I Martedì Critici sono degli eventi unici che si sviluppano nel corso di una serata e prendono vita nello spazio-studio di un critico d’arte. Un contenitore alternativo rispetto alle gallerie, dove non si intende fare mercato bensì apportare una lettura, stimolare delle riflessioni, aprire un dibattito attraverso la presenza attiva degli attori che danno vita all’arte creando così di volta in volta una piattaforma liberamente aperta al pubblico. L’intento è quello di spiegare, documentare, rendere note le poetiche e le direzioni di ricerca degli artisti invitati.

Il ventisettesimo incontro dei Martedì critici prevede la partecipazione di Antonello Viola. L’opera dell’artista romano si riallaccia all’esperienza dell’informale italiano e alla tradizione dei color fields statunitensi, facendo della materialità della pittura il fulcro della sua ricerca linguistica. Viola infatti usa il colore come unico mezzo di indagine pittorica, negando ogni tipo di figurazione. A differenza delle grandi tele degli astratti americani che invadono lo spazio circostante risignificandolo, i lavori di Viola sono di dimensioni ridotte e invitano lo spettatore a instaurare con essi un dialogo intimo, ad avvicinarsi per esplorare il loro tessuto pittorico: la superficie monocroma nasconde un ricco campionario di sfumature, di trapassi da campiture diluite a piccole concrezioni o smagliature in cui si concentra la tensione tutta interna all’opera. La vibrazione del monocromo infatti è il risultato della stratificazione di colori diversi, di velature sovrapposte che determinano infinite variazioni all’interno dello stesso perimetro rettangolare. Nelle ultime opere la tela è sostituita dalla carta velina, un supporto estremamente sottile che intensifica l’effetto di rarefazione.