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Il Gesù Bambino del Pintoricchio. Due dipinti a confronto
In mostra il frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente (proprietà Fondazione Guglielmo Giordano), affiancato ad una preziosa tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente (proprietà Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’ Arte e la Cultura). Due gioielli che faranno la felicità degli appassionati estimatori del delicato e sensibile pittore umbro, nato a Perugia verso il 1455-1456 e morto a Siena nel 1513
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ROMA – MUSEI CAPITOLINI, Palazzo Nuovo
22 DICEMBRE 2011 - 5 FEBBRAIO 2012
Ingresso gratuito
Comunicato stampa
Inaugurazione mercoledì 21 dicembre 2011 ore 17.30
presso gli spazi di Palazzo Nuovo
Roma, 19 dicembre 2011
È in arrivo un regalo di Natale da parte di Roma Capitale alla città, grazie a due prestiti speciali della
Fondazione Guglielmo Giordano e della Fondazione Sorgente Group: l’esposizione di due dipinti del
Pintoricchio ai Musei Capitolini, negli spazi di Palazzo Nuovo, ad ingresso gratuito, dal 22 dicembre
2011 fino al 5 febbraio 2012.
Si tratta del frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente (proprietà Fondazione
Guglielmo Giordano), affiancato ad una preziosa tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente
(proprietà Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’ Arte e la Cultura). Due gioielli che faranno la felicità
degli appassionati estimatori del delicato e sensibile pittore umbro, nato a Perugia verso il 1455-1456 e morto
a Siena nel 1513.
L’inaugurazione della mostra è aperta al pubblico, mercoledì 21 dicembre 2011 alle ore 17.30 presso
gli spazi espositivi di Palazzo Nuovo (Musei Capitolini) in piazza del Campidoglio. Saranno presenti
l’Assessore alle politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale Dino Gasperini, il Sovraintendente ai
Beni Culturali di Roma Capitale Umberto Broccoli, il Presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale
Federico Mollicone, il Professore Claudio Strinati, il Direttore del Sistema Musei Civici Claudio Parisi
Presicce, il Presidente dell’Associazione Culturale Metamorfosi Pietro Folena.
Il frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente, è databile al 1492-1493. La sua storia
particolare è stata ricostruita con precisione da Franco Ivan Nucciarelli (Pinturicchio. Il Bambin Gesù delle
mani, Perugia, 2007).
La tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente, sottoposta dallo Stato italiano al vincolo di
importante interesse dal 1990, fu esposta per la prima volta nel 1945 in occasione della Mostra d’Arte italiana
a Palazzo Venezia, memorabile evento organizzato subito dopo la guerra a testimonianza del concreto
interesse dello Stato verso il patrimonio artistico pubblico privato, posti sullo stesso piano di dignità e tutela.
Successivamente la tavola è stata esposta nel 2008 alla mostra del Pintoricchio alla Galleria Nazionale
dell’Umbria di Perugia (scheda di Francesco Ortenzi nel catalogo a cura di Vittoria Garibaldi e Francesco
Federico Mancini, con datazione agli ultimi anni del Quattrocento) ed infine pubblicata nel catalogo della
collezione d’arte della Fondazione Sorgente Group (Roma, 2010) da Gian Maria Mairo, con datazione analoga
ma anticipata al tempo della Cappella Bufalini.
Il frammento di affresco proviene dalla collezione Chigi dove fu collocato dopo essere stato staccato dal suo
luogo di origine, il cubicolo di Alessandro VI nei Palazzi Vaticani, dove è probabile che lo vedesse integro
il Vasari. L’affresco intero raffigurante la Madonna con il Bambino davanti al pontefice Alessandro VI fu poi
distaccato e smembrato, ma se ne conosce l’aspetto originario tramite una copia del primo Seicento del pittore
mantovano Pietro Fachetti, scoperta da Incisa delle Rocchetta e poi pubblicata dal Nucciarelli. Era opera di
delicata devozione privata e l’immagine, tanto cara al Pintoricchio, del fanciullo benedicente è eseguita con
estrema amorevolezza tale da mettere in luce il carattere lieto e estatico del grande maestro umbro.
La tavola della Fondazione Sorgente Group è tutta incentrata sul tema della benedizione. Il Bambino e la
Madonna guardano verso un punto in basso, al di sotto del dipinto, dove presumibilmente poteva osservarlo
il donatore o committente dell’ opera o, in alternativa, trovarsi un oggetto di venerazione particolare da
tenere sotto la perenne protezione della Madre e del Figlio. Molto opportunamente Mairo ha identificato il
tipo iconografico della Vergine come quello della Stella del mare, come recitato nelle Litanie della Madonna,
per cui è lecito pensare a una sorta di ex voto o di quadro apotropaico legato alla figura di un navigatore. La
vicinanza probabile tra questa tavola e i primi progetti del Pintoricchio per la Libreria Piccolomini nel Duomo
di Siena potrebbero far pensare addirittura a un’opera collegata con uno dei temi trattati dal Pintoricchio nella
Libreria stessa, quello in particolare della sosta a Ancona del papa Pio II Piccolomini in attesa di imbarcarsi
per la crociata contro il Turco, scena cruciale del ciclo affrescatovi. Che l’opera sia stata concepita come
destinata alla protezione addirittura del pontefice o di altri componenti della spedizione non può essere
dimostrato, ma resta evidente la componente benefica dell’arte pintoricchiesca.
Roma Capitale ha così scelto il Pintoricchio a rappresentare un momento di augurio e benessere
spirituale per la collettività.
L’esposizione, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana, è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali e Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, con il sostegno di Fondazione Guglielmo Giordano, Fondazione Sorgente
Group e Camera di Commercio di Roma ed è organizzata dall'Associazione Culturale Metamorfosi con la
collaborazione di Zètema Progetto Cultura.
La manifestazione è stata realizzata grazie al sostegno della Camera di Commercio di Roma e la
sponsorizzazione di ACEA.
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Fabiana Magrì +39 06 82077386; +39 340 4206813; f.magri@zetema.it; www.zetema.it
La vita di Pintoricchio
1456-1460. Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio nasce a Perugia, rione di Porta
Sant’Angelo, nella parrocchia di San Cristoforo.
1480. Prima citazione di “Berardinus pictor” (Bernardino pittore) in un documento catastale di Perugia. Fa
probabilmente parte del gruppo di artisti umbri che, al seguito di Perugino, affresca insieme ad artisti toscani le
pareti della Cappella Sistina con le Storie di Mosé e di Cristo.
