere, divenuto
veemente e ribelle, carico di una rabbia profonda causata dal dolore provato
nel periodo bellico.
Ma finalmente arriva la consacrazione con due mostre alla Galleria Lydia
Conti di Parigi: una prima personale nel 1947, e nel 1948, un’esposizione
dei suoi disegni dal 1922 al 1948.
Hartung sarà convinto assertore dell’arte contemporanea astratta, che
difenderà strenuamente dando, però, alle linee e alla gestualità della
pittura una collocazione psicologica che varierà molto nel corso della lunga
vita, seguendone gli accadimenti privati ed affettivi.
Molti, in questo periodo, sono i musei e le gallerie straniere che si
interessano a lui, e nel 1957 anche la sua patria gli dedicherà una
importante mostra itinerante in tutta la Germania.
In questi anni, si intensifica e si moltiplica la sua produzione: dalle
stampe, alle pitture, ai disegni, ai pastelli, alle fotografie.
La caratteristica costante di cercare sempre nuovi strumenti e nuovi
materiali lo porterà ad inserire nella pratica l’uso di utensili particolari
come: aspirapolveri, compressori, spruzzatori, rulli, grandi scope,
rastrelli adattati con pennelli per “agire sulla tela” in maniera diversa e
più incisiva, introducendo anche colori vinilici e acrilici che, seccando
rapidamente, gli permetteranno una migliore spontaneità sul lavoro senza
ricorrere ai bozzetti.
Con questi interventi, Hartung interpreta in maniera personalissima il
concetto di action painting.
Il 1960 sarà un anno molto importante: vince all’unanimità il Gran Premio
per la Pittura alla Biennale di Venezia.
D’ora in poi, saranno numerosi i riconoscimenti e le onorificenze
assegnategli in tutto il mondo.
In questi anni partecipa a varie edizioni di Documenta, espone insieme ad
Arp, Magnelli e la moglie al museo di Saint Paul-de-Vence, e poi al Museo
Nazionale di Arte Moderna a Parigi, e ancora Houston, Quebéc e Montréal.
Hartung si cimenta anche nella ceramica, scoprendo congeniale la
malleabilità e la possibilità di plasmare facilmente la materia.
Nel 1973, Hans ed Anna-Eva si trasferiscono ad Antibes in una casa tra gli
ulivi progettata da loro, e qui lo studio di Hartung è talmente grande e
luminoso che gli permette finalmente di operare su tele di grandi
dimensioni.
In questo stesso anno, il Presidente francese Pompidou colloca nei saloni
dell’Eliseo alcune opere di Hartung.
Nel 1975 vengono esposte 27 dipinti monumentali al Metropolitan Museum di
New York.
Cinque anni dopo, Jacques Chirac gli consegna la Médaille Vermeil, durante
una retrospettiva a lui dedicata nel Museo d’Arte Moderna della Città di
Parigi, e nello stesso anno viene emesso un francobollo in suo onore. Molte
le esposizioni in Europa, soprattutto in Francia ed in Germania dove si
moltiplicano gli onori e i riconoscimenti. Nel 1988 si tiene una grande
retrospettiva a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. L’anno successivo viene
insignito del titolo di grande ufficiale della Legion d’Onore dal Presidente
Francois Mitterand.
Il 7 dicembre 1989 muore ad Antibes, nella sua bella casa fra gli ulivi.
Nel 1994 viene istituita, con sede ad Antibes, la Fondazione Hans Hartung e
Anna-Eva Bergman.
Artista difficile da collocare, perché indipendente ed autonomo; non ha mai
voluto essere inghiottito dalle definizioni e dalle etichette.
Per Hartung i suoi segni, le sue macchie, i suoi lampi non si apprendono all
’Accademia, né si imparano da altri, ma scaturiscono da un cortocircuito
psicofisiologico, prodotto sia dagli impulsi interni che esterni.
