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Hector&Hector Excursus
Hector&Hector presenta la “New world Art” che è associata alla fondazione del Manifesto del Gruppo 50, fondato da lui e da altri tre artisti internazionali.
Comunicato stampa
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Hector&Hector
Excursus
Parafrasando un artista come Gino de Dominicis, forse poco noto all’estero, ribadisco che ciò che esprimo nelle mie opere non può essere rappresentato da nessuna corrente artistica nota. Non faccio parte del Nouveau.Realisme, non sono Pop, Concettuale, eccetera. Anzi per certi versi la pittura mi annoia, parlo soprattutto di quel realismo accademico assolutamente anacronistico per i tempi contemporanei, associandomi ad un pensiero simile a quello di Ed Ruscha e Mark Rothko.
Vedo ancora pittori che usano il cavalletto forma totemica che aborre nei miei pensieri come un vero e proprio simulacro di idiosincrasia. Preferisco il pavimento come Pollock o Schifano, il muro o altre superfici informali che si prestano alla costruzione delle opere. Come artista estemporaneo nella forma filosofica e contemporaneo nella concezione iconoclastica cerco di cementare eventi emotivi dalle forme consuete e desuete a secondo delle variabili temporali. Un modus operandi rappresentato genericamente da una “New World Art”, basata sul concetto del “tutto scorre” di Eraclito che porta verso nuovi mondi ancora inesplorati. Cristoforo Colombo scoprì “una nuova era” quando sbarcò ad Hispaniola contro lo scetticismo politico e religioso. La “New World Art” potrebbe rappresentare per tanti artisti una nuova identità iconografica, svincolata dalla visione asettica della critica che spesso “forse ignara” viene pilotata dal mercato. Decisamente fuori dai nutrimenti effimeri delle liste che sembrano necrologici come già precisato nella fondazione del “ Manifesto Gruppo 50” che cerca di ottenebrare una concezione artistica noiosa. Una filosofia del fare più legata alla visione dionisiaca che a quella di Martin Heidegger. Nessun nutrimento faraonico, nessuna apoteosi meccanicistica legata alla ripetitività dell’omologazione. Dalla visione della “New World Art” dovrebbe nascere un concretismo di ricerca verso l’immortalità, un caput imperare sul black out vita-morte. Vincere, dominare con l’arte l’ossessione della fine ciclica che assorbe la nostra energia fisica facendola svanire nei limiti temporali dell’oblio. Dunque, il fare, l’agire, il divenire, diventa, hic et nunc uno spazio fisico di metamorfosi, non si tratta più di una semplice corrente culturale ma di una vera e propria filosofia: “il fare arte umano”, segnali spirituali spinti verso la cosmogonia del moto perpetuo.
Hector&Hector
5 luglio 2010
(Bandol – France)
Excursus
Parafrasando un artista come Gino de Dominicis, forse poco noto all’estero, ribadisco che ciò che esprimo nelle mie opere non può essere rappresentato da nessuna corrente artistica nota. Non faccio parte del Nouveau.Realisme, non sono Pop, Concettuale, eccetera. Anzi per certi versi la pittura mi annoia, parlo soprattutto di quel realismo accademico assolutamente anacronistico per i tempi contemporanei, associandomi ad un pensiero simile a quello di Ed Ruscha e Mark Rothko.
Vedo ancora pittori che usano il cavalletto forma totemica che aborre nei miei pensieri come un vero e proprio simulacro di idiosincrasia. Preferisco il pavimento come Pollock o Schifano, il muro o altre superfici informali che si prestano alla costruzione delle opere. Come artista estemporaneo nella forma filosofica e contemporaneo nella concezione iconoclastica cerco di cementare eventi emotivi dalle forme consuete e desuete a secondo delle variabili temporali. Un modus operandi rappresentato genericamente da una “New World Art”, basata sul concetto del “tutto scorre” di Eraclito che porta verso nuovi mondi ancora inesplorati. Cristoforo Colombo scoprì “una nuova era” quando sbarcò ad Hispaniola contro lo scetticismo politico e religioso. La “New World Art” potrebbe rappresentare per tanti artisti una nuova identità iconografica, svincolata dalla visione asettica della critica che spesso “forse ignara” viene pilotata dal mercato. Decisamente fuori dai nutrimenti effimeri delle liste che sembrano necrologici come già precisato nella fondazione del “ Manifesto Gruppo 50” che cerca di ottenebrare una concezione artistica noiosa. Una filosofia del fare più legata alla visione dionisiaca che a quella di Martin Heidegger. Nessun nutrimento faraonico, nessuna apoteosi meccanicistica legata alla ripetitività dell’omologazione. Dalla visione della “New World Art” dovrebbe nascere un concretismo di ricerca verso l’immortalità, un caput imperare sul black out vita-morte. Vincere, dominare con l’arte l’ossessione della fine ciclica che assorbe la nostra energia fisica facendola svanire nei limiti temporali dell’oblio. Dunque, il fare, l’agire, il divenire, diventa, hic et nunc uno spazio fisico di metamorfosi, non si tratta più di una semplice corrente culturale ma di una vera e propria filosofia: “il fare arte umano”, segnali spirituali spinti verso la cosmogonia del moto perpetuo.
Hector&Hector
5 luglio 2010
(Bandol – France)
20
luglio 2010
Hector&Hector Excursus
Dal 20 luglio 2010 al 31 luglio 2011
presentazione
Location
GALLERIA D’ARTE STUDIO ECLEKTICA
Pisa, Via Delle Case Dipinte, 17, (Pisa)
Pisa, Via Delle Case Dipinte, 17, (Pisa)
Orario di apertura
ore 10,00- 20,00
Vernissage
20 Luglio 2010, ore 10,00
Autore