1481. E’ iscritto alla Corporazione (“matricola”) dell’Arte dei pittori
1482-85. Su commissione di Niccolò Bufalini, giurista e uomo politico umbro, affresca la cappella Bufalini
nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma (Storie di san Bernardino da Siena). In questi anni esegue
la decorazione della cappella del cardinale Domenico della Rovere nella chiesa romana di Santa Maria del
Popolo (Adorazione dei pastori)
1484. Per il papa Innocenzo VIII Cybo realizza alcuni affreschi nel Belvedere vaticano.
1486. In un pagamento per alcuni lavori nel Palazzo dei Priori a Perugia compare per la prima volta il suo
soprannome (nell’originale: el Pemtoricchio)
1490. A Roma decora il soffitto del palazzo di Domenico della Rovere (oggi Palazzo dei Penitenzieri)
1492. Lavora ad alcuni affreschi nel Duomo di Orvieto, impresa che deve interrompere perché chiamato a
Roma da papa Alessandro VI Borgia
1493. In una lettera del 29 marzo papa Alessandro VI comunica al Comune di Orvieto che Bernardino è
impegnato in alcuni lavori nel palazzo apostolico: si tratta degli affreschi nell’Appartamento Borgia in Vaticano,
conclusi nel 1494
1495. Esegue per il papa alcuni affreschi a Castel Sant’Angelo (perduti). Dopo
Umbria
1499-1500. Intorno a questa data sposa a Perugia la moglie Grania (con cui forse aveva già una relazione),
da cui avrà cinque figli
1502. Il 29 giugno il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (futuro papa Pio III), arcivescovo di Siena,
commissiona a Pintoricchio, per 1000 ducati d’oro e l’uso di una casa, la decorazione di un ambiente nel
Duomo di Siena: è la celebre Libreria Piccolomini. Gli affreschi raffigurano la vita di papa Pio II (Enea Silvio
Piccolomini), zio del cardinale. Per i disegni preparatori Pintoricchio si avvale della collaborazione di un artista
di 19 anni originario di Urbino: Raffaello Sanzio
1508. A casa di Bramante, a Roma, è presente a una cena a cui partecipano, tra gli altri ospiti, i pittori Luca
Signorelli e Pietro Perugino
1509-1510. A Roma realizza gli affreschi della volta del coro di Santa Maria del Popolo, progettata da
Bramante
1513. Muore a Siena l’11 dicembre
I luoghi di Pintoricchio a Roma
La fantasia creativa di Pintoricchio e la sua abilità nel dipingere ad affresco sono gli elementi principali del
rapido diffondersi della sua fama a Roma, a partire dall’inizio degli anni ottanta del Quattrocento. I suoi
committenti sono di altissimo livello: tre papi (Innocenzo VIII, Alessandro VI e Giulio II), potenti cardinali,
influenti e ricchi politici.
Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, cappella Bufalini
Su commissione di Niccolò Bufalini, giurista e uomo politico originario di Città di Castello, Pintoricchio affresca
nel 1482-85 la prima cappella a destra della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, a lato del Campidoglio. Il
ciclo illustra la Vita di san Bernardino da Siena, un santo francescano (i francescani hanno in cura la chiesa
dell’Aracoeli dal Medioevo). Pintoricchio rivela una notevole capacità narrativa e un vivo senso naturalistico,
che lo rendono celebre sulla scena artistica romana.
Chiesa di Santa Maria del Popolo, cappella della Rovere (e cappella Basso della Rovere)
Per il cardinale Domenico della Rovere, di origine torinese, realizza negli anni ottanta del Quattrocento (la
datazione non è certa) la decorazione della cappella nella chiesa di Santa Maria del Popolo, terminata da
poco. Probabilmente è aiutato da un collaboratore nelle Storie di san Girolamo nelle lunette, mentre è di sua
mano la splendida Adorazione dei pastori al centro della parete. In seguito l’artista sarà il responsabile della
decorazione (materialmente eseguita da altri) della cappella vicina, commissionata dal cardinale Girolamo
Basso della Rovere.
Città del Vaticano, Musei Vaticani, Palazzina del Belvedere
Gli affreschi realizzati da Pintoricchio al Belvedere sono andati in parte perduti nel Settecento, ma rimangono
alcune lunette con Putti, Profeti e Apostoli. La palazzina del Belvedere, oggi inserita nel percorso dei Musei
Vaticani, era nata come edificio autonomo. Il lavoro era stato commissionato a Pintoricchio da papa Innocenzo
VIII Cybo. Un nipote del papa, il cardinale Lorenzo Mari Cybo, aveva ordinato al pittore la decorazione della
cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Popolo, poi distrutta nel Seicento per far posto a nuovi
lavori (rimane solo una Madonna con il Bambino oggi nel Duomo di Massa).
Palazzo di Domenico della Rovere (oggi Palazzo dei Penitenzieri)
La residenza privata del cardinale Domenico della Rovere, per cui Pintoricchio aveva già lavorato a Santa
Maria del Popolo, era considerata una gemma del Rinascimento romano. Il nome moderno è Palazzo dei
Penitenzieri e si trova sull’attuale Via della Conciliazione. La decorazione originale, che il pittore realizza con
la sua bottega verso il 1490, è andata in gran parte perduta, ma rimane il soffitto della Sala dei Semidei, dove
l’arte di Pintoricchio riesce a combinare riprese dall’antico con allegorie e immagini di mostri.
Palazzina del cardinale Giuliano della Rovere (oggi Palazzo Colonna, Sala della Fontana)
Per la residenza del cardinale Giuliano della Rovere, nipote di papa Sisto IV ed eletto papa nel 1503 con
il nome di Giulio II, Pintoricchio realizza una vivace decorazione verso il 1490. La data non è certa, ma
sappiamo che Giuliano della Rovere, tenace nemico dei Borgia, abbandonò Roma al momento dell’elezione
di Alessandro VI nel 1492. Gli affreschi sono in parte andati perduti ma restano alcune lunette con personaggi
biblici e della storia antica.
Vaticano, Appartamento Borgia
Poco dopo la sua elezione nel 1492 papa Alessandro VI Borgia – diventato il simbolo dell’intrigo politico e
dell’immoralità (ebbe quattro figli e diverse amanti) - affida a Pintoricchio la splendida decorazione del nuovo
appartamento pontificio, oggi inserito nel percorso dei Musei Vaticani. Il complesso era formato da sei sale:
da una di esse si passava al “cubicolo”, la stanza da letto del papa dove si trovava in origine l’affresco di cui
qui viene presentato un frammento. Gli affreschi dell’Appartamento Borgia sono una delle più grandi imprese
del Quattrocento, dove la fantasia di Pintoricchio spazia da temi religiosi a soggetti profani, con una costante
esaltazione dei Borgia: dovunque ci si imbatte nell’animale simbolo della famiglia, il toro. In seguito, nel primo
decennio del Cinquecento, papa Giulio II rifiuterà di abitare nelle sale del suo odiato predecessore e si farà
allestire un nuovo appartamento, poi decorato da Raffaello. Il 12 giugno 1493, quando gli affreschi non sono
ancora terminati, si celebrano nelle sale le nozze tra la figlia di Alessandro VI, Lucrezia Borgia (che all’epoca
aveva solo tredici anni), e il ventiseienne Giovanni Sforza, signore di Pesaro: il matrimonio, combinato
per ragioni politiche, ebbe breve durata e fu annullato nel 1497 dallo stesso pontefice. La decorazione
di Pintoricchio è completata entro la fine del 1494 e nel gennaio 1495 papa Alessandro VI offre nel suo
appartamento un ricco banchetto in onore del re di Francia Carlo VIII.
