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I MILLE SCATTI PER UNA STORIA D’ITALIA attraverso le Collezioni dello CSAC
Mille fotografie selezionate dagli archivi dello CSAC per raccontare un Paese e le sue vicende, le sue lotte, trasformazioni e contraddizioni.
La mostra è suddivisa in cinque raggruppamenti tematici: storia, paesaggio, ritratto, lavoro, rituali. Tematiche riconducibili, in qualche misura, ai generi fotografici, nonché agli ambiti in cui si è espressa la cultura fotografica del nostro paese.
Comunicato stampa
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Mille fotografie selezionate dagli archivi dello CSAC per raccontare un Paese e le sue vicende, le sue lotte, trasformazioni e contraddizioni.
La mostra è suddivisa in cinque raggruppamenti tematici: storia, paesaggio, ritratto, lavoro, rituali. Tematiche riconducibili, in qualche misura, ai generi fotografici, nonché agli ambiti in cui si è espressa la cultura fotografica del nostro paese.
La sezione Paesaggio inizia con la fotografia dell’ottocento, quando gli studi attivi in ambito nazionale, da Alinari e Brogi a Sommer ed Anderson, delineano l’immagine del paesaggio italiano per alimentare lo spirito nazionale. Il percorso prosegue con il nuovo paesaggio degli anni trenta, diffuso dalle pubblicazioni del Touring Club ad opera di Bruno Stefani, per concludersi con la profonda trasformazione nei modi di guardare il paesaggio inaugurato con Viaggio in Italia, la mostra curata da Luigi Ghirri nel 1984, che dà vita ad una nuova poetica dello sguardo sul paesaggio.
La sezione Lavoro comprende le fotografie ottocentesche del modenese Studio Orlandini e la nuova immagine del lavoro i cui protagonisti dagli anni trenta al dopoguerra sono Bruno Stefani, lo Studio Villani, Federico Patellani. Sono presenti anche le indagini sul mondo contadino dell’americana Cuchi White e quella di Mario Giacomelli, contrassegnata da una scrittura materica. Infine negli anni settanta, gli anni della centralità del lavoro, si fa strada un nuovo modo di raccontare la fabbrica e l’operaio, come documentano le immagini di Uliano Lucas presenti in mostra.
Nella sezione Rituali il visitatore potrà compiere un viaggio nei rituali della contemporaneità, quelli della politica, nelle immagini Publifoto, alla contestazione giovanile, momento creativo di una diversa pratica rituale, fotografata da autori indipendenti impegnati nella costruzione di una diversa rappresentazione degli eventi, quali i fotografi della “scuola romana”, come Nicola Sansone, e i free lance. Un altro percorso è quello della funzione della fotografia nelle scienze etno-antropologiche, come bene documenta la serie Il Gioco della falce, una sequenza che Franco Pinna esegue al seguito di Ernesto De Martino. In mostra sono documentate anche le ricerche antropologiche che negli anni settanta sono state condotte da fotografi molti diversi tra loro, da Mimmo Jodice a Marialba Russo, da Mario Cresci a Lello Mazzacane.
La sezione Ritratti si apre con le albumine degli anni sessanta dello studio F.lli Bernieri di Torino che ritraggono i senatori del regno. Nella sezione è facile seguire le trasformazioni dei modelli della ritrattistica dagli anni trenta agli anni quaranta del Novecento, fino alle ricerche dei fotografi che negli anni cinquanta si spingono nel nostro sud per documentare i tanti volti delle Italie. Ma ritratto è anche la fotografia di impegno sociale che porta Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro, stimolati dall’operato di Franco Basaglia, all’interno degli Ospedali Psichiatrici per dare visibilità agli esclusi. E’ ben documentata anche la nuova ritrattistica degli anni settanta quando molti fotografi si dedicano a ricerche antropologiche, disegnando una nuova immagine del volto degli italiani.
Nella sezione Storia sono esposte le immagini delle vicende storiche del nostro paese, dalle fotografie della rivolta di Milano realizzate da Luca Comerio nel 1898 ad una selezione di quelle prodotte dai diversi operatori della Publifoto, una delle maggiori agenzie di fotogiornalismo in Italia, dagli anni trenta agli anni novanta del Novecento; in questa sezione sono presenti i fotografi che hanno contribuito a costruire una nuova immagine della storia, dai fotoreportage degli anni settanta di Uliano Lucas, a Gianluigi Colin, Carlo Cerchioli, Guglielmo Esposito.