Ed è chiaro come la sua vita e gli avvenimenti che l’hanno caratterizzata,
abbiano giocato un ruolo importante nella sua pittura.
La rarità e, nel contempo, la completezza della retrospettiva “Hans Hartung
a Napoli” rendono quest’esposizione unica e da non perdere.
Per la città di Napoli, che non lo ha mai visto in vita, dopo due
esposizioni nel ’95 e nel ’98, finalmente una mostra che cerca di dare un
ulteriore contributo a questo artista geniale e originale, grande interprete
dell’inquietudine del XX secolo.
La selezione delle opere è composta da più di trenta dipinti di medio e
grande formato, in prevalenza su tela e su cartone, e intende riassumere l’
attività pittorica di Hartung relativa ad un trentennio a partire dagli anni
’60 fino agli ultimi lirici dipinti della fine degli anni ’80.
In particolare, la mostra si sofferma sulle soluzioni tecniche adottate dall
’artista fino dai primi anni ’70 che sviluppano il grattage e la gestualità
a lui propri approdando, con l’ausilio di pennelli opportunamente modificati
ma anche con l’utilizzo di rulli, scope e altri oggetti atti all’uso di
graffiare o di spruzzare colore puro, ad un alfabeto di segni che non ha
eguali nelle esperienze astratte del ‘900.
La mostra è illustrata da un libro edito da Skira che, oltre al contributo
critico di Maurizio Calvesi e alle riproduzioni a colori di tutte le opere
presenti, molte delle quali inedite, contiene la biografia integrale dell’
artista curata dalla Fondazione Hartung e arricchita di citazioni tratte
dalla autobiografia redatta dall’artista prima della sua scomparsa.
CENNI BIOGRAFICI
Hans Hartung (Lipsia 1904 – Antibes 1989) è di origini alto-borghesi e nella
sua casa la musica e l’arte sono abituali. Sin da fanciullo, riempiendo
quaderni con disegni di lampi, esprime un talento innato e spontaneo, che
mai in tutta la sua lunga vita, lascerà imbrigliare in qualche modo. Con l’
avvento della prima guerra mondiale, anche le immagini di Hans cambiano: dai
segni si passa alle macchie che, libere, interagiscono fra loro, creando
scenari dinamici.
L’espressività del segno e del gesto di Hartung sono gli elementi
costitutivi dell’identità della pittura e delle complesse relazioni
strutturali tra il grafismo nero e i piani colorati.
Fu un autodidatta e, anche se frequentò per poco tempo le Accademie di Belle
Arti di Dresda e di Monaco, e gli studi del Bauhaus, non si lasciò mai
catechizzare dall’insegnamento troppo rigido e troppo oppressivo per il suo
concetto di libertà espressiva.
I numerosi viaggi di questo periodo gli permisero di accostarsi alla pittura
europea soprattutto all’impressionismo, al fauvismo e al cubismo, da cui
rimane affascinato tanto da prendere a modelli di ricerca oltre ai vecchi
classici come Goya e El Greco, anche Matisse, Picasso e Braque.
Sposa nel settembre del 1929 Anna-Eva Bergman, artista norvegese conosciuta
a Parigi, ma a livello economico le cose non vanno bene, i giovani sposi
conducono una vita piuttosto misera e, purtroppo, nel 1932 muore il padre di
Hartung. Questo tragico e improvviso avvenimento avrà gravi ripercussioni
sulla psiche di Hans (e quindi anche sulle opere), superate solo dopo
diversi mesi.
Nel 1935 si trasferisce con la moglie a Parigi e qui incontra Calder,
Gonzalez e Hélion, con i quali stringe amicizia e approfondisce sempre di
più la sua espressione astratta.
Per combattere il nazismo si arruola volontario nella Legione Straniera.
Durante il secondo conflitto mondiale sarà fatto prigioniero e riporterà
ferite durante un attacco a Belfort, in seguito alle quali gli verrà
amputata una gamba, tra atroci sofferenze.