Chiesa di Santa Maria del Popolo, volta del coro
Poiché la Basilica di San Pietro era in corso di totale rifacimento, papa Giulio II della Rovere, eletto nel 1503,
aveva bisogno di un ambiente da usare per le affollate celebrazioni papali; una sede adatta viene individuata
nella chiesa di Santa Maria del Popolo, affidata all’ordine degli Agostiniani. Il nuovo ambiente, dedicato
alla Madonna ed in seguito usato come coro dei monaci, venne realizzato alle spalle dell’altare maggiore
da Donato Bramante verso il 1508. Le magnifiche vetrate sono opera del francese Guillaume Marcillat e la
decorazione ad affresco della volta venne eseguita da Pinturicchio tra il 1509 e la primavera del 1510. La
scena centrale raffigura l’Incoronazione della Vergine, mentre in altri riquadri compaiono gli Evangelisti, le
Sibille e i Dottori della Chiesa. E’ l’ultima impresa romana di Pintoricchio e un ideale passaggio di testimone a
una nuova generazione di artisti: dal 1508 Michelangelo sta lavorando agli affreschi della volta della Cappella
Sistina e Raffaello ha iniziato la decorazione del nuovo appartamento pontificio di Giulio II.
Altri lavori romani di Pintoricchio degli anni novanta del Quattrocento sono purtroppo andati totalmente perduti: la pala d’altare del ciborio della Santa Lancia nell’antica Basilica di San Pietro, eseguita su iniziale
commissione di papa Innocenzo VIII, e gli affreschi dell’appartamento di papa Alessandro VI a Castel Sant’Angelo, realizzati nel 1495-98.
Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio (Perugia, 1456 circa - Siena 1513)
Madonna con il Bambino benedicente
Ultimo decennio del XV secolo
Tempera su tavola
cm 57 x 43
cornice lignea intagliata, decorata a pastiglia e dorata
cm 75,5 x 63,5
Roma, Fondazione Sorgente Group
La tavola, destinata alla devozione privata, raffigura la Vergine con in grembo il Bambino Gesù benedicente
sullo sfondo di un paesaggio caratterizzato dalla presenza di due sottili alberi ad alto fusto, laterali e
simmetrici, con ai lati rocce e rilievi dai toni caldi e bruciati che digradano verso un orizzonte di acque. Sullo
sfondo si stagliano catene di monti che sfumano in lontananza con tonalità azzurrognole. Il braccio di mare,
solcato da imbarcazioni a vela, lambisce il tratto urbano di una città cinta da mura, con torrioni, cupole e
campanili.
Il volto della Vergine, con il lungo velo trasparente ( maforion) che le copre la fronte, è reclinato verso la
testa del Bambino, con lo sguardo fermo e velato di tristezza rivolto verso il basso. L’atteggiamento intimo
e malinconico sottolinea la consapevolezza della madre nel prefigurare il destino del figlio e contrasta con
la serena vivacità del Bambino Gesù, nudo e sgambettante, con il ventre appena coperto da un breve
panneggio, raffigurato in atto di benedire, con la testa infantile lievemente piegata verso destra e lo sguardo
rivolto verso il basso. Sul manto blu della Madonna spicca una stella dorata messa in relazione con il tema
delle litanie dedicate alla Madre di Dio recitate nell'Ufficio Divino, durante l'Ufficio della Vergine Maria e
durante i Vespri. In questi inni, che secondo il breviario romano si recitano anche in occasione delle feste
mariane, la Vergine è salutata come “ Maris stella, Dei Mater alma” ( Stella del mare, Eccelsa Madre di Dio),
intesa come sicuro approdo per il credente.
La tavola, già a Roma nella collezione del principe Fabio Massimo e poi della famiglia Schiff-Giorgini, fu
esposta a Roma nel 1945 con l’attribuzione a Pintoricchio nella Mostra d’Arte Italiana del Museo Nazionale
del Palazzo di Venezia. Attribuita da Federico Zeri ad “anonimo umbro del XV-XVI secolo”, come risulta dai
carteggi conservati presso la Fondazione Zeri, è stata assegnata nel 1990 a Pintoricchio e bottega da Livia
Carloni in occasione dell’apposizione del vincolo sul dipinto da parte Ministero per i Beni e le Attività Culturali
per il suo interesse storico ed artistico. La studiosa pone a confronto la tavola con altre opere di Pintoricchio:
la Madonna degli alberelli, databile agli anni 1486-1489 e la Pala di Santa Maria dei Fossi, dipinta dall’artista
per la omonima chiesa di Perugia tra il 1495 e il 1496 ( entrambe le opere sono conservate a Perugia, presso
la Galleria Nazionale dell’Umbria).
Esposta nel 2008 a Perugia alla mostra monografica dedicata al Pintoricchio, la tavola è stata assegnata
senza incertezze al pittore perugino da Francesco Ortenzi. Lo studioso amplia i confronti stilistici avvicinando
il dipinto alla grande Pala di Santa Maria dei Fossi , alla Madonna con il Bambino del 1492 oggi a Huston (Sarah Campbell Blaffer Foundation), al Gesù Bambino dipinto nel 1497 nella pala d’altare con la Madonna con Bambino e santi della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, al vivace Gesù della Madonna con Bambino conservato al Norodowe Muzeum di Varsavia e a quello della tavola della Madonna con il Bambino acquistata nel 2007 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. I confronti suggeriscono una le datazione dell’opera all’ultimo decennio del XV secolo.
Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio (Perugia, 1456 circa - Siena 1513)
Gesù Bambino benedicente
1492-1493
Frammento di dipinto murale distaccato a massello
cm. 48,5 x 33,5
cornice intagliata e dorata della seconda metà del XVII secolo
cm 73 x 59
Perugia , Fondazione Guglielmo Giordano
Il frammento di affresco raffigura un Bambino Gesù benedicente in grembo alla Vergine sorretto teneramente
dalle mani della madre. Il Bambino è nudo, con le carni morbide e rosate, la piccola testa rotonda con corti
ricci castani è incorniciata da un nimbo crociato, lievemente a rilievo, sfolgorante d’oro e porpora. E’ raffigurato
seduto su un prezioso cuscino appoggiato sulle ginocchia di Maria mentre si rivolge verso un personaggio
posto in basso alla sua destra. Il gesto benedicente, il volgere del viso e dello sguardo e l’atto quasi di
porgere con la mano sinistra al suo interlocutore il Globo con la Croce, simbolo della sua signoria sul mondo,
confermano la presenza di un importante interlocutore sulla sinistra dell’affresco. Il frammento ci restituisce
la sola mano sinistra di quest’ultimo personaggio, fermata nel gesto di sostenere con reverenza e affetto il
tenero piede del Bambino. Si riconoscono solo alcuni particolari della figura seduta della Vergine: le mani
affusolate che stringono delicatamente il Bambino, una parte del manto blu con fodera verde e bordi dorati e
la veste damascata rossa. Sul fondo si intravedono alcuni elementi essenziali di un paesaggio: sulla sinistra
l’angolo di un gradino o di una struttura architettonica oltre la quale si riconosce l’ansa di una strada sterrata,
un prato con alcuni cespugli e un fiume che scorre tranquillo a lambire una città cinta da mura, caratterizzata
da alcuni edifici: un ponte, torrioni e un campanile. L’opera è realizzata con una tecnica pittorica più consona
ad un dipinto su tavola che ad un affresco. L’autore dipinge a muro su una preparazione (imprimitura) di
gesso e colla, adoperando i colori con un legante all’uovo, esattamente come si usava fare per dipingere su
tavola. Questa tecnica gli consente di utilizzare una gamma di pigmenti di colore più ampia rispetto all’affresco
ed ottenere un assorbimento di luce completamente diverso. Queste caratteristiche tecniche si ritrovano nella
decorazione pittorica dell’Appartamento Borgia in Vaticano, impresa coordinata da Pintoricchio tra il 1492-
1494, o nell’ Autoritratto ambientato nell’affresco dell’Annunciazione nella Cappella Baglioni della chiesa di
Santa Maria Maggiore a Spello, del 1499-1501.
L’aureola del Bambino e il Globo con la Croce, perfettamente sferici, sono realizzati a compasso con
grande perizia. La prima è arricchita da elementi a rilievo e da un gran numero di “pastiglie” realizzate in
cera e stucco, applicate sulla foglia d’oro e poi ricoperte in oro zecchino. Il Globo con la Croce, in origine
completamente dorato, è ripartito al centro da una sezione a rilievo dove si innesta la piccola preziosa
Croce modellata in aggetto e poi dorata. Le pastiglie dorate a rilievo, come di frequente accade nelle opere
di Pintoricchio, sono in parte applicate direttamente sulla superficie pittorica per illuminare altri particolari: le
nappe del cuscino, il sottomanto della Vergine ed alcuni particolari del paesaggio.
La provenienza e il suo contesto originario
Il Bambino Gesù benedicente, registrato nelle collezioni romane del cardinale Flavio Chigi nel 1693 insieme
ad un frammento raffigurante una Madonna a mezza figura, è attribuito negli inventari del “cardinal nepote”
di Papa Alessandro VII Chigi al Perugino. I due frammenti distaccati di affresco, conservati in due cornici
seicentesche, sono segnalati nel 1912 nelle collezioni di Palazzo Chigi al Corso da Corrado Ricci e attribuiti al
Pintoricchio, assegnazione mai più messa in discussione dalla critica.
Dai Chigi, attraverso il matrimonio di Eleonora Chigi con Enrico Incisa della Rocchetta, le due opere passano
in proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta. E’ il marchese Giovanni Incisa della Rocchetta, storico
dell’arte e studioso della famiglia Chigi, a scoprire a Mantova nel 1940 un dipinto di Pietro Fachetti, eseguito
nel 1612 per Francesco IV Gonzaga, che ritraeva l’originario affresco dal quale provenivano i due dipinti
conservati all’epoca in casa di sua madre.
La tela seicentesca raffigurava sulla destra la Vergine seduta su una terrazza aperta verso un paesaggio con
il Bambino benedicente sulle ginocchia e, sulla sinistra, la mezza figura di papa Alessandro VI Borgia, con
la mozzetta e il capo scoperto, ritratto in adorazione del Bambino mentre gli sorregge con la mano sinistra il
piccolo piede. Nel 1947 Incisa della Rocchetta pubblica gli esiti delle sue ricerche. Grazie alla scoperta della copia seicentesca e al ritrovamento di importanti fonti documentarie, formula l’ipotesi che i due frammenti di affresco appartenessero allo stesso perduto contesto. Il riconoscimento delle fattezze di Papa Borgia nel personaggio in adorazione del Bambino gli consente di ricostruire l’originaria provenienza del dipinto dalla sovrapporta del “cubicolo” o stanza da letto di Alessandro VI nell’Appartamento Borgia in Vaticano, ambiente ancora oggi conservato dove egli morì nel 1503.
L’affresco era ancora in situ nel 1612 quando fu copiato da Fachetti. Nella stanza abitava all’epoca il cardinal Scipione Borghese, che aveva provveduto a coprirlo con un dipinto di altro soggetto religioso. Una tradizione ben consolidata, riferita da Vasari nella Vita dedicata a Pintoricchio, riferiva che nell’Appartamento Borgia il pittore avesse ritratto nel bellissimo volto della Vergine le fattezze di Giulia Farnese, giovane amante del pontefice e artefice delle fortune di casa Farnese: “ …ritrasse sopra la porta di una camera la Signora Giulia Farnese nel volto d’una N. Donna , e nel medesimo quadro, la testa d’esso papa Alessandro, che l’adora”. L’affermazione del Vasari si basava su fonti del primo Cinquecento, poi confermate dai documenti d’archivio del primo Seicento rintracciati da Incisa della Rocchetta, e chiarisce anche il motivo per il quale, all’epoca di Scipione Borghese, il dipinto non fosse giudicato consono alla santità del luogo, tanto da essere accuratamente coperto alla vista degli ospiti. Di qui forse la decisione di rimuovere l’affresco, verosimilmente durante il pontificato di Alessandro VII Chigi ( 1655-1666), e di salvare solo i due frammenti con il Bambino benedicente e la Vergine destinati alle collezioni del colto cardinale Flavio Chigi.
Il Bambino benedicente ricompare sul mercato antiquario nel 2004 e, grazie alla segnalazione e alle ricerche di Ivan Nucciarelli, è stato acquistato dal Gruppo Margaritelli e affidato alla Fondazione Giordano che ne ha promosso la conservazione e lo studio.
