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Il silenzio dopo
In occasione di ArtCity 2016, quattro artisti attualmente ospiti del Collegio fanno uso dell’installazione in cui il concetto di site-specific viene ribaltato e riletto come mezzo per nascondere e cancellare lo spazio e le tracce storiche che ne costituiscono l’identità.
Comunicato stampa
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La Fondazione Collegio Artistico Venturoli è un’istituzione che da ormai due secoli ospita al suo interno atelier di giovani artisti bolognesi. In occasione di Art City 2016, quattro artisti attualmente ospiti del Collegio – Barbara Baroncini, Irene Fenara, Simona Paladino e Davide Trabucco – contrastano la profusione di immagini e voci che abitualmente caratterizza questo evento e l’atmosfera di ArteFiera promettendo una forma di silenzio visivo con il progetto Il silenzio dopo, a cura di Massimo Marchetti.
Se le decorazioni classicheggianti del palazzo seicentesco hanno il potere di accendere l’immaginazione di chi lo visita e lo abita, come mutano queste sollecitazioni una volta che al centro dell’esperienza non c’è più una contemplazione, ma la frustrazione generata dalla loro assenza? I segni “forti” che colpiscono tutti coloro che solitamente entrano nel palazzo per vedere altro – l’esperienza del contemporaneo – vengono dunque sottratti con strategie di cancellazione, accecamento o distrazione. All’offerta di un antico Bello si sostituisce un occultamento e all’eloquenza delle arti maggiori una censura: quello che resta è una serie di lacune, di spazi concessi a un restauro esclusivamente mentale che può scegliere se scavare nel ricordo o proiettare un’idea di preziosità. Cosa penserebbe l’architetto Angelo Venturoli, vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, dei giovani artisti che negli ultimi decenni hanno usufruito del suo lascito? Tutto ciò che dovrebbe sancire una continuità ideale tra le intenzioni del fondatore del Collegio e la pratica di chi oggi ne viene ospitato – uno spirito di “difesa della Tradizione” – rimarca in realtà la distanza profonda tra ciò che nell’accademia, ancora alla metà del Novecento, veniva considerato meritevole di valorizzazione, e quello che anche all’interno di quel contesto ha poi iniziato a qualificare la ricerca artistica. In questo modo l’inevitabile confronto tra la via della ricerca e quella del rispetto può dare l’opportunità per un ripensamento dello spazio di lavoro.
Massimo Marchetti
Se le decorazioni classicheggianti del palazzo seicentesco hanno il potere di accendere l’immaginazione di chi lo visita e lo abita, come mutano queste sollecitazioni una volta che al centro dell’esperienza non c’è più una contemplazione, ma la frustrazione generata dalla loro assenza? I segni “forti” che colpiscono tutti coloro che solitamente entrano nel palazzo per vedere altro – l’esperienza del contemporaneo – vengono dunque sottratti con strategie di cancellazione, accecamento o distrazione. All’offerta di un antico Bello si sostituisce un occultamento e all’eloquenza delle arti maggiori una censura: quello che resta è una serie di lacune, di spazi concessi a un restauro esclusivamente mentale che può scegliere se scavare nel ricordo o proiettare un’idea di preziosità. Cosa penserebbe l’architetto Angelo Venturoli, vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, dei giovani artisti che negli ultimi decenni hanno usufruito del suo lascito? Tutto ciò che dovrebbe sancire una continuità ideale tra le intenzioni del fondatore del Collegio e la pratica di chi oggi ne viene ospitato – uno spirito di “difesa della Tradizione” – rimarca in realtà la distanza profonda tra ciò che nell’accademia, ancora alla metà del Novecento, veniva considerato meritevole di valorizzazione, e quello che anche all’interno di quel contesto ha poi iniziato a qualificare la ricerca artistica. In questo modo l’inevitabile confronto tra la via della ricerca e quella del rispetto può dare l’opportunità per un ripensamento dello spazio di lavoro.
Massimo Marchetti
29
gennaio 2016
Il silenzio dopo
Dal 29 al 31 gennaio 2016
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE COLLEGIO ARTISTICO VENTUROLI
Bologna, Via Centotrecento, 4, (Bologna)
Bologna, Via Centotrecento, 4, (Bologna)
Orario di apertura
venerdì 29 gennaio ore 16 - 21
sabato 30 gennario ore 16 - 24
domenica 31 gennaio ore 16 - 21
Vernissage
29 Gennaio 2016, ore 16
Autore
Curatore