Dopo la guerra, Hartung modifica ancora il suo modo di dipingere, divenuto
veemente e ribelle, carico di una rabbia profonda causata dal dolore provato
nel periodo bellico.
Ma finalmente arriva la consacrazione con due mostre alla Galleria Lydia
Conti di Parigi: una prima personale nel 1947, e nel 1948, un’esposizione
dei suoi disegni dal 1922 al 1948.
Hartung sarà convinto assertore dell’arte contemporanea astratta, che
difenderà strenuamente dando, però, alle linee e alla gestualità della
pittura una collocazione psicologica che varierà molto nel corso della lunga
vita, seguendone gli accadimenti privati ed affettivi.
Molti, in questo periodo, sono i musei e le gallerie straniere che si
interessano a lui, e nel 1957 anche la sua patria gli dedicherà una
importante mostra itinerante in tutta la Germania.
In questi anni, si intensifica e si moltiplica la sua produzione: dalle
stampe, alle pitture, ai disegni, ai pastelli, alle fotografie.
La caratteristica costante di cercare sempre nuovi strumenti e nuovi
materiali lo porterà ad inserire nella pratica l’uso di utensili particolari
come: aspirapolveri, compressori, spruzzatori, rulli, grandi scope,
rastrelli adattati con pennelli per “agire sulla tela” in maniera diversa e
più incisiva, introducendo anche colori vinilici e acrilici che, seccando
rapidamente, gli permetteranno una migliore spontaneità sul lavoro senza
ricorrere ai bozzetti.
Con questi interventi, Hartung interpreta in maniera personalissima il
concetto di action painting.
Il 1960 sarà un anno molto importante: vince all’unanimità il Gran Premio
per la Pittura alla Biennale di Venezia.
D’ora in poi, saranno numerosi i riconoscimenti e le onorificenze
assegnategli in tutto il mondo.
In questi anni partecipa a varie edizioni di Documenta, espone insieme ad
Arp, Magnelli e la moglie al museo di Saint Paul-de-Vence, e poi al Museo
Nazionale di Arte Moderna a Parigi, e ancora Houston, Quebéc e Montréal.
Hartung si cimenta anche nella ceramica, scoprendo congeniale la
malleabilità e la possibilità di plasmare facilmente la materia.
Nel 1973, Hans ed Anna-Eva si trasferiscono ad Antibes in una casa tra gli
ulivi progettata da loro, e qui lo studio di Hartung è talmente grande e
luminoso che gli permette finalmente di operare su tele di grandi
dimensioni.
In questo stesso anno, il Presidente francese Pompidou colloca nei saloni
dell’Eliseo alcune opere di Hartung.
Nel 1975 vengono esposte 27 dipinti monumentali al Metropolitan Museum di
New York.
Cinque anni dopo, Jacques Chirac gli consegna la Médaille Vermeil, durante
una retrospettiva a lui dedicata nel Museo d’Arte Moderna della Città di
Parigi, e nello stesso anno viene emesso un francobollo in suo onore. Molte
le esposizioni in Europa, soprattutto in Francia ed in Germania dove si
moltiplicano gli onori e i riconoscimenti. Nel 1988 si tiene una grande
retrospettiva a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. L’anno successivo viene
insignito del titolo di grande ufficiale della Legion d’Onore dal Presidente
Francois Mitterand.
Il 7 dicembre 1989 muore ad Antibes, nella sua bella casa fra gli ulivi.
Nel 1994 viene istituita, con sede ad Antibes, la Fondazione Hans Hartung e
Anna-Eva Bergman.
11
marzo 2006
Hans Hartung
Dall'undici marzo al 06 maggio 2006
arte contemporanea
Location
SHOW ROOM TELEMARKET
Napoli, Via Gaetano Filangieri, 15, (Napoli)
Napoli, Via Gaetano Filangieri, 15, (Napoli)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 9.30/13.30 e 16/20
Vernissage
11 Marzo 2006, ore 18
Editore
SKIRA
Autore