22 DICEMBRE 2011 - 5 FEBBRAIO 2012
Ingresso gratuito
Comunicato stampa
Inaugurazione mercoledì 21 dicembre 2011 ore 17.30
presso gli spazi di Palazzo Nuovo
Roma, 19 dicembre 2011
È in arrivo un regalo di Natale da parte di Roma Capitale alla città, grazie a due prestiti speciali della
Fondazione Guglielmo Giordano e della Fondazione Sorgente Group: l’esposizione di due dipinti del
Pintoricchio ai Musei Capitolini, negli spazi di Palazzo Nuovo, ad ingresso gratuito, dal 22 dicembre
2011 fino al 5 febbraio 2012.
Si tratta del frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente (proprietà Fondazione
Guglielmo Giordano), affiancato ad una preziosa tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente
(proprietà Fondazione Sorgente Group, Istituzione per l’ Arte e la Cultura). Due gioielli che faranno la felicità
degli appassionati estimatori del delicato e sensibile pittore umbro, nato a Perugia verso il 1455-1456 e morto
a Siena nel 1513.
L’inaugurazione della mostra è aperta al pubblico, mercoledì 21 dicembre 2011 alle ore 17.30 presso
gli spazi espositivi di Palazzo Nuovo (Musei Capitolini) in piazza del Campidoglio. Saranno presenti
l’Assessore alle politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale Dino Gasperini, il Sovraintendente ai
Beni Culturali di Roma Capitale Umberto Broccoli, il Presidente della Commissione Cultura di Roma Capitale
Federico Mollicone, il Professore Claudio Strinati, il Direttore del Sistema Musei Civici Claudio Parisi
Presicce, il Presidente dell’Associazione Culturale Metamorfosi Pietro Folena.
Il frammento di affresco con la figura del Gesù Bambino benedicente, è databile al 1492-1493. La sua storia
particolare è stata ricostruita con precisione da Franco Ivan Nucciarelli (Pinturicchio. Il Bambin Gesù delle
mani, Perugia, 2007).
La tavola raffigurante la Madonna col Bambino benedicente, sottoposta dallo Stato italiano al vincolo di
importante interesse dal 1990, fu esposta per la prima volta nel 1945 in occasione della Mostra d’Arte italiana
a Palazzo Venezia, memorabile evento organizzato subito dopo la guerra a testimonianza del concreto
interesse dello Stato verso il patrimonio artistico pubblico privato, posti sullo stesso piano di dignità e tutela.
Successivamente la tavola è stata esposta nel 2008 alla mostra del Pintoricchio alla Galleria Nazionale
dell’Umbria di Perugia (scheda di Francesco Ortenzi nel catalogo a cura di Vittoria Garibaldi e Francesco
Federico Mancini, con datazione agli ultimi anni del Quattrocento) ed infine pubblicata nel catalogo della
collezione d’arte della Fondazione Sorgente Group (Roma, 2010) da Gian Maria Mairo, con datazione analoga
ma anticipata al tempo della Cappella Bufalini.
Il frammento di affresco proviene dalla collezione Chigi dove fu collocato dopo essere stato staccato dal suo
luogo di origine, il cubicolo di Alessandro VI nei Palazzi Vaticani, dove è probabile che lo vedesse integro
il Vasari. L’affresco intero raffigurante la Madonna con il Bambino davanti al pontefice Alessandro VI fu poi
distaccato e smembrato, ma se ne conosce l’aspetto originario tramite una copia del primo Seicento del pittore
mantovano Pietro Fachetti, scoperta da Incisa delle Rocchetta e poi pubblicata dal Nucciarelli. Era opera di
delicata devozione privata e l’immagine, tanto cara al Pintoricchio, del fanciullo benedicente è eseguita con
estrema amorevolezza tale da mettere in luce il carattere lieto e estatico del grande maestro umbro.
La tavola della Fondazione Sorgente Group è tutta incentrata sul tema della benedizione. Il Bambino e la
Madonna guardano verso un punto in basso, al di sotto del dipinto, dove presumibilmente poteva osservarlo
il donatore o committente dell’ opera o, in alternativa, trovarsi un oggetto di venerazione particolare da
tenere sotto la perenne protezione della Madre e del Figlio. Molto opportunamente Mairo ha identificato il
tipo iconografico della Vergine come quello della Stella del mare, come recitato nelle Litanie della Madonna,
per cui è lecito pensare a una sorta di ex voto o di quadro apotropaico legato alla figura di un navigatore. La
vicinanza probabile tra questa tavola e i primi progetti del Pintoricchio per la Libreria Piccolomini nel Duomo
di Siena potrebbero far pensare addirittura a un’opera collegata con uno dei temi trattati dal Pintoricchio nella
Libreria stessa, quello in particolare della sosta a Ancona del papa Pio II Piccolomini in attesa di imbarcarsi
per la crociata contro il Turco, scena cruciale del ciclo affrescatovi. Che l’opera sia stata concepita come
destinata alla protezione addirittura del pontefice o di altri componenti della spedizione non può essere
dimostrato, ma resta evidente la componente benefica dell’arte pintoricchiesca.
Roma Capitale ha così scelto il Pintoricchio a rappresentare un momento di augurio e benessere
spirituale per la collettività.
L’esposizione, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana, è promossa da Roma
Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico - Sovraintendenza ai Beni Culturali e Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, con il sostegno di Fondazione Guglielmo Giordano, Fondazione Sorgente
Group e Camera di Commercio di Roma ed è organizzata dall'Associazione Culturale Metamorfosi con la
collaborazione di Zètema Progetto Cultura.
La manifestazione è stata realizzata grazie al sostegno della Camera di Commercio di Roma e la
sponsorizzazione di ACEA.
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Fabiana Magrì +39 06 82077386; +39 340 4206813; f.magri@zetema.it; www.zetema.it
La vita di Pintoricchio
1456-1460. Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio nasce a Perugia, rione di Porta
Sant’Angelo, nella parrocchia di San Cristoforo.
1480. Prima citazione di “Berardinus pictor” (Bernardino pittore) in un documento catastale di Perugia. Fa
probabilmente parte del gruppo di artisti umbri che, al seguito di Perugino, affresca insieme ad artisti toscani le
pareti della Cappella Sistina con le Storie di Mosé e di Cristo.
