…Questa stanza non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti… è il sentimento di infinito che si avverte nell’intimo di una stanza, circondati da oggetti cari alla memoria e improvvisamente proiettati al di fuori di essa, nell’immaginario di un paesaggio fatto di alberi, colline, mare increspato dal vento d’estate, ma anche di persone che si muovono nell’aria tersa a ricordarci che esiste il sogno. E’ il sentimento della memoria, sopito nel buio di noi stessi, all’interno del nostro vissuto faticoso che ci fa vivere in un’altra dimensione quando ci immergiamo in queste visioni, alla ricerca di un angolo di vera pace e di armonia con noi stessi.

Ed è la percezione dell’artista che, spesso circondato dalle pareti del suo studio, si avventura in questo viaggio di riflessioni su di se, sulla natura, sulle cose che lo circondano. La capacità di dare un senso a tutto questo è un talento raro e va custodito con caparbietà anche a dispetto delle mode o delle necessità contingenti.

Da qui la galleria Koinè è partita per proporre un percorso di visioni all’interno e all’esterno, con interpretazioni molto diverse, a volte dissonanti, perchè diversa e dissonante è la percezione che ogni artista ha del suo cielo in una stanza. Accanto ad alcuni artisti del gruppo di Scicli, uniti da un percorso comune di intenti e di tematiche (Guccione, Alvarez, Sarnari, Polizzi, Paolino) che ci introdurranno all’interpretazione di paesaggi di terra e di mare, di ambienti in penombra e vagamente inquietanti, saranno presentati artisti come Barone e Messina, legati a questo territorio per i temi che trattano, ma anche interessati a percorrere strade di ricerca nel ritratto o nel rapporto tra pittura e scultura. Si coglieranno poi le proposte personali e originali di altri artisti, già presentati dalla galleria in mostre personali (Gennaro, Allegra, Nisveta Kurtagic) con immagini di sogno e trasfigurazione, di intrecci e trame del pensiero, di figure dai colori intensi che sembrano volare nell’aria calda.



“I mutamenti d’atmosfera ne provocano altri nell’uomo interiore, risvegliano degli “io” dimenticati, contrariano l’assopimento dell’abitudine, ridanno forza a certi ricordi, a certe sofferenze”.

(M. Proust)