Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il Primato del Disegno. I disegni dei grandi maestri a confronto con i dipinti della Pinacoteca di Brera. Dai Primitivi a Modigliani
Per quanto famosa per la presenza di opere pittoriche, la Pinacoteca di Brera, grazie al suo legame con l’Accademia di Belle Arti, istituzione che in epoca neoclassica ha sostenuto la grande tradizione del disegno, conserva anche un ricco ma poco noto Gabinetto di Disegni.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Per quanto famosa per la presenza di opere pittoriche, la Pinacoteca di Brera, grazie al suo
legame con l’Accademia di Belle Arti, istituzione che in epoca neoclassica ha sostenuto la
grande tradizione del disegno, conserva anche un ricco ma poco noto Gabinetto di Disegni.
Un’importante selezione di tali opere su carta di Brera viene proposta in mostra accanto a
prestigiosi prestiti dalle più importanti collezioni pubbliche italiane e straniere: dal Louvre,
dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum, dalla Morgan Library, dagli Uffizi ecc.; il
tema dell’esposizione è l’arte del Disegno come strumento fondamentale per leggere e
comprendere la pittura e raduna infatti esemplari scelti espressamente perché strettamente
correlati ai quadri della Pinacoteca.
Il confronto fra opere su carta e opere su tela (o tavola), molte delle quali espressioni cruciali
della storia dell’arte italiana, permetterà di comprendere il raffinato e poetico rapporto tra la
fase dello studio preparatorio e la stesura finale o, per usare le parole di Giovanni Morelli -
fondatore di una particolare impostazione della critica artistica basata sul riconoscimento di
un artista attraverso i dettagli anatomici - “farne una galleria per studiare meglio le specialità
tecniche di quei maestri”.
La mostra si prefigge infatti di dimostrare come il disegno, dal Trecento al Novecento, sia
costante fondamentale per la genesi dell’opera pittorica. Insignita da Giorgio Vasari di un
ruolo prioritario rispetto alle altre arti, pittura, scultura e architettura, l’arte del Disegno fin
dal XVI secolo ha rappresentato un momento fondamentale per la formazione degli artisti
(come conferma l’aneddoto di vasariana memoria del giovane Giotto intento a disegnare una
pecora).
L’itinerario espositivo ripercorre cronologicamente la storia delle scuole pittoriche italiane, a
partire dai rarissimi esempi pisanelliani e di Stefano da Verona, e dalla straordinaria
stagione della pittura veneta del Rinascimento, in cui Mantegna, Giovanni e Gentile
Bellini, affrontano prospettiva e interesse per la natura e utilizzano il disegno come
strumento di indagine della realtà.
Segue una sezione dedicata a Leonardo e i Leonardeschi, fondatori in Lombardia di una
vera e propria scuola del disegno: come per i dipinti del maestro, anche i disegni esposti
mostrano un arricchimento di valori quasi cromatici, di sfumati e di effetti luministici.
La rappresentazione dello spazio secondo la visione bramantesca compare in mostra grazie
agli esempi di Bramantino, Gaudenzio Ferrari e Bernardino Lanino, nelle loro figure
tendenti alla geometrizzazione.
Grazie a prestiti prestigiosi si è potuto riunire accanto all’unico disegno preparatorio
conosciuto per lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, proveniente da Oxford, una serie di
maestri raffaelleschi e manieristi fino a Parmigianino e Salviati, in un excursus che dalle
forme pittoriche del primo Rinascimento giunge fino alla linea forzata dei grandi del tardo
Cinquecento.
Completano il panorama del XVI secolo la scuola pittorica veneziana, rappresentata da
Tintoretto e Paolo Veronese, più manierista l’uno, più realista e luministico l’altro, e gli
altri casi significativi dell’Italia settentrionale: Luca Cambiaso, noto per i suoi effetti di
luce, e i Campi, maestri del realismo più naturale.
Un capitolo speciale è dedicato a Federico Barocci, che per la sua attenta osservazione del
vero, per la cura quasi maniacale per il disegno preparatorio, sapientemente arricchito di
colore e colpi di luce, segna il passaggio verso l’epoca moderna.
Il Seicento è rappresentato da diverse realtà geografiche: a Bologna la fondazione
dell’Accademia degli Incamminati, da parte del Cardinal Paleotti, costituisce il primo
esempio in Italia settentrionale di insegnamento basato sul disegno. In mostra compaiono gli
importanti e rarissimi cartoni di Ludovico Carracci e Guido Reni, di proprietà della
Pinacoteca e generalmente non visibili al pubblico. Conclude il secolo un interessante
confronto con un disegno barocco di Pietro da Cortona.