1481. E’ iscritto alla Corporazione (“matricola”) dell’Arte dei pittori
1482-85. Su commissione di Niccolò Bufalini, giurista e uomo politico umbro, affresca la cappella Bufalini
nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli a Roma (Storie di san Bernardino da Siena). In questi anni esegue
la decorazione della cappella del cardinale Domenico della Rovere nella chiesa romana di Santa Maria del
Popolo (Adorazione dei pastori)
1484. Per il papa Innocenzo VIII Cybo realizza alcuni affreschi nel Belvedere vaticano.
1486. In un pagamento per alcuni lavori nel Palazzo dei Priori a Perugia compare per la prima volta il suo
soprannome (nell’originale: el Pemtoricchio)
1490. A Roma decora il soffitto del palazzo di Domenico della Rovere (oggi Palazzo dei Penitenzieri)
1492. Lavora ad alcuni affreschi nel Duomo di Orvieto, impresa che deve interrompere perché chiamato a
Roma da papa Alessandro VI Borgia
1493. In una lettera del 29 marzo papa Alessandro VI comunica al Comune di Orvieto che Bernardino è
impegnato in alcuni lavori nel palazzo apostolico: si tratta degli affreschi nell’Appartamento Borgia in Vaticano,
conclusi nel 1494
1495. Esegue per il papa alcuni affreschi a Castel Sant’Angelo (perduti). Dopo
Umbria
1499-1500. Intorno a questa data sposa a Perugia la moglie Grania (con cui forse aveva già una relazione),
da cui avrà cinque figli
1502. Il 29 giugno il cardinale Francesco Todeschini Piccolomini (futuro papa Pio III), arcivescovo di Siena,
commissiona a Pintoricchio, per 1000 ducati d’oro e l’uso di una casa, la decorazione di un ambiente nel
Duomo di Siena: è la celebre Libreria Piccolomini. Gli affreschi raffigurano la vita di papa Pio II (Enea Silvio
Piccolomini), zio del cardinale. Per i disegni preparatori Pintoricchio si avvale della collaborazione di un artista
di 19 anni originario di Urbino: Raffaello Sanzio
1508. A casa di Bramante, a Roma, è presente a una cena a cui partecipano, tra gli altri ospiti, i pittori Luca
Signorelli e Pietro Perugino
1509-1510. A Roma realizza gli affreschi della volta del coro di Santa Maria del Popolo, progettata da
Bramante
1513. Muore a Siena l’11 dicembre
I luoghi di Pintoricchio a Roma
La fantasia creativa di Pintoricchio e la sua abilità nel dipingere ad affresco sono gli elementi principali del
rapido diffondersi della sua fama a Roma, a partire dall’inizio degli anni ottanta del Quattrocento. I suoi
committenti sono di altissimo livello: tre papi (Innocenzo VIII, Alessandro VI e Giulio II), potenti cardinali,
influenti e ricchi politici.
Chiesa di Santa Maria in Aracoeli, cappella Bufalini
Su commissione di Niccolò Bufalini, giurista e uomo politico originario di Città di Castello, Pintoricchio affresca
nel 1482-85 la prima cappella a destra della chiesa di Santa Maria in Aracoeli, a lato del Campidoglio. Il
ciclo illustra la Vita di san Bernardino da Siena, un santo francescano (i francescani hanno in cura la chiesa
dell’Aracoeli dal Medioevo). Pintoricchio rivela una notevole capacità narrativa e un vivo senso naturalistico,
che lo rendono celebre sulla scena artistica romana.
Chiesa di Santa Maria del Popolo, cappella della Rovere (e cappella Basso della Rovere)
Per il cardinale Domenico della Rovere, di origine torinese, realizza negli anni ottanta del Quattrocento (la
datazione non è certa) la decorazione della cappella nella chiesa di Santa Maria del Popolo, terminata da
poco. Probabilmente è aiutato da un collaboratore nelle Storie di san Girolamo nelle lunette, mentre è di sua
mano la splendida Adorazione dei pastori al centro della parete. In seguito l’artista sarà il responsabile della
decorazione (materialmente eseguita da altri) della cappella vicina, commissionata dal cardinale Girolamo
Basso della Rovere.
Città del Vaticano, Musei Vaticani, Palazzina del Belvedere
Gli affreschi realizzati da Pintoricchio al Belvedere sono andati in parte perduti nel Settecento, ma rimangono
alcune lunette con Putti, Profeti e Apostoli. La palazzina del Belvedere, oggi inserita nel percorso dei Musei
Vaticani, era nata come edificio autonomo. Il lavoro era stato commissionato a Pintoricchio da papa Innocenzo
VIII Cybo. Un nipote del papa, il cardinale Lorenzo Mari Cybo, aveva ordinato al pittore la decorazione della
cappella di famiglia nella chiesa di Santa Maria del Popolo, poi distrutta nel Seicento per far posto a nuovi
lavori (rimane solo una Madonna con il Bambino oggi nel Duomo di Massa).
Palazzo di Domenico della Rovere (oggi Palazzo dei Penitenzieri)
La residenza privata del cardinale Domenico della Rovere, per cui Pintoricchio aveva già lavorato a Santa
Maria del Popolo, era considerata una gemma del Rinascimento romano. Il nome moderno è Palazzo dei
Penitenzieri e si trova sull’attuale Via della Conciliazione. La decorazione originale, che il pittore realizza con
la sua bottega verso il 1490, è andata in gran parte perduta, ma rimane il soffitto della Sala dei Semidei, dove
l’arte di Pintoricchio riesce a combinare riprese dall’antico con allegorie e immagini di mostri.
Palazzina del cardinale Giuliano della Rovere (oggi Palazzo Colonna, Sala della Fontana)
Per la residenza del cardinale Giuliano della Rovere, nipote di papa Sisto IV ed eletto papa nel 1503 con
il nome di Giulio II, Pintoricchio realizza una vivace decorazione verso il 1490. La data non è certa, ma
sappiamo che Giuliano della Rovere, tenace nemico dei Borgia, abbandonò Roma al momento dell’elezione
di Alessandro VI nel 1492. Gli affreschi sono in parte andati perduti ma restano alcune lunette con personaggi
biblici e della storia antica.
Vaticano, Appartamento Borgia
Poco dopo la sua elezione nel 1492 papa Alessandro VI Borgia – diventato il simbolo dell’intrigo politico e
dell’immoralità (ebbe quattro figli e diverse amanti) - affida a Pintoricchio la splendida decorazione del nuovo
appartamento pontificio, oggi inserito nel percorso dei Musei Vaticani. Il complesso era formato da sei sale:
da una di esse si passava al “cubicolo”, la stanza da letto del papa dove si trovava in origine l’affresco di cui
qui viene presentato un frammento. Gli affreschi dell’Appartamento Borgia sono una delle più grandi imprese
del Quattrocento, dove la fantasia di Pintoricchio spazia da temi religiosi a soggetti profani, con una costante
esaltazione dei Borgia: dovunque ci si imbatte nell’animale simbolo della famiglia, il toro. In seguito, nel primo
decennio del Cinquecento, papa Giulio II rifiuterà di abitare nelle sale del suo odiato predecessore e si farà
allestire un nuovo appartamento, poi decorato da Raffaello. Il 12 giugno 1493, quando gli affreschi non sono
ancora terminati, si celebrano nelle sale le nozze tra la figlia di Alessandro VI, Lucrezia Borgia (che all’epoca
aveva solo tredici anni), e il ventiseienne Giovanni Sforza, signore di Pesaro: il matrimonio, combinato
per ragioni politiche, ebbe breve durata e fu annullato nel 1497 dallo stesso pontefice. La decorazione
di Pintoricchio è completata entro la fine del 1494 e nel gennaio 1495 papa Alessandro VI offre nel suo
appartamento un ricco banchetto in onore del re di Francia Carlo VIII.
