Sono cose usate, smesse e dimenticate dall’uomo, lavorate dalle onde e dalla sabbia e infine gettate sulla spiaggia: oggetti che, abbandonati e smarriti, sono esposti all’azione incessante della disgregazione. Il senso di casualità che pervade gli oggetti e la rete di relazioni che si instaura tra loro creano lo scenario affascinante, pluristratificato, di un nuovo piccolo mondo.
Sono piccoli universi aperti su un ampio ventaglio di esperienze, personali o collettive, in cui emozione e ragione si manifestano in effetti di malinconica riflessività o di sottile ironia. Piccoli spazi conclusi in sé e circoscritti, gabbie che non si schiudono al primo approccio sollecitano lo spettatore ad avvicinarsi, a confrontarsi con loro, spesso agendo in questa loro proposta interattiva con specchi inseriti nel loro contesto.
Solo ad una più attenta osservazione questi piccoli mondi, spesso illuminati dalla luce (a volte calda e serena, a volte fredda e aggressiva) rivelano lo stato della propria anima. Un’anima che talvolta traduce il mondo interiore dell’ essere umano, come appare evidente nella serie Teatromondo delle Chimere, ma spesso delinea ed interpreta la condizione del mondo in cui viviamo.