La sezione del Settecento è dedicata alla pittura, e di conseguenza al disegno, di genere;
Giuseppe Maria Crespi, Londonio, Piazzetta, Canaletto e Guardi introducono alla
pittura aneddotica, alla “pittura di carattere” e al vedutismo.
L’epoca neoclassica è rappresentata da raffinate opere di Giuseppe Bossi e da un
interessantissimo confronto fra un affresco strappato e il disegno preparatorio
corrispondente di Andrea Appiani, entrambi di grandissimo formato.
Grazie ad alcuni esemplari su carta di Hayez e Fattori si prende in esame l’Ottocento ed in
particolare la visione romantica del Bacio, da un lato, e del realismo imperturbato e poetico,
dall’altro.
L’autoritratto di Segantini introduce invece al disegno del Novecento. Oltre alle opere
costruite tradizionalmente basandosi sul disegno, da Boccioni, Modigliani, Carrà,
Morandi, Sironi, Giacometti, Licini, il Novecento propone altre infinite possibilità, dalle
avanguardie storiche, alla linea grafica come espressione del tormento umano del secolo.
Oltre al percorso storico la mostra permette anche di addentrarsi nelle dinamiche di bottega
degli artisti, di notare come un disegno poteva anche essere assunto come prova di contratto
(Barocci), o poteva essere riutilizzato più volte come cartone preparatorio ripetibile
(Carpaccio), permette di osservare quanto spesso gli artisti disegnassero sul retro dei
dipinti, tracciando figure e profili, vere e proprie prove di grande creatività, mai prima
esposte al pubblico (Pietro Alemanno). Ma si scopre anche come gli artisti rielaborassero i
disegni anche poco dopo l’esecuzione del dipinto, considerandoli concettualmente autonomi
rispetto alla pittura (Morandi), o infine come elaborassero monocromi come documento di
bottega, materiale di riferimento per conservare la memoria e i modelli, per un teatro degli
affetti destinato a commuovere ancor più di un’opera dipinta (Giovanni Bellini).
legame con l’Accademia di Belle Arti, istituzione che in epoca neoclassica ha sostenuto la
grande tradizione del disegno, conserva anche un ricco ma poco noto Gabinetto di Disegni.
Un’importante selezione di tali opere su carta di Brera viene proposta in mostra accanto a
prestigiosi prestiti dalle più importanti collezioni pubbliche italiane e straniere: dal Louvre,
dall’Albertina di Vienna, dal Metropolitan Museum, dalla Morgan Library, dagli Uffizi ecc.; il
tema dell’esposizione è l’arte del Disegno come strumento fondamentale per leggere e
comprendere la pittura e raduna infatti esemplari scelti espressamente perché strettamente
correlati ai quadri della Pinacoteca.
Il confronto fra opere su carta e opere su tela (o tavola), molte delle quali espressioni cruciali
della storia dell’arte italiana, permetterà di comprendere il raffinato e poetico rapporto tra la
fase dello studio preparatorio e la stesura finale o, per usare le parole di Giovanni Morelli -
fondatore di una particolare impostazione della critica artistica basata sul riconoscimento di
un artista attraverso i dettagli anatomici - “farne una galleria per studiare meglio le specialità
tecniche di quei maestri”.
La mostra si prefigge infatti di dimostrare come il disegno, dal Trecento al Novecento, sia
costante fondamentale per la genesi dell’opera pittorica. Insignita da Giorgio Vasari di un
ruolo prioritario rispetto alle altre arti, pittura, scultura e architettura, l’arte del Disegno fin
dal XVI secolo ha rappresentato un momento fondamentale per la formazione degli artisti
(come conferma l’aneddoto di vasariana memoria del giovane Giotto intento a disegnare una
pecora).
L’itinerario espositivo ripercorre cronologicamente la storia delle scuole pittoriche italiane, a
partire dai rarissimi esempi pisanelliani e di Stefano da Verona, e dalla straordinaria
stagione della pittura veneta del Rinascimento, in cui Mantegna, Giovanni e Gentile
Bellini, affrontano prospettiva e interesse per la natura e utilizzano il disegno come
strumento di indagine della realtà.
Segue una sezione dedicata a Leonardo e i Leonardeschi, fondatori in Lombardia di una
vera e propria scuola del disegno: come per i dipinti del maestro, anche i disegni esposti
mostrano un arricchimento di valori quasi cromatici, di sfumati e di effetti luministici.