Chiesa di Santa Maria del Popolo, volta del coro
Poiché la Basilica di San Pietro era in corso di totale rifacimento, papa Giulio II della Rovere, eletto nel 1503,
aveva bisogno di un ambiente da usare per le affollate celebrazioni papali; una sede adatta viene individuata
nella chiesa di Santa Maria del Popolo, affidata all’ordine degli Agostiniani. Il nuovo ambiente, dedicato
alla Madonna ed in seguito usato come coro dei monaci, venne realizzato alle spalle dell’altare maggiore
da Donato Bramante verso il 1508. Le magnifiche vetrate sono opera del francese Guillaume Marcillat e la
decorazione ad affresco della volta venne eseguita da Pinturicchio tra il 1509 e la primavera del 1510. La
scena centrale raffigura l’Incoronazione della Vergine, mentre in altri riquadri compaiono gli Evangelisti, le
Sibille e i Dottori della Chiesa. E’ l’ultima impresa romana di Pintoricchio e un ideale passaggio di testimone a
una nuova generazione di artisti: dal 1508 Michelangelo sta lavorando agli affreschi della volta della Cappella
Sistina e Raffaello ha iniziato la decorazione del nuovo appartamento pontificio di Giulio II.
Altri lavori romani di Pintoricchio degli anni novanta del Quattrocento sono purtroppo andati totalmente perduti: la pala d’altare del ciborio della Santa Lancia nell’antica Basilica di San Pietro, eseguita su iniziale
commissione di papa Innocenzo VIII, e gli affreschi dell’appartamento di papa Alessandro VI a Castel Sant’Angelo, realizzati nel 1495-98.
Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio (Perugia, 1456 circa - Siena 1513)
Madonna con il Bambino benedicente
Ultimo decennio del XV secolo
Tempera su tavola
cm 57 x 43
cornice lignea intagliata, decorata a pastiglia e dorata
cm 75,5 x 63,5
Roma, Fondazione Sorgente Group
La tavola, destinata alla devozione privata, raffigura la Vergine con in grembo il Bambino Gesù benedicente
sullo sfondo di un paesaggio caratterizzato dalla presenza di due sottili alberi ad alto fusto, laterali e
simmetrici, con ai lati rocce e rilievi dai toni caldi e bruciati che digradano verso un orizzonte di acque. Sullo
sfondo si stagliano catene di monti che sfumano in lontananza con tonalità azzurrognole. Il braccio di mare,
solcato da imbarcazioni a vela, lambisce il tratto urbano di una città cinta da mura, con torrioni, cupole e
campanili.
Il volto della Vergine, con il lungo velo trasparente ( maforion) che le copre la fronte, è reclinato verso la
testa del Bambino, con lo sguardo fermo e velato di tristezza rivolto verso il basso. L’atteggiamento intimo
e malinconico sottolinea la consapevolezza della madre nel prefigurare il destino del figlio e contrasta con
la serena vivacità del Bambino Gesù, nudo e sgambettante, con il ventre appena coperto da un breve
panneggio, raffigurato in atto di benedire, con la testa infantile lievemente piegata verso destra e lo sguardo
rivolto verso il basso. Sul manto blu della Madonna spicca una stella dorata messa in relazione con il tema
delle litanie dedicate alla Madre di Dio recitate nell'Ufficio Divino, durante l'Ufficio della Vergine Maria e
durante i Vespri. In questi inni, che secondo il breviario romano si recitano anche in occasione delle feste
mariane, la Vergine è salutata come “ Maris stella, Dei Mater alma” ( Stella del mare, Eccelsa Madre di Dio),
intesa come sicuro approdo per il credente.
La tavola, già a Roma nella collezione del principe Fabio Massimo e poi della famiglia Schiff-Giorgini, fu
esposta a Roma nel 1945 con l’attribuzione a Pintoricchio nella Mostra d’Arte Italiana del Museo Nazionale
del Palazzo di Venezia. Attribuita da Federico Zeri ad “anonimo umbro del XV-XVI secolo”, come risulta dai
carteggi conservati presso la Fondazione Zeri, è stata assegnata nel 1990 a Pintoricchio e bottega da Livia
Carloni in occasione dell’apposizione del vincolo sul dipinto da parte Ministero per i Beni e le Attività Culturali
per il suo interesse storico ed artistico. La studiosa pone a confronto la tavola con altre opere di Pintoricchio:
la Madonna degli alberelli, databile agli anni 1486-1489 e la Pala di Santa Maria dei Fossi, dipinta dall’artista
per la omonima chiesa di Perugia tra il 1495 e il 1496 ( entrambe le opere sono conservate a Perugia, presso
la Galleria Nazionale dell’Umbria).
Esposta nel 2008 a Perugia alla mostra monografica dedicata al Pintoricchio, la tavola è stata assegnata
senza incertezze al pittore perugino da Francesco Ortenzi. Lo studioso amplia i confronti stilistici avvicinando
il dipinto alla grande Pala di Santa Maria dei Fossi , alla Madonna con il Bambino del 1492 oggi a Huston (Sarah Campbell Blaffer Foundation), al Gesù Bambino dipinto nel 1497 nella pala d’altare con la Madonna con Bambino e santi della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, al vivace Gesù della Madonna con Bambino conservato al Norodowe Muzeum di Varsavia e a quello della tavola della Madonna con il Bambino acquistata nel 2007 dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. I confronti suggeriscono una le datazione dell’opera all’ultimo decennio del XV secolo.