La mostra è suddivisa in cinque raggruppamenti tematici: storia, paesaggio, ritratto, lavoro, rituali. Tematiche riconducibili, in qualche misura, ai generi fotografici, nonché agli ambiti in cui si è espressa la cultura fotografica del nostro paese.
La sezione Paesaggio inizia con la fotografia dell’ottocento, quando gli studi attivi in ambito nazionale, da Alinari e Brogi a Sommer ed Anderson, delineano l’immagine del paesaggio italiano per alimentare lo spirito nazionale. Il percorso prosegue con il nuovo paesaggio degli anni trenta, diffuso dalle pubblicazioni del Touring Club ad opera di Bruno Stefani, per concludersi con la profonda trasformazione nei modi di guardare il paesaggio inaugurato con Viaggio in Italia, la mostra curata da Luigi Ghirri nel 1984, che dà vita ad una nuova poetica dello sguardo sul paesaggio.
La sezione Lavoro comprende le fotografie ottocentesche del modenese Studio Orlandini e la nuova immagine del lavoro i cui protagonisti dagli anni trenta al dopoguerra sono Bruno Stefani, lo Studio Villani, Federico Patellani. Sono presenti anche le indagini sul mondo contadino dell’americana Cuchi White e quella di Mario Giacomelli, contrassegnata da una scrittura materica. Infine negli anni settanta, gli anni della centralità del lavoro, si fa strada un nuovo modo di raccontare la fabbrica e l’operaio, come documentano le immagini di Uliano Lucas presenti in mostra.
Nella sezione Rituali il visitatore potrà compiere un viaggio nei rituali della contemporaneità, quelli della politica, nelle immagini Publifoto, alla contestazione giovanile, momento creativo di una diversa pratica rituale, fotografata da autori indipendenti impegnati nella costruzione di una diversa rappresentazione degli eventi, quali i fotografi della “scuola romana”, come Nicola Sansone, e i free lance. Un altro percorso è quello della funzione della fotografia nelle scienze etno-antropologiche, come bene documenta la serie Il Gioco della falce, una sequenza che Franco Pinna esegue al seguito di Ernesto De Martino. In mostra sono documentate anche le ricerche antropologiche che negli anni settanta sono state condotte da fotografi molti diversi tra loro, da Mimmo Jodice a Marialba Russo, da Mario Cresci a Lello Mazzacane.
La sezione Ritratti si apre con le albumine degli anni sessanta dello studio F.lli Bernieri di Torino che ritraggono i senatori del regno. Nella sezione è facile seguire le trasformazioni dei modelli della ritrattistica dagli anni trenta agli anni quaranta del Novecento, fino alle ricerche dei fotografi che negli anni cinquanta si spingono nel nostro sud per documentare i tanti volti delle Italie. Ma ritratto è anche la fotografia di impegno sociale che porta Carla Cerati, Gianni Berengo Gardin e Luciano D’Alessandro, stimolati dall’operato di Franco Basaglia, all’interno degli Ospedali Psichiatrici per dare visibilità agli esclusi. E’ ben documentata anche la nuova ritrattistica degli anni settanta quando molti fotografi si dedicano a ricerche antropologiche, disegnando una nuova immagine del volto degli italiani.
Nella sezione Storia sono esposte le immagini delle vicende storiche del nostro paese, dalle fotografie della rivolta di Milano realizzate da Luca Comerio nel 1898 ad una selezione di quelle prodotte dai diversi operatori della Publifoto, una delle maggiori agenzie di fotogiornalismo in Italia, dagli anni trenta agli anni novanta del Novecento; in questa sezione sono presenti i fotografi che hanno contribuito a costruire una nuova immagine della storia, dai fotoreportage degli anni settanta di Uliano Lucas, a Gianluigi Colin, Carlo Cerchioli, Guglielmo Esposito.
14
aprile 2012
I MILLE SCATTI PER UNA STORIA D’ITALIA attraverso le Collezioni dello CSAC
Dal 14 aprile al 10 giugno 2012
fotografia
Location
PALAZZO DEL GOVERNATORE
Parma, Piazza Giuseppe Garibaldi, (Parma)
Parma, Piazza Giuseppe Garibaldi, (Parma)
Orario di apertura
dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 18,30) – chiuso lunedì e 1° maggio
APERTURE STRAORDINARIE: 5-6-7 maggio e 2 giugno, dalle 10 alle 23 (ultimo ingresso alle 22,30)
Autore
Curatore