La rappresentazione dello spazio secondo la visione bramantesca compare in mostra grazie
agli esempi di Bramantino, Gaudenzio Ferrari e Bernardino Lanino, nelle loro figure
tendenti alla geometrizzazione.
Grazie a prestiti prestigiosi si è potuto riunire accanto all’unico disegno preparatorio
conosciuto per lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, proveniente da Oxford, una serie di
maestri raffaelleschi e manieristi fino a Parmigianino e Salviati, in un excursus che dalle
forme pittoriche del primo Rinascimento giunge fino alla linea forzata dei grandi del tardo
Cinquecento.
Completano il panorama del XVI secolo la scuola pittorica veneziana, rappresentata da
Tintoretto e Paolo Veronese, più manierista l’uno, più realista e luministico l’altro, e gli
altri casi significativi dell’Italia settentrionale: Luca Cambiaso, noto per i suoi effetti di
luce, e i Campi, maestri del realismo più naturale.
Un capitolo speciale è dedicato a Federico Barocci, che per la sua attenta osservazione del
vero, per la cura quasi maniacale per il disegno preparatorio, sapientemente arricchito di
colore e colpi di luce, segna il passaggio verso l’epoca moderna.
Il Seicento è rappresentato da diverse realtà geografiche: a Bologna la fondazione
dell’Accademia degli Incamminati, da parte del Cardinal Paleotti, costituisce il primo
esempio in Italia settentrionale di insegnamento basato sul disegno. In mostra compaiono gli
importanti e rarissimi cartoni di Ludovico Carracci e Guido Reni, di proprietà della
Pinacoteca e generalmente non visibili al pubblico. Conclude il secolo un interessante
confronto con un disegno barocco di Pietro da Cortona.
La sezione del Settecento è dedicata alla pittura, e di conseguenza al disegno, di genere;
Giuseppe Maria Crespi, Londonio, Piazzetta, Canaletto e Guardi introducono alla
pittura aneddotica, alla “pittura di carattere” e al vedutismo.
L’epoca neoclassica è rappresentata da raffinate opere di Giuseppe Bossi e da un
interessantissimo confronto fra un affresco strappato e il disegno preparatorio
corrispondente di Andrea Appiani, entrambi di grandissimo formato.
Grazie ad alcuni esemplari su carta di Hayez e Fattori si prende in esame l’Ottocento ed in
particolare la visione romantica del Bacio, da un lato, e del realismo imperturbato e poetico,
dall’altro.
L’autoritratto di Segantini introduce invece al disegno del Novecento. Oltre alle opere
costruite tradizionalmente basandosi sul disegno, da Boccioni, Modigliani, Carrà,
Morandi, Sironi, Giacometti, Licini, il Novecento propone altre infinite possibilità, dalle
avanguardie storiche, alla linea grafica come espressione del tormento umano del secolo.
Oltre al percorso storico la mostra permette anche di addentrarsi nelle dinamiche di bottega
degli artisti, di notare come un disegno poteva anche essere assunto come prova di contratto
(Barocci), o poteva essere riutilizzato più volte come cartone preparatorio ripetibile
(Carpaccio), permette di osservare quanto spesso gli artisti disegnassero sul retro dei
dipinti, tracciando figure e profili, vere e proprie prove di grande creatività, mai prima
esposte al pubblico (Pietro Alemanno). Ma si scopre anche come gli artisti rielaborassero i
disegni anche poco dopo l’esecuzione del dipinto, considerandoli concettualmente autonomi
rispetto alla pittura (Morandi), o infine come elaborassero monocromi come documento di
bottega, materiale di riferimento per conservare la memoria e i modelli, per un teatro degli
affetti destinato a commuovere ancor più di un’opera dipinta (Giovanni Bellini).
08
maggio 2015
Il Primato del Disegno. I disegni dei grandi maestri a confronto con i dipinti della Pinacoteca di Brera. Dai Primitivi a Modigliani
Dall'otto maggio al 09 luglio 2015
arte antica
disegno e grafica
arte moderna
disegno e grafica
arte moderna
Location
PINACOTECA DI BRERA
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Milano, Via Brera, 28, (Milano)
Biglietti
Intero € 10.00
Ridotto € 7
Abbonamento 2015 € 25.00 (ingresso a Pinacoteca e mostre fino al 10 gennaio 2016)
Gratuito: ogni prima domenica del mese
Orario di apertura
8.30-19.15 da martedì a domenica
(la biglietteria chiude alle 18.40)
chiuso lunedì
Vernissage
8 Maggio 2015, ore 18.00 – 19.00
Editore
SKIRA