Bernardino di Benedetto (o Betto) di Biagio, detto il Pintoricchio (Perugia, 1456 circa - Siena 1513)
Gesù Bambino benedicente
1492-1493
Frammento di dipinto murale distaccato a massello
cm. 48,5 x 33,5
cornice intagliata e dorata della seconda metà del XVII secolo
cm 73 x 59
Perugia , Fondazione Guglielmo Giordano
Il frammento di affresco raffigura un Bambino Gesù benedicente in grembo alla Vergine sorretto teneramente
dalle mani della madre. Il Bambino è nudo, con le carni morbide e rosate, la piccola testa rotonda con corti
ricci castani è incorniciata da un nimbo crociato, lievemente a rilievo, sfolgorante d’oro e porpora. E’ raffigurato
seduto su un prezioso cuscino appoggiato sulle ginocchia di Maria mentre si rivolge verso un personaggio
posto in basso alla sua destra. Il gesto benedicente, il volgere del viso e dello sguardo e l’atto quasi di
porgere con la mano sinistra al suo interlocutore il Globo con la Croce, simbolo della sua signoria sul mondo,
confermano la presenza di un importante interlocutore sulla sinistra dell’affresco. Il frammento ci restituisce
la sola mano sinistra di quest’ultimo personaggio, fermata nel gesto di sostenere con reverenza e affetto il
tenero piede del Bambino. Si riconoscono solo alcuni particolari della figura seduta della Vergine: le mani
affusolate che stringono delicatamente il Bambino, una parte del manto blu con fodera verde e bordi dorati e
la veste damascata rossa. Sul fondo si intravedono alcuni elementi essenziali di un paesaggio: sulla sinistra
l’angolo di un gradino o di una struttura architettonica oltre la quale si riconosce l’ansa di una strada sterrata,
un prato con alcuni cespugli e un fiume che scorre tranquillo a lambire una città cinta da mura, caratterizzata
da alcuni edifici: un ponte, torrioni e un campanile. L’opera è realizzata con una tecnica pittorica più consona
ad un dipinto su tavola che ad un affresco. L’autore dipinge a muro su una preparazione (imprimitura) di
gesso e colla, adoperando i colori con un legante all’uovo, esattamente come si usava fare per dipingere su
tavola. Questa tecnica gli consente di utilizzare una gamma di pigmenti di colore più ampia rispetto all’affresco
ed ottenere un assorbimento di luce completamente diverso. Queste caratteristiche tecniche si ritrovano nella
decorazione pittorica dell’Appartamento Borgia in Vaticano, impresa coordinata da Pintoricchio tra il 1492-
1494, o nell’ Autoritratto ambientato nell’affresco dell’Annunciazione nella Cappella Baglioni della chiesa di
Santa Maria Maggiore a Spello, del 1499-1501.
L’aureola del Bambino e il Globo con la Croce, perfettamente sferici, sono realizzati a compasso con
grande perizia. La prima è arricchita da elementi a rilievo e da un gran numero di “pastiglie” realizzate in
cera e stucco, applicate sulla foglia d’oro e poi ricoperte in oro zecchino. Il Globo con la Croce, in origine
completamente dorato, è ripartito al centro da una sezione a rilievo dove si innesta la piccola preziosa
Croce modellata in aggetto e poi dorata. Le pastiglie dorate a rilievo, come di frequente accade nelle opere
di Pintoricchio, sono in parte applicate direttamente sulla superficie pittorica per illuminare altri particolari: le
nappe del cuscino, il sottomanto della Vergine ed alcuni particolari del paesaggio.
La provenienza e il suo contesto originario
Il Bambino Gesù benedicente, registrato nelle collezioni romane del cardinale Flavio Chigi nel 1693 insieme
ad un frammento raffigurante una Madonna a mezza figura, è attribuito negli inventari del “cardinal nepote”
di Papa Alessandro VII Chigi al Perugino. I due frammenti distaccati di affresco, conservati in due cornici
seicentesche, sono segnalati nel 1912 nelle collezioni di Palazzo Chigi al Corso da Corrado Ricci e attribuiti al
Pintoricchio, assegnazione mai più messa in discussione dalla critica.
Dai Chigi, attraverso il matrimonio di Eleonora Chigi con Enrico Incisa della Rocchetta, le due opere passano
in proprietà della famiglia Incisa della Rocchetta. E’ il marchese Giovanni Incisa della Rocchetta, storico
dell’arte e studioso della famiglia Chigi, a scoprire a Mantova nel 1940 un dipinto di Pietro Fachetti, eseguito
nel 1612 per Francesco IV Gonzaga, che ritraeva l’originario affresco dal quale provenivano i due dipinti
conservati all’epoca in casa di sua madre.
La tela seicentesca raffigurava sulla destra la Vergine seduta su una terrazza aperta verso un paesaggio con
il Bambino benedicente sulle ginocchia e, sulla sinistra, la mezza figura di papa Alessandro VI Borgia, con
la mozzetta e il capo scoperto, ritratto in adorazione del Bambino mentre gli sorregge con la mano sinistra il
piccolo piede. Nel 1947 Incisa della Rocchetta pubblica gli esiti delle sue ricerche. Grazie alla scoperta della copia seicentesca e al ritrovamento di importanti fonti documentarie, formula l’ipotesi che i due frammenti di affresco appartenessero allo stesso perduto contesto. Il riconoscimento delle fattezze di Papa Borgia nel personaggio in adorazione del Bambino gli consente di ricostruire l’originaria provenienza del dipinto dalla sovrapporta del “cubicolo” o stanza da letto di Alessandro VI nell’Appartamento Borgia in Vaticano, ambiente ancora oggi conservato dove egli morì nel 1503.
L’affresco era ancora in situ nel 1612 quando fu copiato da Fachetti. Nella stanza abitava all’epoca il cardinal Scipione Borghese, che aveva provveduto a coprirlo con un dipinto di altro soggetto religioso. Una tradizione ben consolidata, riferita da Vasari nella Vita dedicata a Pintoricchio, riferiva che nell’Appartamento Borgia il pittore avesse ritratto nel bellissimo volto della Vergine le fattezze di Giulia Farnese, giovane amante del pontefice e artefice delle fortune di casa Farnese: “ …ritrasse sopra la porta di una camera la Signora Giulia Farnese nel volto d’una N. Donna , e nel medesimo quadro, la testa d’esso papa Alessandro, che l’adora”. L’affermazione del Vasari si basava su fonti del primo Cinquecento, poi confermate dai documenti d’archivio del primo Seicento rintracciati da Incisa della Rocchetta, e chiarisce anche il motivo per il quale, all’epoca di Scipione Borghese, il dipinto non fosse giudicato consono alla santità del luogo, tanto da essere accuratamente coperto alla vista degli ospiti. Di qui forse la decisione di rimuovere l’affresco, verosimilmente durante il pontificato di Alessandro VII Chigi ( 1655-1666), e di salvare solo i due frammenti con il Bambino benedicente e la Vergine destinati alle collezioni del colto cardinale Flavio Chigi.
Il Bambino benedicente ricompare sul mercato antiquario nel 2004 e, grazie alla segnalazione e alle ricerche di Ivan Nucciarelli, è stato acquistato dal Gruppo Margaritelli e affidato alla Fondazione Giordano che ne ha promosso la conservazione e lo studio.
21
dicembre 2011
Il Gesù Bambino del Pintoricchio. Due dipinti a confronto
Dal 21 dicembre 2011 al 05 febbraio 2012
arte antica
Location
MUSEI CAPITOLINI
Roma, Piazza Del Campidoglio, 1, (Roma)
Roma, Piazza Del Campidoglio, 1, (Roma)
Vernissage
21 Dicembre 2011, h 17.30
Ufficio stampa
ZETEMA
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